LA FCEI SCRIVE AI PARTNER PER UN'EUROPA DEI DIRITTI UMANI E DELLA SOLIDARIETA'
Migranti, Garrone: “Europa rispetti diritti umani e pratichi solidarietà”
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in riferimento ai gravi episodi ai danni dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, ha inviato una lettera alle chiese protestanti partner in Europa e negli Usa, chiedendo a loro un'azione di lobby sui rispettivi governi.
Roma (NEV), 19 novembre 2021 – Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Daniele Garrone, in riferimento ai gravi episodi ai danni dei migranti, al confine tra Polonia e Bielorussia, ha inviato oggi una lettera alle chiese protestanti partner in Europa e negli Usa, chiedendo a loro un’azione di lobby sui rispettivi governi.
“Chiediamo a tutte le chiese di agire presso i governi nazionali per sollecitarli ad assumere una posizione più responsabile e solidale – ha dichiarato Daniele Garrone – . E’ uno scandalo morale e politico vedere migliaia di uomini, donne e bambini che continuano a morire nel tentativo di raggiungere l’Italia o altri paesi d’Europa. Lampedusa in Italia, Lesbo in Grecia, Bihac in Bosnia, il confine tra Polonia e Bielorussia sono diventati i luoghi simbolo di una crisi globale che alcuni Stati dell’UE pensano di risolvere con gli strumenti obsoleti e disumani di muri, filo spinato e blocchi navali. Noi crediamo che altre vie siano possibili e doverose, nel pieno rispetto dei diritti umani e in un’ottica di accoglienza dei più vulnerabili.
La FCEI è impegnata da anni, a questo proposito, nella creazione e nella realizzazione di “corridoi umanitari”: vie sicure e legali per garantire l’esercizio del diritto alla protezione internazionale e all’asilo alle persone vittime della guerra, dei cambiamenti climatici, della tratta, delle persecuzioni a causa del loro credo politico, della loro fede religiosa, del loro orientamento sessuale.
Recentemente, insieme ad altri partner italiani, siamo riusciti a firmare nuovi protocolli con l’esecutivo italiano che ci impegnano a continuare l’esperienza dei corridoi umanitari dal Libano e ci permettono di aprirne di nuovi dalla Libia e dai paesi confinanti con l’Afghanistan. È un risultato importante che affina un modello di gestione legale, solidale e sostenibile delle migrazioni.
L’Italia, così come altri paesi, non può però gestire da sola l’arrivo di migliaia di rifugiati né soprattutto contrastare le spinte populiste, sovraniste e xenofobe sempre più dilaganti in tutto il continente. La crisi nella gestione delle migrazioni rischia realmente di frammentare la solidarietà europea, di mettere in crisi i principi fondanti di quell’unione di popoli e stati nata sulle macerie della Seconda guerra mondiale”.
***
Un segnale importante di accoglienza. Annunciato l'avvio di un nuovo programma che porterà 1200 persone in sicurezza nel nostro Paese nei prossimi due anni
Riforma.it Redazione - 02 novembre 2021
Il 17 agosto l’agenzia stampa Nev ha diffuso un comunicato firmato da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Luca M. Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese. Si trattava di un appello ad adottare lo strumento dei corridoi umanitari per accogliere in Italia e in Europa i profughi che ci si aspettava arrivassero dall’Afghanistan.
Le attese della fuga disperata di donne, uomini e bambini sono purtroppo state confermate, ma la buona notizia è che anche questo auspicio di canali sicuri di approdo nel nostro Paese troveranno prossima attuazione.
Durante la tavola rotonda di sabato 30 ottobre, organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è stata infatti data notizia del protocollo siglato da Tavola valdese, Fcei, Arci, Caritas, Cei, Unhcr e i ministeri degli Esteri e della Difesa per portare in Italia 1200 persone in due anni; si tratta di profughi riusciti a fuggire in Pakistan e in Iran; numeri relativamente piccoli nel mare dei milioni di esuli, sia interni al Paese che in fuga verso Libano, Turchia e Europa, ma un segnale importante di accoglienza e un esempio di come siano possibili modalità differenti, umane, di gestione del tema migratorio.
***
Il nuovo presidente è Daniele Garrone, nato nel 1954, pastore valdese, dal 1988 professore di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, già membro del Consiglio FCEI nell’ultimo triennio.
Roma (NEV/CS28), 30 ottobre 2021 – La XX Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha eletto oggi, sabato 30 ottobre, il nuovo presidente ed il nuovo Consiglio della FCEI. Il nuovo presidente è Daniele Garrone, nato nel 1954, pastore valdese, dal 1988 professore di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, già membro del Consiglio FCEI nell’ultimo triennio.
Il Consiglio è formato, oltre che dal presidente, da: Richard Kofi Ampofo (metodista), Maria Antonietta Caggiano (luterana), Peter Ciaccio (metodista), Libero Ciuffreda (valdese), Sara Comparetti (battista), Luca Longo (Esercito della Salvezza).
“Da un lato i compiti della Federazione sono dati e le linee di impegno definite – dichiara Daniele Garrone – . Dovremo “rendere conto della speranza che è in noi” (1 Pietro 3,15), “aprire la bocca in favore del muto, in difesa di tutti i derelitti” (Prov 31,8), “cercare il bene della città” (Ger 29,7). E’ quello che cerchiamo di fare con la nostra riflessione e la nostra testimonianza, con il servizio e i progetti per i migranti, la nostra presenza nello spazio pubblico, l’impegno per i diritti e per la tutela dell’ambiente. Si tratta di proseguire questo cammino, in tempi non facili, per le nostre chiese e per il Paese, guidati da una visione che non è una nostra fantasia ma il dono che abbiamo ricevuto”.
Oggi, sabato 30 ottobre, l’elezione si è svolta presso la chiesa luterana di via Sicilia, a Roma, in seguito alla costituzione della XX Assemblea della FCEI e alla prima riunione del nuovo Consiglio FCEI. In mattinata si è inoltre svolta una tavola rotonda pubblica, dal titolo “Voci diverse, sfide comuni”, alla quale hanno partecipato Emanuela Del Re, Rappresentante speciale UE per il Sahel, Daniele Garrone, Facoltà valdese di teologia, Shahrzad Houshmand Zadeh, teologa musulmana, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII), Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Lia Tagliacozzo, scrittrice e giornalista (videomessaggio), Claudio Paravati, direttore di Confronti, in veste di moderatore del dibattito. L’incontro si è concluso con una meditazione del presidente FCEI uscente, pastore Luca Maria Negro.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), nata nel 1967, è una struttura aperta, al servizio di tutto l’evangelismo italiano. Riunisce le denominazioni “storiche” del protestantesimo italiano e alcune chiese dell’area pentecostale-carismatica. Complessivamente, una popolazione di circa 65.000 persone.
I membri fondatori della FCEI sono l’Unione cristiana evangelica battista (UCEBI), la chiesa valdese, la chiesa metodista, la chiesa luterana, la comunità ecumenica di Ispra-Varese (poi confluita nella chiesa luterana). Negli anni successivi alla fondazione aderirono alla Federazione l’Esercito della Salvezza, la Comunione di chiese libere, la Chiesa apostolica italiana e la comunità della St. Andrew’s Church of Scotland. Partecipano inoltre alla Federazione in qualità di “osservatori” l’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno (UICCA) e la Federazione delle chiese pentecostali (FCP); mentre la Chiesa cristiana di Rho (MI) è “membro aderente”.
***
Il Concistoro informa:
RIPRESA DELLE ATTIVITA’ E MISURE DI PREVENZIONE (GREEN PASS dal 1 ottobre)
Vogliamo davvero provare a ripartire! Abbiamo tutti e tutte sofferto - e stiamo ancora soffrendo – per l’impossibilita? di incontrarci di persona, in questo lungo, lunghissimo periodo di pandemia. Sappiamo che senza l’incontro diretto, delle sorelle e dei fratelli, la comunione non puo? essere piena.
Abbiamo la ferma speranza di riuscire, pur con tutte le possibili attenzioni, a recuperare un sereno svolgimento delle nostre attivita?. Il Concistoro, nella sua prima riunione che si e? tenuta il 4 settembre 2021, ha affrontato e discusso in modo approfondito le modalita? da adottare, dal punto di vista sanitario, per la ripresa delle attivita?.
La situazione, come tutti sapete, e? in continua evoluzione e permane ancora elevato, purtroppo, il rischio di contagio: il confronto fra le forze politiche in merito all’obbligo della vaccinazione e all’utilizzo generalizzato del Green Pass e? peraltro molto acceso e si registrano delle difficolta? ad assumere decisioni condivise.
Come potete immaginare si tratta di una scelta difficile che rischia di creare nella nostra comunita? malumori e incomprensioni, a secondo delle personali opinioni.
Il Concistoro ritiene pero? che debba prevalere l’interesse comune e il senso di responsabilita? non solo verso tutti i membri di Chiesa, garantendo luoghi sicuri, ma di tutte le persone che ci avvicinano, in vario modo alle nostre attivita?, senza ricorrere ad alcun tipo di privilegio, come “luogo di culto”.
Il Concistoro ha deciso quindi, a partire dal 1° ottobre, di rendere obbligatoria per l’accesso a tutte le attivita? della Chiesa, compresi i culti pubblici e funerali, la presentazione del Green Pass o di esito del tampone effettuato entro le 48 ore precedenti.
Per consentire a tutti di seguire le attivita? di culto gli stessi continueranno ad essere trasmessi in streaming.
Siamo consapevoli delle difficolta? che si potranno verificare e speriamo vivamente che la nostra decisione, speriamo revocabile appena possibile, sia ben accetta. Possiamo, per concludere, immaginarla anche come una nostra “testimonianza” verso l’esterno: come un impegno e responsabilita? dei credenti nei confronti della societa? civile di cui facciamo parte.
***
Sinodo, per una chiesa “senza confini”, impegnata per i diritti
Alessandra Trotta confermata moderatora della Tavola valdese. Si chiude oggi il Sinodo metodista e valdese, le parole-chiave: lavoro, laicità, libertà
Roma (SSSMV07), 25 agosto 2021 – Si è chiuso questa sera a Torre Pellice, in provincia di Torino, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Il Sinodo ha riconfermato moderatora della Tavola valdese la diacona Alessandra Trotta. Concluse anche le elezioni della Tavola valdese, che per il nuovo anno è composta da: Erika Tomassone (vicepresidente), Dorothea Müller, Ignazio Di Lecce, Paolo Bor, William Jourdan, Ulf Hermann Koller.
“Abbiamo vissuto giornate intense e fruttuose nella bellezza dell’incontro comunitario, anche se in parte su piattaforma digitale – ha dichiarato Alessandra Trotta a margine dei lavori sinodali -. Il tema del clima ha percorso le giornate del Sinodo a livello anche spirituale. I culti sono stati centrati sul tema ambientale, sul quale siamo impegnati in vista della Conferenza per il clima delle Nazioni Unite, prevista a novembre (COP26)”.
La moderatora ha ripercorso i temi e le decisioni del Sinodo nel corso di un briefing stampa, che è possibile rivedere cliccando qui.
Filo rosso dei lavori, la ricerca di modelli integrati di intervento a livello umanitario, assistenziale e culturale.
Fra le decisioni più significative prese da questo Sinodo, oltre agli stanziamenti Otto per Mille per le crisi di Haiti e Afghanistan, quelle riguardanti la laicità della scuola, il lavoro dei giovani e delle donne come priorità politica. Sulla religione cattolica, osserva il Sinodo, le esigenze organizzative non possono violare diritti sanciti per Legge dello Stato. È una “battaglia storica” delle chiese protestanti, che portano avanti il discorso della libertà religiosa come matrice delle libertà civili. Ha concluso la moderatora: “Condividiamo la gioia della fede e di come trasmetterla, anche attraverso i nuovi mezzi che hanno giocoforza contraddistinto la nostra predicazione nell’ultimo anno e mezzo, con la fiducia nella forza che ci viene da Dio”.
Nell’ultima sessione dei lavori sinodali, è stato inoltre eletto il pastore Francesco Sciotto alla presidenza della Commissione sinodale per la diaconia (CSD/Diaconia valdese). Confermata Mirella Manocchio alla presidenza dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Al consiglio della Facoltà valdese di teologia, Lothar Vogel (decano) ed Eric Noffke (vicedecano).
Per rivedere il briefing stampa finale condotto dal pastore Giuseppe Platone, presidente della commissione stampa sinodale, insieme alla moderatora Alessandra Trotta, clicca qui.
Al Sinodo, ufficialmente concluso, segue questa sera, mercoledì 25 agosto, il convegno “Frontiere diaconali. Pensiero teologico e diaconale”, a cura della CSD. Ore 21, nel giardino della Casa valdese. Domani, giovedì 26 agosto, la consueta Giornata Miegge. Sempre giovedì, sarà disponibile online l’intervista esclusiva alla moderatora Alessandra Trotta su www.chiesavaldese.org
Il massimo organo decisionale di valdesi e metodisti si è tenuto in una formula mista (in presenza e online) dopo un anno di sospensione del Sinodo dovuto alla pandemia e ha visto la partecipazione di 180 deputate e deputati.
***
Il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi dal 22 al 25 agosto
Il culto di apertura sarà trasmesso in streaming sulla pagina facebook e sul canale youtube di Radio Beckwith
Roma (NEV), 5 agosto 2021 – Dal 22 al 25 agosto prossimi torna il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. L’evento è convocato in modalità di video conferenza, con collegamento da remoto gestito centralmente dall’Aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, via Beckwith 2.
Il culto di apertura sarà trasmesso in streaming sulla pagina facebook e sul canale youtube di Radio Beckwith e avrà inizio alle 10 di domenica 22 nel tempio di Torre Pellice. Winfrid Pfannkuche è il predicatore d’ufficio.
La serata pubblica del Sinodo si svolgerà nel tempio di Torre Pellice (sempre con diretta
streaming sulla pagina facebook e sul canale youtube di Radio Beckwith) lunedì 23 agosto, alle ore 21. Il tema dell’incontro sarà “Next generation EU? Giovani ed Europa fra sogno di ripresa e rischio di marginalità”.
La Diaconia Valdese CSD organizza inoltre un nuovo appuntamento con Frontiere Diaconali, un’occasione per discutere di tematiche e questioni che riguardano il mondo della diaconia. L’appuntamento è per la sera del 25 agosto, alle 21, presso il giardino della Casa valdese di Torre Pellice. L’incontro sarà in presenza ma potrà essere seguito anche da remoto in streaming. Si parlerà di pensiero teologico e diaconale e di come lavoro e pensiero diaconale possano e debbano confrontarsi e intrecciarsi. Maggiori dettagli saranno disponibili sul sito internet www.diaconiavaldese.org
Giovedì 26 agosto sarà la volta, a margine del Sinodo, della Giornata Miegge, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, dal titolo “La crisi della democrazia e il ruolo delle chiese nello spazio pubblico. La chiesa tra felicità dell’individuo e costruzione della società” e si svolgerà in modalità mista, in presenza al tempio valdese di Torre Pellice e online. La riflessione prenderà le mosse da parole chiave quali patto e crisi, individuo e collettività, felicità, benessere e costruzione della società, impegno personale e buon governo. Interverranno il pastore Daniele Garrone (Facoltà valdese di Teologia), il professor Pier Paolo Portinaro (Università degli studi di Torino), la professoressa Elena Bein Ricco (docente di storia e filosofia, scrittrice). Seguirà un dibattito, a partire dalle tesine proposte dai relatori e dalla relatrice. La chiusura dei lavori è prevista per le 18.
Diretta streaming su Facebook: https://it-it.facebook.com/RadioBeckwith/
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCNDw_Fluo_avUHi7PX2O2mQ
***
Un manifesto per il Pinerolese. Un appello alla coesione per il futuro del territorio
Torre Pellice, 9 Marzo 2021
Tra i firmatari del Manifesto di “Ripartiamo Insieme”, iniziativa nata nel maggio 2020 dalla volontà del Consorzio Pinerolo Energia (CPE) e di CGIL, CISL e UIL di aiutare il Pinerolese a lavorare insieme verso obiettivi comuni di sviluppo e di crescita e creazione di lavoro, c'è anche la moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta. Il Manifesto, che si articola in cinque aree tematiche (urbanistica e infrastrutture; sviluppo economico, produttivo e occupazionale; turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali e del patrimonio storico; ambiente; salute, inclusione sociale, lotta alla povertà, istruzione e formazione) è un appello affinché si agisca subito, ma soprattutto in modo unitario e condiviso, per ripartire e costruire insieme il futuro.
Il Manifesto contiene un richiamo a un patto per il territorio in cui si trova una gran parte delle chiese valdesi. Un patto che – come dichiara la moderatora Trotta in un videomessaggio di promozione del documento – «è parola biblicamente e spiritualmente densa di significati importanti e chiama all’assunzione di una responsabilità da parte di ciascuno».
Tra i primi firmatari del Manifesto si annoverano altresì il vescovo di Pinerolo Derio Olivero, il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco e l’industriale Mario Damilano, presidente di Ponte Vecchio Acque Minerali.
«Il Manifesto vuole essere un documento unitario di ciò che al Pinerolese necessita per guardare con visione prospettica e imparziale al proprio futuro, abbandonando le contrapposizioni di parte e le differenti appartenenze, ma guardando all’oggettività di ciò che deve essere fatto e al farlo bene – hanno dichiarato i Promotori di Ripartiamo Insieme (Consorzio CPE, CGIL, CISL, UIL) –. Il Pinerolese necessita di mettere a sistema le eccellenze esistenti e le opportunità che si presenteranno, in modo da recuperare quella cultura di territorio che negli anni è passata in secondo piano».
È possibile sottoscrivere il Manifesto sul seguente canale www.change.org/p/il-pinerolese-il-manifesto-di-ripartiamo-insieme-agire-adesso-subito-per-lo-sviluppo-del-pinerolese
Fonte: www.chiesavaldese.org
***
Corridoi universitari, al via la terza edizione
Ventiquattro università italiane daranno la possibilità a 43 rifugiati di proseguire il loro percorso accademico in Italia; gli studenti saranno selezionati sulla base del merito e della motivazione, attraverso un bando pubblico lanciato oggi. La Diaconia Valdese è nuovamente partner del progetto e tramite Servizi Inclusione offrirà agli studenti sostegno e orientamento nel processo di inclusione e inserimento nel nostro Paese.
Roma (NEV), 3 marzo 2021 – Al via la terza edizione dei corridoi universitari. Il progetto, University Corridors for Refugees (UNI-CO-RE), giunto appunto al suo terzo anno, come si legge nel comunicato di lancio dell’iniziativa, offre a 43 rifugiati residenti in Etiopia l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per proseguire gli studi. In linea quindi con l’obiettivo dell’UNHCR di rafforzare i canali di ingresso per rifugiati e di raggiungere il tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% nei paesi di primo asilo e nei paesi terzi.
La Diaconia Valdese ha aderito anche a questa terza edizione del progetto e tramite Servizi Inclusione offrirà agli studenti sostegno e orientamento nel processo di inclusione e inserimento nel nostro Paese.
Il progetto riflette le indicazioni date dalla Commissione Europea nel nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo e nella sua raccomandazione del 23 settembre 2020, nel quale si invitano gli Stati membri a creare nuovi percorsi di ingresso e di protezione per i rifugiati, quali programmi di studio e lavoro.
Collaborano al progetto il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, Centro Astalli e Gandhi Charity.
“Sono giovani determinati che aspirano legittimamente a costruire un futuro in dignità e vogliono dare il loro contributo alla società, e grazie a progetti come UNICORE, all’impegno degli atenei italiani e dei partner, queste aspirazioni ora possono diventare realtà”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino – . Consentire ai rifugiati di arrivare in sicurezza ed esprimere il proprio talento è oggi ancora più importante alla luce della situazione preoccupante in Etiopia, dove la sicurezza ed il benessere dei rifugiati e di migliaia di civili sono oggi in pericolo”.
Il progetto UNICORE è nato nel 2019 con una prima fase pilota durante la quale sei studenti sono stati accolti da due atenei, per poi espandersi nel 2020 con la partecipazione di venti studenti rifugiati originari del Sudan, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo ed Eritrea che attualmente frequentano corsi di laurea in undici università.
Per assicurare il supporto necessario agli studenti durante il programma di laurea magistrale della durata di due anni e favorire la loro integrazione nella vita universitaria gli atenei si avvarranno del sostegno fondamentale di un’ampia rete di partner locali, tra cui la Diaconia Valdese.
Il bando chiuderà il 1 Aprile 2021 e può essere consultato sul sito www.universitycorridors.unhcr.it
***
IMMAGINI E MEMORIA
Presentazione del libro Immagini di Resistenza. Le fotografie dal 1943 al 1945 di Ettore Serafino
a cura di Davide Rosso - LAReditore in collaborazione con la Fondazione Centro Culturale Valdese
Ettore Serafino, comandante partigiano e poi giornalista e avvocato dopo la guerra, non solo ha scattato una serie di fotografie nel periodo della Resistenza ma poi le ha raccolte e riordinate in un album che ne è diventato in qualche modo la sua lettura di quel corpus di fotografie. Scatti che presentano la quotidianità dei giovani partigiani di allora.
Quelle foto, dopo essere state presentate in una mostra e digitalizzate per l’Istituto storico per la Resistenza di Torino, ora sono presentate in un “album” pubblicato dall’editrice Lar e curato da Davide Rosso.
La pubblicazione, ma anche l’idea che attraverso l’immagine si può fare e riscoprire memoria, sarà presentata in un incontro venerdì 26 febbraio prossimo, che verrà trasmesso, a partire dalle 18, sulla pagina facebook e sul canale youtube della Scuola Latina.
Con il curatore Davide Rosso dialogheranno Fofo e Andrea Serafino, figli di Ettore, e Davide Tabor, storico e autore di una ricerca sul Serafino fotografo.
***
NOVITA' CLAUDIANA IN LIBRERIA
Mario Cignoni, Porta Pia centocinquanta anni dopo. Un bilancio, Claudiana 2020
Porta Pia, la storica battaglia del 1870 che determinò la fine dello Stato pontificio e l’annessione di Roma all’Italia, ha avuto importanti riflessi nazionali e internazionali. L’evento segnò anche l’inizio della libertà religiosa nella capitale e fu un passo fondamentale nei rapporti tra lo Stato italiano, la Chiesa cattolica e le minoranze religiose. In questo senso, pur con tutte le evoluzioni che sono intercorse, rimane un riferimento imprescindibile ancora oggi per tutte le parti in causa.
Dino Carpanetto, Patrizia Delpiano, L’Italia fra cristiani, ebrei, musulmani (secoli XVII-XVIII). Collana della Società di Studi Valdesi, n. 45, Claudiana 2020
Punto di raccordo tra l’Europa protestante e il Mediterraneo musulmano, la cattolicissima penisola italiana costituisce in questo libro il luogo di osservazione per riflettere sui rapporti tra religioni nell’Europa della tarda età moderna. I vari contributi qui raccolti, opera di storici tout court, storici della letteratura, storici della filosofia, storici del libro, offrono una ricostruzione di taglio multidisciplinare intessuta di incontri tra cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, eretici per ogni chiesa. Si intrecciano, tra storia intellettuale e storia sociale, vicende di individui che sono in primo luogo esseri umani capaci di uscire dai recinti di appartenenza per entrare in mondi aperti. Le relazioni fra le confessioni, tuttavia, non sono qui lette soltanto in termini di “connessioni” e “ibridismi”: non mancarono infatti radicate opposizioni e pregiudiziali incomprensioni, che restarono come retaggio di una divisione risalente al xvi secolo. Interventi di: Erica Baricci, Michele Bosco, Alessia Castagnino, Roberto Celada Ballanti, Nicola Cusumano, Gian Luca D’Errico, Niccolò Guasti, Yves Krumenacker, Sebastiano Martelli, Daniela Solfaroli Camillocci
Chiara Bertoglio, La musica e le Riforme del Cinquecento, Claudiana 2020
Questo volume, che rappresenta una vera e propria guida completa e inedita allo studio della musica sacra del Cinquecento, analizza in dettaglio – in una prospettiva multidisciplinare e interconfessionale – la musica delle singole chiese cristiane con le loro peculiarità, inserendo l’evoluzione dello stile, delle pratiche e del gusto musicale nel contesto delle dispute teologiche, dei principi estetici e delle dinamiche storico-sociali. Uscito in lingua inglese presso De Gruyter, il libro ha vinto il RefoRC Book Award destinato agli studi nell’ambito delle Riforme, ed è stato finalista del Premio Alberigo della Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna. Ha ottenuto numerose recensioni positive su importanti riviste internazionali musicologiche e teologiche.
Paolo Ricca, Domande di vita. A cura di Giuseppe Platone, Claudiana 2020
Non esistono domande leggere dialogando con un lettore. Ogni domanda, per Paolo Ricca, è importante. E lo ha ampiamente dimostrato, per quasi un decennio, curando una rubrica quindicinale d’incontro con lettori e lettrici sul settimanale protestante “Riforma”. Qui proponiamo una scelta accurata di domande a Ricca. Le sue risposte offrono una lettura coinvolgente e attuale. Ritroviamo in queste pagine i nostri dubbi e alcuni interrogativi che ci portiamo dentro. Una recente intervista, a cura di Fulvio Ferrario e Cristina Simonelli, proposta in appendice «mette a nudo» il teologo senza praticare sconti. Rivelando la straordinaria biografia di un pastore valdese.
Albert De Lange, «Ho una doppia vocazione». Il pastore e colonnello Henri Arnaud (1643-1721), Opuscolo del XVII Febbraio della Società di Studi Valdesi, Claudiana 2021
Il pastore valdese Henri Arnaud (1643-1721) fu il principale protagonista del «Glorioso Rimpatrio» dei valdesi dall’esilio forzato in Svizzera nel 1689. Una spedizione militare votata all’insuccesso riuscì vincente, destando l’ammirazione dell’Europa protestante. Ma non c’è solo questa vicenda nella biografia di Arnaud. Lo storico Albert de Lange ripercorre tutta la vita movimentata del teologo condottiero attenendosi all’evidenza delle fonti storiche. Senza esprimere giudizi morali, lasciando al lettore la libertà di farsi una propria opinione.
Giorgo Girardet, Come canne al vento. Diari della speranza di un pastore evangelico nei lager. A cura di Hilda Girardet, Claudiana 2021
Fatto prigioniero dopo l’8 settembre e deportato nei lager della Germania nazista per il rifiuto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e dei repubblichini di Salò, il giovane sottotenente valdese Giorgio Girardet tiene fortunosamente un diario, ritrovato quasi integro dalla figlia. Qui se ne propone la parte che va dal marzo 1944 al gennaio 1945 quando, nel campo di Sandbostel – lo stesso di Alessandro Natta, Giovannino Guareschi, Gianrico Tedeschi e tanti altri –, fu il pastore di una piccola rappresentanza evangelica e dove, sorretto da una grande fede e da una forte volontà di reazione, moltiplicherà le occasioni per incontri, gruppi di studio e stabilirà i primi rapporti “ecumenici” con alcuni dei cattolici più aperti presenti nel lager. In quei mesi getterà le basi per la sua lunga vita professionale di pastore, giornalista e studioso, sempre innovatore e sempre aperto al futuro.
Al di là del valore di testimonianza storica, queste pagine, attraverso le lenti di una prospettiva certamente parziale, ci permettono di scoprire come alcuni protagonisti di una generazione ora rimpianta abbiano saputo in condizioni drammatiche confrontarsi e gettare le basi culturali e morali per la ricostruzione del Paese.
Danel Marguerat, Gesù di Nazareth. Vita e destino. A cura di: Eliana Bouchard, Alice Campetti, Yann Redalié, Claudiana 2021
«La figura fondatrice di Gesù di Nazareth attira sempre più l’attenzione di storici, scrittori, registi. Come mai questo interesse, vivo e mai sazio? Dopo due millenni, non è ancora stato tutto detto, scritto, discusso, predicato al suo riguardo? Le ricerche per ritrovare il “vero Gesù” hanno dato vita a un Gesù rivoluzionario, hippie, rabbi, profeta, femminista, filosofo… Di quale ritratto fidarsi? Questo libro propone ai lettori un ritratto del Gesù storico. Come in un’inchiesta poliziesca, lo storico lavora per indizi. Ricostruire la vita del Nazareno significa riesplorare le testimonianze antiche per scrutare l’oscurità e scoprire chi egli fu, come apparve ai suoi contemporanei».
***
WEBINAR IN VISTA DI ASSEMBLEA-SINODO
Con l’incontro online del 21 novembre si avvia un percorso con il quale le chiese battiste, metodiste e valdesi rilanciano la loro collaborazione: nel ricordo del Congresso evangelico del 1920
Riforma, 13 novembre 2020
Il 21 novembre prossimo, dalle 10 alle 13, si terrà un webinar (incontro seminariale via Internet), prima tappa di un percorso che porterà le chiese batti-ste, metodiste e valdesi verso la V sessione congiunta dell’Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) e del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, detta “Assemblea-Sinodo”, che si terrà nel 2022. Il percorso prevede una seconda tappa nella primavera del 2021, che si spera potrà svolgersi in presenza.
Il webinar, organizzato dalla Commissione battista-metodista-valdese (bmv) di lavoro per l’Assemblea-Sinodo, ha per titolo: «Il sogno di un’Italia protestante. Storia e attualità di un cammino comune. Il reciproco riconoscimento tra le chiese battiste, metodiste e valdesi a cento anni dal Primo convegno delle chiese evangeliche italiane».
Emilio Florio, professore di storia e filosofia, farà una retrospettiva storica delle relazioni tra le Chiese bmv a cento anni dal I Congresso evangelico italiano. «Quell’incontro che si tenne nel novembre del 1920 – ricorda Florio – fu giudicato dai più un fallimento: ci fu una sottovalutazione della complessità dei problemi, non ci furono risposte definitive e non si arrivò alla costituzione di un’unica chiesa nazionale evangelica. È però interessante vedere come il mondo evangelico italiano, sostanzialmente sotto la spinta dei laici, pose in discussione alcune questioni, che in parte ci interrogano ancora oggi: come parlare all’Italia in quanto evangelici? Che cos’è la libertà religiosa? Quale re-lazione tra le chiese evangeliche è la più utile per fare tutto questo?».
Dall’excursus storico poi, con l’aiuto di tre relatori (Gianna Urizio, Claudio Paravati e John Bremner), verrà offerto uno sguardo sulle sfide future e le potenzialità del cammino comune.
***
Decisiva nella fondazione dell'organismo internazionale la presenza del valdese Louis Appia (fratello di George Appia, primo pastore della chiesa valdese di Pinerolo, NdR)
di Redazione Riforma.it - 26 ottobre 2020
Il 26 ottobre 1863 a Ginevra nasceva ufficialmente la Croce Rossa Internazionale. Un’istituzione che prese avvio da un’idea di un anno precedente di Jean Henry Dunant: il Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti, comunemente chiamato Comitato dei cinque.
Nel 2009 il pastore valdese Franco Giampiccoli dedicò un bel libro a Dunant: «Il sole del 25 illuminò uno dei più orrendi spettacoli che si potessero immaginare», scriveva Giampiccoli, ricordando la battaglia di Solferino (24 giugno 1859) che per Dunant, l’umanista, l’imprenditore, il filantropo svizzero, fu un evento cruciale. Nel libro, pubblicato dalla Claudiana editrice «Henry Dunant – Il fondatore della Croce Rossa», si legge ancora: «Lo sconvolgente spettacolo delle migliaia di uomini rimasti sul campo, la disorganizzazione nell’assistenza e gli affannosi soccorsi da lui prestati nei giorni seguenti, indussero Dunant a impegnarsi per la creazione di un corpo permanente e neutrale di soccorso ai feriti di guerra e sulla base del primo trattato multilaterale della storia moderna, la Convenzione di Ginevra del 1864. Dunant, riuscì a dar vita al Comitato Internazionale della Croce Rossa vincendo nel 1901 il primo premio Nobel per la pace».
Nel comitato dei cinque, base da cui nascerà la Croce Rossa, faceva parte anche il medico valdese Louis Appia, figura imprescindibile in questa vicenda, (fratello di George Appia, primo pastore della chiesa valdese di Pinerolo nel 1860, NdR).
Come scriveva Sara Tourn da queste pagine due anni or sono, Appia «Nipote, figlio e fratello di pastori, spese la sua vita tra la Germania, la Svizzera (paese d’origine della madre) e l’Italia. Proprio qui, soccorrendo i soldati nella battaglia di Solferino, insieme all’amico Henry Dunant, giovane impiegato di banca ginevrino, maturò le idee innovative che Dunant avrebbe concretizzato e diffuso pochi anni dopo nel Comitato ginevrino di soccorso per i soldati feriti, poi Comitato internazionale della Croce Rossa, che i due avrebbero fondato insieme a un altro medico, Theodore Maunoir, il giurista Gustave Moynier e il generale Henry Dufour.
Appia può quindi essere considerato a ragione il precursore, oltre che uno dei fondatori, della Croce Rossa; ma c’è un altro elemento fondamentale, come sottolinea ai microfoni di Radio Beckwith evangelica (quil’intervista integrale) Gabriella Ballesio, archivista dell’Archivio storico della Tavola valdese (Torre Pellice, Torino), presso il quale è conservato un fondo Appia donato dalla famiglia, in cui si trova tra l’altro il testo di una conferenza autografa sulle origini della Croce Rossa.
Appia e Dunant frequentavano insieme la Société évangélique, cioè l’ambiente risvegliato ginevrino, e non è un dettaglio di poco conto: «Non possiamo capire l’idea della Croce Rossa, lo spirito umanitario e le iniziative di questo gruppo di persone senza pensare che le loro radici, la loro formazione è quella di credenti evangelici profondamente convinti che si riunivano nella cappella dell’Oratoire, dove si riunivano i dissidenti, quelli che criticavano la chiesa nazionale svizzera, i “risvegliati”(movimento che coinvolgerà anche le valli valdesi). Questo li porta a impegnarsi in ogni campo, dalle società di utilità pubblica, alle società di igiene e di soccorso agli orfani… fino alle guerre. Quando l’Italia del nord diventa un unico campo di battaglia con le guerre di indipendenza, queste persone si sentono chiamate, in ragione della loro fede, a intervenire».
E l’aspetto particolare, innovativo, sottolinea ancora Ballesio, è che prestano soccorso ai soldati di entrambi gli schieramenti: l’idea non è curare i propri soldati, come normali medici militari, ma, da civili, soccorrere chiunque ne abbia bisogno: «Il grosso apporto di Louis Appia è proprio la sua neutralità e la sua internazionalità: non comitati locali, ognuno dei quali interviene sul proprio territorio e fronte, ma un respiro internazionale. Addirittura, negli anni Novanta, Appia cercherà di esportare questa impostazione nel mondo mediorientale, recandosi al Cairo», da cui deriverà poi la Mezzaluna Rossa.
Lo scorso anno Il comune di Torre Pellice ha dedicato due giorni alla storia della famiglia Appia e in particolare al suo percorso biografico e lavorativo. Un convegno internazionale venerdì 11 ottobre, organizzato dalla Società di Studi Valdesi, e l'inaugurazione di un'esposizione il 12 ottobre sono stati i momenti centrali. Nel 2018, in occasione dei duecento anni dalla nascita di Louis Appia, si sono tenuti in Europa una serie di eventi celebrativi e di riflessione sul suo pensiero e la sua azione, tra cui un convegno alla sede della Federazione della Croce Rossa Internazionale, a Ginevra. Le iniziative di Torre Pellice si sono aggiunte ai festeggiamenti iniziati nel 2018, dopo le tappe di Ginevra, Hanau e Parigi. «La famiglia Appia fu molto legata al territorio delle valli valdesi», conferma Ballesio. «Il fratello di Louis, Georges, fu pastore dell’evangelizzazione valdese in Italia e vicepresidente della Société des Missions. La sorella Louise fu direttrice del Pensionnat di Torre Pellice.
***
NOVITA’ CLAUDIANA IN LIBRERIA
Tasca Francesca (cur), Maggio 1218: il Colloquio di Bergamo. Un dibattito alle origini della storia valdese, Collana della Società di Studi Valdesi, 44 Torino, Claudiana 2020.
Nel maggio 1218 sei delegati dei fratres Ytalici e sei delegati dei fratres Ultramontani – due gruppi che si riferivano entrambi, ma in modi diversi, all’iniziativa religiosa di Valdo di Lione –, si incontrarono nei pressi di Bergamo nel tentativo (fallito) di conciliare le differenti tendenze e ispirazioni. Il prezioso resoconto dell’incontro, redatto dagli Ytalici e noto come Rescriptum, è fortuitamente sopravvissuto all’interno di documentazione inquisitoriale di area tedesca. I contributi qui pubblicati intendono fornire sia un approfondimento sugli specifici contenuti del colloquio del 1218 così come custoditi nel Rescriptum, sia un inquadramento del contesto storico, religioso, politico, sociale di cui l’incontro di Bergamo fu, a suo modo, una delle vive e originali espressioni. Del Rescriptum il volume offre inoltre per la prima volta la traduzione integrale in lingua italiana (con testo a fronte in latino).
Interventi di: Vladimir Agrigoroaei, Maria Teresa Brolis, Lucia Dell’Asta, Francesco Lo Monaco, Francesco Mores, Riccardo Parmeggiani, Riccardo Rao, Angelita Roncelli, Francesca Tasca, Lothar Vogel.
Brunetto Salvarani, Odoardo Semellini, Il vangelo secondo Tex Willer, Torino, Claudiana 2020.
Dopo il volume dedicato in questa stessa collana a Leonard Cohen, Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini si mettono alla ricerca degli elementi etici e religiosi presenti in uno degli eroi più noti e amati del fumetto italiano, il cowboy Tex Willer, ranger abilissimo nel maneggiare la Colt, amico dei pellerossa, antischiavista e avversario di ogni ingiustizia.
«Tex Willer potrebbe essere considerato il modello del nuovo uomo italiano nel secondo dopoguerra, quasi a offrire, forse suo malgrado, un prontuario esistenziale per il Belpaese uscito con le ossa rotte dal conflitto. Reinventando l’identità nazionale andata in pezzi in una nuova, di stampo maschile, che fruga nella consolidata tradizione western per rinvenirvi un punto di riferimento atto a ripensare il problematico rapporto fra individuo e autorità. Un manuale di pronto utilizzo in cui centrali sono temi come lealtà, libertà, oppressione, violenza e linguaggio, grazie a cui Tex è destinato a diventare, nell’arco di pochi decenni, non solo un personaggio ben riconoscibile nella cultura pop tricolore, ma anche l’eroe di una delle più rilevanti e longeve saghe contemporanee».
Dino Carpanetto, Marco Fratini, I valdesi. Una storia di fede e di libertà, Torino, Claudiana 2020.
La storia dei valdesi, da movimento di protesta evangelica nato nella crisi religiosa del Medioevo, all’adesione alla Riforma protestante del XVI secolo, dalla presenza attiva nella storia italiana tra Otto e Novecento, fino alla più recente partecipazione alla vita civile e democratica dello Stato repubblicano. Illustrato con documenti, materiali e immagini del Museo valdese di Torre Pellice e rivolto a un pubblico di lettori che cerca informazioni documentate, il libro offre un viaggio nella storia di una minoranza religiosa che ha lottato per la libertà, propria e di tutti.
Il Museo valdese di Torre Pellice fa parte del ricco patrimonio gestito dalla Fondazione Centro Culturale Valdese, insieme a una biblioteca specializzata in storia e teologia protestante e fondi fotografici. La lunga storia del movimento valdese ha lasciato traccia sul territorio in musei, luoghi ed edifici che ne mettono in luce gli aspetti storici, culturali e religiosi. Le chiese valdesi hanno iniziato sin dalla fine del XIX secolo a tutelare questo ricco patrimonio culturale, promuovendo un processo di valorizzazione che ha reso visitabili numerose strutture. Visitando oggi le Valli valdesi, i suoi musei e luoghi storici, si è inseriti in un percorso di visita protestante unico in Italia ma che è anche europeo attraverso gli itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa de “Le Strade dei valdesi e degli ugonotti” e “Le Strade della Riforma”. Percorsi internazionali che mettono in rete la storia del protestantesimo e in generale del nostro continente e di cui la realtà valdese è parte attiva fin dalla sua nascita.
Fulvio Ferrario, Lothar Vogel (cur), Rileggere la Riforma. Studi sulla teologia di Lutero, Torino, Claudiana 2020.
I saggi contenuti in questo volume – scritti da un teologo e da uno storico, dalle rispettive prospettive e in dialettica fra loro – vogliono rappresentare un aiuto ad approfondire e a “rileggere” il pensiero teologico di Lutero e le ripercussioni che questo ha avuto nei secoli successivi, nonché offrire qualche spunto e, magari, qualche “sorpresa” alla riflessione su una figura che rimane centrale nella storia, non solo della Riforma protestante.
«I due autori sono coscienti delle discussioni storiografiche in corso ma offrono consapevolmente un approccio “vecchio stile” incentrato sul pensiero di Martin Lutero. Questo innanzi tutto perché a livello storico resta innegabile che per i protagonisti del Cinquecento le questioni teologiche avevano un significato profondo, non semplice da comprendere per la nostra cultura secolarizzata: la teologia può ancora aiutare a comprendere questa storia.
Il secondo motivo è che l’analisi del pensiero di Lutero porta chi legge al confronto con un’esistenza teologica paradigmatica (vissuta nella fede cristiana), ed è soltanto in questo senso che la giustificazione per fede mantiene la sua centralità. La testimonianza di Lutero e degli altri riformatori resta una voce fraterna che merita la nostra attenzione critica».
Lucia Felici (cur), Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento (1498-1569), Collana della Società di Studi Valdesi n. 43, Torino, Claudiana 2020.
Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, dal rogo di Savonarola all’incoronazione di Cosimo de’ Medici: un tema per molti aspetti ancora inesplorato, ma importante nella storia della Riforma italiana e per la storia italiana in generale. La città vi svolse un ruolo centrale e presentò una situazione religiosa, culturale, politica molto peculiare. Sotto l’egida di Cosimo, per la sua strategia politica antiromana, si sviluppò un clima di relativa tolleranza religiosa, ricco di fermenti spirituali di diverso orientamento. Nel volume si indaga in modo innovativo il mondo religioso fiorentino nelle sue molteplici espressioni, con un approccio interdisciplinare e con uno sguardo rivolto sia all’intera Toscana sia alle sue proiezioni all’estero. Il fenomeno religioso è considerato una componente viva e dai numerosi esiti nella società, radicato nel tessuto storico e non un fattore meramente dottrinale. La specificità fiorentina getta luce sul complessivo moto di riforma cinquecentesco.
Interventi di: Lucio Biasiori, Dario Brancato, Philippe Canguilhem, Barbara Donati, Lucia Felici, Isabella Gagliardi, Chiara Lastraioli, Salvatore Lo Re, Stefano Lorenzetti, Piergabriele Mancuso, Rita Mazzei, James Nelson Novoa, Maria Pia Paoli, Diego Pirillo, Paolo Procaccioli, Maurizio Sangalli, Piero Scapecchi.
***
Riapre La Cantinella - Fucina di arti sceniche, in via Parrocchiale a Pinerolo
Da ottobre 2020, attivi nuovi corsi di teatro, scrittura creativa e letture ad alta voce a cura di Anna Giampiccoli e Gisella Bein. Da gennaio 2021 riprendono anche gli spettacoli e il cinema
Stiamo infatti preparando i locali della CANTINELLA per ospitarvi: le sale saranno attrezzate per lavorare in comodità, anche se in numero limitato. Stiamo allestendo entrambi gli spazi adattandoli alla situazione, e possiamo assicurarvi che vi troverete a vostro completo agio!
E’ per noi un lavoro duro ma appassionante, riuscire a riorganizzare l’attività e a renderla possibile e sicura! Fa parte della nostra vita: affrontare le difficoltà e reagire nei momenti difficili. Chiunque abbia praticato il teatro sa che a volte occorre stringere i denti!
Siamo confortati in questo da voi, care amiche e cari amici della CANTINELLA: sappiamo che ci starete accanto in questa nuova avventura, che ci appoggerete e ci aiuterete.
Vi chiediamo di RINNOVARE LA TESSERA per i prossimi dodici mesi FIN DA SUBITO!!!
Per informazioni: www.lacantinellafucina.com
La segreteria sarà aperta a partire dal 18 settembre, lunedì e venerdì dalle ore 14:30 alle 17:30.
***
Libro. Donne di Parola
Roma (NEV), 17 agosto 2020 – Riportiamo qui di seguito la versione integrale di un’intervista alla pastora valdese Letizia Tomassone andata in onda, in forma ridotta, nella puntata della rubrica radiofonica di RAI Radio1 “Culto evangelico” di domenica 16 agosto. L’intervista riguarda il libro “Donne di Parola. Pastore, diacone e predicatrici nel protestantesimo italiano”, (Nerbini editore, pagg. 168, euro 16) di cui Letizia Tomassone è curatrice.
“Donne di Parola”. Pastora Tomassone, cosa significa questo titolo e quale storia descrive?
La Parola, con la “P” maiuscola, nel mondo protestante indica la Parola di Dio. Le donne sono sempre state tenute lontane dalla Parola. In molte chiese a loro è vietata anche la lettura pubblica del Vangelo. Quindi, donne di Parola significa proprio questo: donne che si fanno coinvolgere dalla Parola di Dio e che in qualche modo la restituiscono attraverso una novità che passa per la vita, l’esistenza, la differenza dell’essere donna.
I diversi articoli del libro ripercorrono le tappe e i temi che hanno accompagnato le donne pastore nelle chiese protestanti italiane. Qual è il percorso compiuto e a che punto siamo?
Il mondo protestante italiano ha iniziato la discussione sulla presenza delle donne nei ministeri riconosciuti dalla chiesa a partire dal secondo dopoguerra. Una discussione sollecitata anche dal Consiglio ecumenico delle chiese. E’ però solo nel 1962 che il Sinodo valdese arriva ad aprire alle donne la possibilità di entrare nel ministero ordinato, fino ad allora riservato solo agli uomini. Ci arriva con un forte sostegno delle organizzazioni delle donne evangeliche di allora; con l’appoggio di alcune comunità siciliane molto attive nel sostenere il ministero delle donne. Oggi siamo in una situazione in cui, in Italia come all’estero, nelle chiese valdesi, metodiste, battiste e luterane, abbiamo non solo molte pastore, ma le donne sono presenti anche negli organi di governo della chiesa. Le chiese protestanti storiche italiane hanno seguito questa via e hanno permesso una maggiore ampiezza di predicazione, attraverso parole di donne come di uomini.
In uno degli articoli del libro, i racconta che tra le prime donne pastore valdesi c’è chi si è occupata in modo speciale di migranti, di comunità di migranti. Quali migranti erano?
Sì, è vero. All’inizio alcune pastore sono state inviate in comunità di migranti. Erano migranti provenienti dall’Italia del sud in Germania e in Svizzera, che vivevano una condizione molto difficile, a partire dal fatto che arrivavano spesso senza famiglia. Il punto che motivava questo invio di pastore da parte delle chiese non era tanto il fatto che le donne fossero più attive o sensibili riguardo a questo ambito, bensì che le chiese italiane non vedevano ancora di buon occhio il ministero di una donna e quindi pensavano di poterle inviare in luoghi più marginali. Fu una marginalizzazione dalla quale però emerse una grande ricchezza. L’esperienza in Svizzera e in Germania, raccontata di prima mano nel libro da Giovanna Pons – una delle nostre decane – è davvero emozionante e restituisce il senso di un’epoca – in cui gli italiani erano migranti e in cui le donne muovevano i primi passi verso il, o nel, pastorato.
E’ di qualche settimana fa la notizia che nella Chiesa luterana di Svezia il numero di donne pastore ha superato quello degli uomini. Cosa ne pensa?
Quando il numero delle donne pastore, o altre donne in posizione di governo, supera quello degli uomini, gli uomini si sentono immediatamente marginalizzati. Si parla di femminilizzazione della chiesa e c’è il timore, da parte degli uomini, di non contare più. E si assiste di a una sorta di autoesclusione da parte degli uomini. Questo è un rischio segnalato in molti modi, da diversi studi: gli uomini fanno fatica a stare in un luogo che è un po’ più del solito modellato dalle decisioni delle donne. Questa è una grossa difficoltà: bisogna infatti tener presente il bisogno di un equilibrio di voci maschili e femminili, ma è altrettanto necessario che gli uomini imparino a fare un passo indietro.
Il percorso descritto nel libro e compiuto dalle donne evangeliche può essere di riferimento per le donne di altre confessioni cristiane, per esempio per le donne cattoliche?
“Donne di Parola” contiene anche degli articoli scritti da donne cattoliche. Questo perché con loro compiamo un percorso insieme in quanto teologhe, lettrici della Scrittura, ma anche come attiviste per i diritti delle donne, contro le violenze sui minori e sulle donne all’interno delle chiese. Un percorso nel quale noi evangeliche sosteniamo la richiesta delle donne cattoliche di poter accedere a dei ministeri ordinati, di Parola, all’interno della loro chiesa.
Tra gli articoli del libro compaiono anche una predicatrice locale e una diacona. Quindi non si parla solo di pastore?
Sì, tra le autrici del libro nel libro compaiono anche una predicatrice locale, Erica Sfredda che lo scorso anno ha presieduto il culto di apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, e una diacona, Alessandra Trotta, attuale moderatora della Tavola valdese. Le nostre chiese si distinguono per una varietà di ministeri, anche locali, che sono esercitati da donne e da uomini. In tutti questi ministeri la differenza dell’essere donna ha un peso: significa vedere la realtà a partire da una collocazione diversa. E’ molto importante non tenere nel ghetto le donne, ma rimescolare i discorsi. Quindi essere insieme e superare d’un balzo le divisioni che ci fanno essere o italiane o migranti, o pastore o diacone. Oggi le donne possono essere una forza capace di rinnovare la chiesa e di rispondere all’evangelo con energia nuova.
***
Giorgio Bouchard, responsabilità e riconoscenza
di Alberto Corsani
Il pastore è mancato a Torre Pellice dopo una lunga vita di servizio
Torre Pellice, 27 Luglio 2020
Questa mattina, poche ore fa, si è spento a Torre Pellice il pastore valdese Giorgio Bouchard. Avrebbe compiuto 91 anni sabato prossimo. È difficile non perdersi nel numero davvero elevatissimo di incarichi che ha ricoperto in tutti gli aspetti della vita della sua chiesa, anzi delle chiese evangeliche, poiché fra i ruoli c’è anche quello di presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), tra il 1988 e il 1994. Responsabilità e riconoscenza sono le parole che vengono in mente per descrivere la sua vita.
Per leggere l'articolo, clicca qui.
Paolo Emilio Landi intervista per RAIDUE Giorgio Bouchard 1/2, clicca qui
Paolo Emilio Landi intervista per RAIDUE Giorgio Bouchard 2/2, clicca qui
Lutto. E’ scomparso il pastore Giorgio Bouchard
Il pastore è mancato questa mattina nella sua casa di Torre Pellice. Firmò nel 1984 la prima Intesa della storia della Repubblica italiana tra lo Stato e la Chiesa evangelica valdese ed è stato presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia dal 1988 al 1994.
Roma (NEV), 27 luglio 2020 – “Con Giorgio Bouchard scompare uno degli ultimi testimoni di una generazione evangelica che ha vissuto la propria fede nel confronto costante con la società italiana, dall’incontro con il mondo operaio a Cinisello Balsamo alla firma delle Intese”, ha detto il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) “.
E’ mancato questa mattina a Torre Pellice, all’età di 91 anni, il pastore valdese Giorgio Bouchard. Esponente di spicco dell’evangelismo italiano, Bouchard ha ricoperto moltissimi incarichi ecclesiastici di primo piano.
Pastore in Piemonte a Ivrea e Biella (1958), e poi a Brescia (1974) e a Napoli (1987), dal 1966 al 1979 è stato a Milano, dove diede vita, insieme ad altri, alla scuola serale “Jacopo Lombardini” a Cinisello Balsamo, aperta agli operai per il conseguimento della licenza di terza media. Fece inoltre parte del gruppo di 4 famiglie che decise di vivere nello stesso edificio della scuola serale, dando vita all’esperienza della Comune di Cinisello.
Moderatore della Tavola valdese dal 1979 al 1986, fu proprio durante la sua moderatura che, nel 1984, venne firmata la prima Intesa della storia della Repubblica italiana tra lo Stato e la Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi).
Importante e di lunga durata il suo impegno nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Presidente della FCEI dal 1988 al 1994, era già stato membro del Consiglio FCEI dal 1967 al 1972 e poi dal 1982 al 1988. Ha inoltre partecipato, in qualità di esperto, a molteplici puntate della rubrica televisiva di RAIDUE “Protestantesimo”; per anni è stato predicatore della trasmissione radiofonica di Rai Radiouno “Culto evangelico”.
“Bouchard, inoltre, ha vissuto i suoi anni alla Federazione evangelica, come membro del Consiglio e poi come Presidente, credendo convintamente nel progetto di un protestantesimo capace di lavorare unito nell’ambito della comunicazione, dell’azione sociale, della formazione biblica delle giovani generazioni e nell’accoglienza di rifugiati e migranti” ha proseguito Negro.
Saggista, autore di numerose pubblicazioni, tra cui” I valdesi e l’Italia. Prospettive di una vocazione” (1988); “Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo” (1992); “Chiese e Stato nell’Italia che cambia. Il ruolo del protestantesimo” (1998, con Sergio Aquilante, Franco Becchino, Giorgio Tourn); “Evangelici nella tormenta. Testimonianze dal secolo breve” (2009).
I volumi “Un ragazzo valdese” (2012) e “Il ragazzo dei capelli bianchi” (2014), attraverso due lunghe interviste di Piera Egidi, ripercorrono le tappe della vita e della testimonianza evangelica di Bouchard. Vai a: www.claudiana.it
Il funerale sarà mercoledì 29 luglio alle ore 10,30 al tempio valdese di Torino, corso Vittorio Emanuele 23, e alle ore 12,55 al tempio crematorio di corso Novara. Il giorno precedente, martedì 28 luglio, alle ore 18, ci sarà una preghiera al tempio valdese di Torre Pellice.
***
Otto per mille: al via la campagna di valdesi e metodisti
Nev - 15 giugno 2020: "Insieme e a braccia aperte" è lo slogan della nuova campagna per l’Otto per mille a favore delle chiese valdesi e metodiste partita nei giorni scorsi
“Insieme e a braccia aperte”: è questo lo slogan della campagna per l’Otto per mille a favore delle chiese valdesi e metodiste partita nei giorni scorsi.
Nello spot televisivo si fa riferimento al sostegno a «chi non ce la fa da solo» e a «chi è rimasto indietro», così come all’impegno «per la salute, la qualità della vita» e «per il pianeta». La voce è quella dell’attrice Lella Costa che anche quest’anno ha voluto contribuire alla realizzazione della campagna per l'«altro Otto per mille», come recita il claim.
«Con questa campagna vogliamo sottolineare che utilizziamo l’Otto per mille ricevuto dallo Stato insieme ad altri – spiega la moderatora della Tavola valdese, diacona Alessandra Trotta – costruendo rapporti con associazioni e gruppi della società civile che ci propongono progetti di qualità, sia in Italia sia all’estero, per superare gli impedimenti all’accesso a diritti fondamentali come la salute, l’educazione, la casa, o a una relazionalità piena e una cittadinanza attiva e responsabile; ma anche per ampliare le opportunità di crescita culturale e di sviluppo del pensiero critico, o per la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo ecocompatibile. Crediamo che mantenere il nostro supporto a enti del terzo settore seri e credibili, capaci di metter in campo competenze progettuali e professionali, costituisca in sé un modo per sostenere il nostro Paese nella crisi profonda che stiamo attraversando».
Una quota importante dei fondi raccolti sarà destinata all’emergenza Covid19. «A questo riguardo – ricorda la moderatora – abbiamo già stanziato 8 milioni di euro, in parte utilizzati nella fase più critica dell’emergenza; ma vogliamo intervenire anche nella fase della ripresa, rivolgendoci primariamente alle tante persone che rischiano di rimanere indietro e finire in una spirale di emarginazione e marginalità».
La campagna dell’Otto per mille alle chiese valdesi e metodiste si realizza su diversi media. «In linea con le tendenze rilevate, abbiamo investito di più su internet e meno sulla carta stampata, mantenendo una presenza su radio e TV – spiega Trotta –. Tutto sempre con misura e sobrietà, vincolati dal nostro Sinodo a contenere le spese complessive di gestione, controllo e comunicazione entro il limite del 5% del totale della somma disponibile. È un impegno che ci siamo imposti per garantire, anche a chi ci segue con fiducia, che i fondi siano effettivamente destinati a interventi sociali, educativi, assistenziali, culturali in Italia e all’estero».
Come noto, non un euro dell’Otto per mille alle chiese valdesi e metodiste va a finalità di culto, e buona parte dei fondi ricevuti viene investita in progetti gestiti da associazioni non evangeliche e largamente riconducibili ad altre componenti del Terzo settore. «È il nostro modo – conclude la moderatora – di operare insieme agli altri, in quello spirito di apertura, condivisione e dialogo che vogliamo ci contraddistingua».
***
Diaconia valdese, come abbiamo gestito le Rsa
L'ente, che gestisce in provincia di Torino, oltre a vari servizi assistenziali, alcune case di riposo, comunità per disabili e servizi socio-educativi, ricostruisce passo dopo passo la gestione degli ospiti e dei lavoratori, e la comunicazione alle famiglie e agli utenti, nel corso dell'emergenza sanitaria
Roma (NEV), 19 maggio 2020 – Totale trasparenza nella gestione delle residenze per anziani. La Diaconia Valdese, ente ecclesiastico senza scopo di lucro che raccoglie, collega e coordina l’attività sociale e gestisce strutture di assistenza e accoglienza della Chiesa valdese, fa nuovamente chiarezza sul suo operato nelle relative RSA che gestisce in Piemonte.
Dopo le polemiche che hanno interessato questa regione e la Lombardia, e dopo il “caso” delle strutture dove risiedono tante persone anziane che hanno contratto il coronavirus e in molti casi sono purtroppo decedute, l’ente valdese sceglie ancora una volta (lo aveva già fatto il 7 aprile scorso con un’altra nota, ndr) di fornire nuove informazioni aggiornate, a differenza e in controtendenza rispetto a molti centri, lombardi ma non solo, che invece hanno comunicato poco e male durante la pandemia.
La Diaconia Valdese, attraverso il Coordinamento Opere Valli (COV) – che da gennaio 2020 ha cambiato denominazione in Diaconia Valdese Valli (DVV) – gestisce sul territorio pinerolese, in provincia di Torino, oltre a vari servizi assistenziali, alcune case di riposo, comunità per disabili e servizi socio-educativi: l’Asilo dei Vecchi a San Germano Chisone, la Casa delle Diaconesse e Torre Pellice, il Rifugio Re Carlo Alberto a Luserna San Giovanni, l’Uliveto, sempre a Luserna, nelle valli valdesi.
“Il 30 aprile, dopo settimane di attesa, sono stati effettuati i tamponi – spiega la Diaconia valdese in un comunicato -, sia sugli ospiti che sui dipendenti, al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni (TO). Su 78 ospiti presenti in struttura 11 sono risultati positivi, di questi solo 2 sono sintomatici mentre gli altri 9 sono asintomatici o paucisintomatici. Per quanto riguarda gli operatori, su 71 sottoposti al test, 11 sono risultati positivi ma asintomatici. Ovviamente, i parenti di tutti gli ospiti positivi sono stati prontamente avvisati del responso. Il 28 aprile, due giorni prima del prelievo tamponi, la commissione di vigilanza dell’ASL TO3 ispezionava la struttura senza rilevare anomalie nelle procedure messe in piedi già dal mese di marzo. In collaborazione con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP), si era provveduto, infatti, a creare una zona dedicata alle persone che presentavano sintomi riconducibili al COVID-19. Nessuna anomalia viene riscontrata nella gestione degli ospiti, né per ciò che concerne i DPI (dispositivi di protezione individuale per i dipendenti), così come per l’intervento in sicurezza delle addette alle pulizie, e le sale di vestizione e svestizione”.
Tutti i passaggi, quindi, sono stati concertati con le autorità sanitarie locali e con la dirigenza della struttura. “Alla luce dei risultati diagnostici ottenuti – continua la nota della Diaconia – e, sempre in collaborazione con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, il Servizio di Prevenzione e Protezione della Diaconia Valdese, il direttore sanitario e il responsabile di struttura – con successiva approvazione della commissione di vigilanza – si pianifica una riorganizzazione del Rifugio in quattro aree, con una suddivisione interna di spazi e gestione degli ospiti. Vengono, così, identificate delle squadre incaricate degli spostamenti, in base ad un cronoprogramma definito e con compiti attribuiti alle squadre stesse, composte da ogni risorsa disponibile, eccetto OSS ed infermieri ai quali è chiesto di concentrarsi solo ed esclusivamente sugli ospiti. Tutta la delicata e complessa organizzazione è oggetto di una comunicazione scritta interna, e di una spiegazione verbale da parte del responsabile di struttura nella stessa giornata di mercoledì 6 maggio, in una riunione (all’aperto) che coinvolge rappresentanti di ogni gruppo di lavoro del Rifugio”.
Il giorno dopo si è svolta la riorganizzazione, “che ha richiesto un importante sforzo organizzativo e logistico: gestire un’operazione così complessa e delicata, in tempi strettissimi, e dopo settimane di enorme fatica fisica, emotiva e psicologica, non è stato semplice. Ci teniamo a precisare, che durante il pomeriggio vi sono stati alcuni momenti di incertezza presso uno dei nuclei della struttura (Nucleo Cascina), riconducibili tuttavia ad iniziative personali di alcuni operatori, non concordate con i superiori e per i quali si stanno valutando opportuni provvedimenti. Incertezze che non hanno in alcun modo inficiato l’assistenza personale agli ospiti, l’assistenza infermieristica ed il servizio della cena. Vogliamo, inoltre aggiungere che i famigliari sono stati immediatamente informati (con una mail il 14 maggio) e rassicurati sulla reale situazione al fine di dissipare ogni possibile dubbio sul modo di operare del Rifugio”.
Per quanto riguarda gli operatori, “risultati positivi ma asintomatici, rassicuriamo sulle loro condizioni di salute e ringraziamo nuovamente tutto il personale che, a fronte di una situazione complessa e per certi versi sconosciuta, ha dimostrato e continua a dimostrare un forte attaccamento agli ospiti e alla struttura”.
“Condividiamo la preoccupazione per il momento difficile che le strutture RSA si trovano a gestire in questo momento, così come la preoccupazione degli operatori che, per il tipo di mansione, risultano particolarmente esposti, ma possiamo rassicurare gli stessi – così come fatto nella risposta alla lettera pervenuta il 7 maggio dai sindacati Cigl e Cisl – di aver adottato dispositivi, procedure e formazioni così come previsto dalle normative (azioni verificate, senza alcuna segnalazione, dai NAS e dalla Commissione di Vigilanza dell’ASL To3 in data 28 aprile). La presenza di tamponi positivi all’interno della struttura non è necessariamente collegata alla scarsa attenzione per la sicurezza: gli stessi protocolli adottati al Rifugio sono applicati in altre strutture della Diaconia Valdese che, al momento, non registrano alcun positivo.
È il caso dell’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone (TO) dove, su 85 ospiti presenti in struttura 83 sono risultati negativi, 2 “non pervenuti”, ovvero da rifare (ma gli ospiti sono assolutamente asintomatici) e, per quanto riguarda i dipendenti, su 59 sottoposti al test solo 1 persona (che non svolge attività di assistenza) è risultata positiva pur essendo asintomatica”.
“La tutela di ospiti e lavoratori – conclude la Diaconia valdese – è una nostra priorità nonché responsabilità e molte sono le azioni che abbiamo intrapreso in questi mesi per supportarli e proteggerli: agli operatori delle case di riposo è stato erogato un premio superiore di 600 euro ciascuno; solo al Rifugio Re Carlo Alberto si è investito in DPI 60mila euro; abbiamo rinunciato all’ingresso di nuovi ospiti pur di non aumentare il rischio complessivo; e, sebbene abbiamo dovuto chiudere il Centro Diurno non abbiamo fatto ricorso agli ammortizzatori per il personale in esubero. Riteniamo che questi elementi, insieme all’impegno degli operatori, degli RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione), dell’ufficio acquisti, dei responsabili e dei direttori, siano testimonianza del nostro impegno e responsabilità nell’affrontare questo difficile momento. La Diaconia valdese continua a muoversi in modo coeso e unitario, seguendo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’ASL di competenza, applicando procedure condivise a strutture e servizi e operando in maniera trasparente e professionale”.
***
Luterani. Cordelia Vitiello: “Ho visto la morte con gli occhi”
Intervista alla vice-presidente della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), nonché presidente dell’Ospedale Evangelico Betania di Napoli e membro del Consiglio della Federazione luterana mondiale (FLM). Guarita dal COVID-19, Vitiello ha rilasciato un’intervista a Nicole Dominique Steiner
Roma (NEV/CELI), 9 aprile 2020 – È una miracolata. O almeno così si sente. Cordelia Vitiello, vicepresidente del Concistoro della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) e presidente dell’Ospedale Evangelico Betania di Napoli, nonché membro del Consiglio della Federazione luterana mondiale (FLM), è risultata positiva al COVID–19. Diversi giorni a casa in isolamento e poi, il 15 marzo 2020, il ricovero. Dopo due settimane all’ospedale Ruggi di Aragona di Salerno, i due tamponi negativi e il ritorno a una vita che non sarà più quella di prima. Nicole Dominique Steiner l’ha intervistata per il sito CELI. Riprendiamo qui di seguito l’intervista integrale.
Come ci si sente dopo un’esperienza del genere?
Rinata. A Napoli c’è il detto “ho visto la morte con gli occhi”. Ed era proprio così che mi sono sentita. Quando mi hanno comunicato l’esito del tampone ho pianto. Positiva. Pensavo di dover morire. Di essere arrivata al capolinea. Eravamo all’inizio della pandemia, si parlava solo di morti. E ho continuato a piangere quando mi hanno messo nell’ambulanza, e io non sapevo neanche dove sarei stata portata.
È presidente dell’ospedale Betania ma non è stata ricoverata lì….
No. Betania è un pronto soccorso per smistare i casi. Adesso, dopo l’accordo con la Regione Campania che ho firmato ieri (7 aprile) sarà anche ospedale post-COVID. Io sono stata portata a Salerno, all’Ospedale Ruggi, la Clinica della facoltà di Medicina. Del resto un ospedale da sempre specializzato in malattie infettive.
Che ricordo ha di questi primi giorni?
Mi sentivo dentro un vortice. Tutta è successo con una velocità impressionante. Ho iniziato a star male, mi sentivo spossata, debolissima e avevo questo gran mal di testa. Poi dal 15 marzo la febbre molto alta. La decisione di chiamare l’ospedale e poi l’ambulanza. Già al Betania mi hanno fatto non solo il tampone ma anche la TAC e con quella si è visto ancora prima del tampone che ero malata di COVID. Avevo la polmonite.
Aveva tosse, le mancava il respiro?
No, infatti per fortuna non ero in terapia intensiva. Avevo la maschera di ossigeno. Non avevo problemi a respirare, ma il mio sangue era povero di ossigeno, da lì il mal di testa. Terribile. Giorno e notte.
Che impressione le facevano medici e infermieri quando entravano in stanza tutti bardati?
Poverini, era impossibile riconoscerli coperti com’erano. Solo dalla voce. Ho vissuto una grandissima umanità. Mi sono sentita, come dire, in buone mani. Sono degli eroi, davvero. Poi per fortuna, la signora che era con me in stanza e io, eravamo quelle che stavano meglio in tutto l’ospedale. La cura ha fatto subito effetto. Sono stata trattata con medicinali anti-artrite. Quando sono stata dimessa mi hanno salutata con un applauso. Un’emozione incredibile…
In una situazione così sono importanti i messaggi che arrivano da fuori…
Importantissimi. Ho ricevuto un messaggio dal Direttore generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, che mi ha chiesto come stavo e mi ha detto che tutti mi ricordavano nelle loro preghiere. Il nostro decano, Heiner Bludau, mi ha scritto “pregherò per te e fidati: il Signore ha bisogno di te…”, il presidente della FLM, Panti Filibus Musa, mi ha chiamato, e tanti altri ancora…
Ecco, in questa situazione così estrema si è sentita sostenuta dalla sua fede?
Altroché. Io sono stata cresciuta nella fede da mia madre, che discendeva da una antica famiglia tedesca di pastori e vescovi luterani. Da bambina mi leggeva sempre la Kinderbibel, la bibbia per bambini. E adesso, appena potrò entrare nel mio appartamento, la devo cercare, voglio rileggere queste frasi. La morte di mia madre infatti è stata come un segnale per me di impegnarmi anche attivamente nella Chiesa. Da sola, all’ospedale, con tutte le mie paure, pensare a Dio mi è stato di conforto. Come anche pensare alla chiesa e al suo senso di comunità. In tanti mi hanno mandato messaggi. Mi sono sentita cullata dal loro affetto. Dal senso di appartenenza.
Ha avuto anche paura per suo marito?
Non dormivo di notte dalla paura. Lui ha settant’anni ed è risultato positivo. Per fortuna è asintomatico. È uscito adesso dalla quarantena. Io invece per due settimane devo ancora vivere da reclusa.
È stata ricoverata due settimane. Per certi versi immagino, un’eternità. In una situazione così ci si mette a riflettere. Cosa le passava per la testa in quelle giornate interminabili?
Ho rivisto tutta la mia vita, momento per momento. Gli insegnamenti che ho ricevuti da bambina. Mia madre tedesca, religiosa, mio padre, un intellettuale laico, uno spirito libero. Un’educazione chiamiamola eterogenea che mi ha molto segnata. Ho pensato ai veri valori della vita. Alle cose che ho fatto. E pensavo anche al futuro. Come sarà il dopo COVID?
Lei crede che questa pandemia porti ad una svolta?
Penso che questo ci farà tornare ai valori veri. Questo lockdown darà una svolta al mondo. Farà capire che non basta solo il tornaconto economico. Che ci sono delle cose più importanti. Che c’è la responsabilità sociale. La responsabilità per il nostro pianeta che stiamo massacrando e che ci ha fatto vedere in queste poche settimane che è pronto a riprendersi tutto.
Ha fatto delle promesse a se stessa? Cambierà qualcosa nella sua vita?
Due cose mi sono promessa. Di essere più me stessa. Di concentrarmi sulle cose essenziali nella vita, la mia famiglia, mio figlio, mio marito. Di tentare di essere sempre presente, di cercare la serenità. Di godere delle piccole cose. Godermi la casa, il giardino. Gli amici. E sul piano del lavoro, della chiesa e dell’ospedale, di concentrarmi sulle cose essenziali, non perdermi più in cose futili, non focalizzarmi sugli errori. Di farmi guidare dalla mano di Dio.
Adesso è ancora in quarantena. Quando uscirà potrà tornare ad abitare assieme ai suoi cari. Ha già pensato a cosa fare quando anche le restrizioni dell’#iorestoacasa verranno alleggerite?
La prima cosa che farò è andare al mare, passeggiare, correre lungo l’acqua, ballare sulla spiaggia. Noi nati vicino al mare ci portiamo il mare nel sangue. E poi vorrei tanto tornare in Germania. Vedere la mia famiglia, gli spazi verdi…
***
Diaconia valdese. Lettera aperta a tutte le chiese metodiste e valdesi
Cari e care,
La diffusione del Coronavirus ci ha costretti a ripensare a fondo l’organizzazione dei nostri servizi diaconali, per tutelare nel modo migliore possibile la salute delle persone che si affidano ai nostri servizi, dei nostri operatori e di tutti quelli con cui siamo normalmente in contatto quotidiano.
Alcune attività sono state sospese: gli interventi nelle scuole, gli spazi adolescenti e le altre iniziative di aggregazione.
Sono state chiuse le foresterie di Firenze, Venezia e l'albergo di Roma e messo il personale in cassa integrazione. Probabilmente dovremo ritardare l’apertura delle strutture stagionali.
Avendo le prefetture confermato che deve essere garantita la continuità del servizio l'accoglienza dei migranti CAS e SPRAR prosegue l'attività nelle Valli, a Torino, a Milano, a Firenze e a Vittoria, adeguando il lavoro alle regole di sicurezza in particolare rispettando le distanze fra operatori e operatori e beneficiari. Analogo andamento per le accoglienze di Corridoi Umanitari. Sono stati invece chiusi temporaneamente i Community Center e il presidio di Ventimiglia.
I servizi di housing (SAT Valli, Inclusione Torino e Milano, DVF Firenze) proseguono.
I servizio diurni per anziani (Rifugio Re Carlo Alberto, Gignoro) e per minori (Ferretti, Gould) sono finora stati sempre aperti, per indicazione delle autorità regionali. Da lunedì 16 il Centro Diurno del Gignoro invece, cambiate le disposizioni, sarà chiuso almeno per una settimana.
Le Comunità residenziali per minori, tutte concentrate a Firenze, che ospitano al momento circa 60 di minori, sono aperte, con non pochi problemi dal momento che è stato decretato il divieto di uscire.
Tutte le funzioni amministrative e di staff sono state coinvolte nello smart working.
Indubbiamente la maggiore difficoltà la stiamo affrontando nelle strutture residenziali per anziani (Asilo di San Germano, Rifugio Re Carlo Alberto, Casa delle Diaconesse, Il Gignoro) e per disabili (Uliveto). Si tratta di strutture ad altissimo rischio in quanto gli ospiti sono soggetti ad un’elevata percentuale di possibile contagio dovuto ai numerosi contatti con molti operatori sanitari e non e con numerosi visitatori. Questo contagio, date le particolari condizioni di salute e di età degli ospiti, può essere per loro particolarmente virulento e facilmente letale. Sono strutture dove non è possibile mantenere la distanza di sicurezza: le persone devono essere accudite, cambiate, curate, medicate. Gli operatori, che continuiamo a ringraziare in questi giorni, corrono esattamente gli stessi rischi dei sanitari negli ospedali.
Questa emergenza ha portato a stravolgere il senso delle nostre strutture che si sono sempre caratterizzate come case aperte alla chiesa e al territorio; abbiamo sempre voluto avere feste, incontri, scambi, visite di scuole perché abbiamo sempre pensato che l'animazione e le attività, la vita sociale nella casa fossero elementi centrali e vitali.
Ora, per prevenire e contenere il rischio di contagio, sono state vietate tutte le visite e gli accessi alla struttura, compresi i volontari organizzati dell'AVO o dell'AEV. Abbiamo cercato di resistere, ma le direttive che arrivano dalle autorità sanitarie sono state tassative: sono passate da una regolamentazione delle visite ad un divieto esplicito.
Per ovviare almeno in parte a questa situazione così particolarmente limitante e vincolante stiamo moltiplicando i contatti via telefono tra gli ospiti e i loro i parenti e attivando quando possibile anche collegamenti video proprio per evitare una totale disumanizzazione dei rapporti per queste persone, che, già di per sé, devono vivere il disagio di un distacco da un ambiente a loro familiare e conosciuto.
Questo è il quadro delle drammatiche giornate che stiamo vivendo, nelle quali si prega quotidianamente di riuscire ad evitare che vi siano contagi nelle nostre strutture sia per gli ospiti sia per gli operatori.
Siamo convinti che una presenza pastorale sia sempre auspicabile, oggi più che mai per accompagnare sia gli ospiti, sia gli operatori in un momento dove la paura, ma anche la solitudine delle relazioni hanno necessità di essere affrontate e superate.
Non è tuttavia possibile mantenere l’iniziativa dei culti, per cui la cura pastorale potrà essere rivolta a una singola persona per volta e sempre nel rispetto delle norme di sicurezza.
Sappiamo che numerose chiese alle valli e in diaspora si stanno muovendo nell’attivare contatti via telefono, a mezzo video e con tutti gli altri metodi che internet consente per mantenere le relazioni della vita comunitaria. Gli ospiti delle strutture, come anche gli operatori, hanno bisogno di sentirsi ricordati e parte della comunità e dunque vi preghiamo di condividere con loro tutte queste iniziative.
Sappiamo anche che predicazione e diaconia sono espressione di un’unica Chiesa ed in questo senso crediamo che tutti, chiese locali e diaconia istituzionale, possiamo e dobbiamo agire per avere una particolare attenzione e cura verso coloro che, per diversi motivi, vivono nella fragilità o marginalità, nella solitudine o angoscia. In questi momenti così difficili, ancora di più, la diaconia si sente Chiesa.
Vi rivolgiamo questa lettera nell’augurio di poter unire le forze e trovare, insieme, il modo per reagire e farsi prossimo per chi ne ha bisogno, con tutti i mezzi possibili.
Che il Signore ci guidi e ci sostenga.
Giovanni Comba
(Presidente CSD)
***
Coronavirus, sospensione attività ecclesiastiche
La Tavola Valdese scrive alle chiese e agli organismi intermedi
Roma, 10 marzo 2020 - Fonte: www.chiesavaldese.org
Cari fratelli e care sorelle,
avrete tutti seguito, negli ultimi due giorni, la rapida evoluzione delle disposizioni governative che impongono misure fortemente restrittive dei movimenti delle persone allo scopo di contenere l’ulteriore diffondersi su tutto il territorio nazionale del virus COVID-19. Tali misure hanno esteso a tutto il territorio nazionale le rigorose misure sino a ieri limitate alle sole zone del Paese maggiormente coinvolte da casi di contagio, imponendo una limitazione ai soli casi di stretta necessità, per ragioni lavorative o sanitarie, degli spostamenti e degli incontri “sociali” che espongono molte persone contemporaneamente al rischio di contatti fisici troppo ravvicinati e dunque al contagio.
Particolarmente asciutta è la disposizione contenuta nel 2° comma dell’art. 1 del DPCM emesso nella serata di ieri, 9 marzo: “Su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico”.
Nella consapevolezza della serietà e gravità del momento, la Tavola valdese, anche a seguito di un confronto con le Commissioni esecutive dei quattro distretti, ritiene di escludere, per quanto concerne le attività ecclesiastiche, margini per interpretazioni riduttive delle limitazioni contenute nei decreti dell’8 e 9 marzo, pure ipotizzabili in considerazione della ambiguità di alcune espressioni utilizzate.
Si prescrive, pertanto, a tutte le chiese, su tutto il territorio nazionale e per tutto il tempo di vigenza dei decreti sopracitati, la sospensione delle attività comunitarie (culti, studi biblici, incontri di gruppi comunitari vari, etc.).
Sono sospese celebrazioni pubbliche di matrimoni e funerali. A pastori/e, diaconi/e, anziani/e di chiesa è richiesto di assicurare il necessario accompagnamento spirituale degli stretti congiunti delle persone defunte, secondo modalità rispettose dell’obbligo di distanziamento indicato dalle misure governative.
Ricadono chiaramente nel limite agli spostamenti sul territorio nazionale le riunioni di commissioni e gruppi di lavoro che comportino il movimento di persone da parti diverse del Paese. Per queste, come per altre riunioni di organismi ecclesiastici, si potrà valutare, anche in relazione all’urgenza delle decisioni da assumere, l’opportunità di adottare modalità di svolgimento delle riunioni con partecipazione di più membri attraverso mezzi telematici.
Siamo certi che, sia pure nel rispetto delle limitazioni imposte dal senso di responsabilità al quale siamo chiamati, da parte di pastori/e, diaconi/e, consigli di chiesa e concistori non verrà meno la cura delle persone, ed il supporto anche diaconale laddove necessario (nel caso ad esempio di anziani soli o comunque di persone con limitazioni tali da avere bisogno di un aiuto per l’espletamento di attività pratiche essenziali come fare la spesa, acquistare medicinali o pagare una bolletta).
Così come siamo certi che vi sarà da parte di tutti e tutte il massimo impegno a sperimentare, come già avvenuto in molti luoghi nei giorni scorsi, modalità creative ed innovative per continuare ad offrire opportunità nutrienti di ascolto e meditazione della Parola, preghiera, edificazione e condivisione, auspicabilmente attivando forme di collaborazione e di messa in comune di talenti e competenze (anche di diverse generazioni) fra chiese vicine, facilitata e supportata nel quadro delle responsabilità circuitali.
Vorremmo richiamare tutti e tutte, inoltre, alla particolare responsabilità informativa ed educativa da assumere come comunità di fede: è essenziale curare, a partire dall’interno delle comunità, spazi di informazione ed educazione che, pur facendo attenzione a non trasmettere messaggi ansiogeni, coinvolgano anche i più giovani in una piena comprensione della serietà della situazione, dell’importanza di attenersi scrupolosamente alle misure igieniche e prudenziali prescritte e del valore profondo dell’accettazione, per un tempo, di limiti e di mutamenti di abitudini e stili di vita, come modo per amare veramente e rispettare se stessi e gli altri.
Desideriamo, ancora, esprimere sentimenti di forte solidarietà, apprezzamento e sostegno al personale della protezione civile; ai medici, infermieri e al resto del personale delle strutture sanitarie che con straordinario spirito di abnegazione fronteggiano una situazione di crisi sempre più acuta, nella quale la limitatezza delle attrezzature e delle risorse terapeutiche disponibili sta già imponendo, in qualche caso, scelte drammatiche, di altissimo valore etico, il cui peso sentiamo di dovere, in qualche modo, condividere.
Rivolgiamo, per finire, un pensiero di vicinanza anche alle persone che, a vario titolo (come operatori o come ospiti), si trovano a condividere l’esperienza di vita all’interno di altre comunità speciali, come le carceri, le residenze per persone anziane o con speciali disabilità, che soffrono particolarmente le tensioni causate delle ulteriori restrizioni (ad esempio alle visite) imposte dall’emergenza, che rendono ancora più pesante il senso dell’isolamento dagli affetti più cari e dalla realtà e della limitazione della dignità personale al quale si è dolorosamente esposti all’interno di tali comunità.
Preghiamo il Signore che accompagni nel discernimento le coscienze di chi è più direttamente e personalmente coinvolto nelle scelte dell’oggi, ma anche che induca ognuno come singolo e l’intera comunità civile ad una riflessione profonda e duratura sugli effetti di scelte di politica generale che da troppi anni indeboliscono il sistema di protezione sociale, tutela della salute e perseguimento del bene comune, a partire dai bisogni dei più deboli e vulnerabili.
Siamo fiduciosi che in questo momento di seria difficoltà per la vita delle singole persone, delle nostre chiese, del Paese intero sapremo trovare le energie per una crescita complessiva del senso di solidarietà umana e della capacità di fare comunità.
Vi raggiunga il nostro abbraccio fraterno,
Diacona Alessandra Trotta
Moderatora della Tavola Valdese
***
Coronavirus, aggiornamento disposizioni
La Tavola Valdese scrive alle chiese e agli organismi intermedi
Torre Pellice, 5 Marzo 2020 - Fonte: www.chiesavaldese.org
Riportiamo qui di seguito la lettera inviata dalla Tavola Valdese alle chiese e agli organismi intermedi per un aggiornamento sulle misure da prendere in materia di Coronavirus dopo l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo.
Cari fratelli e care sorelle,
Facciamo seguito alla emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo in oggetto, che ha stabilito alcune misure restrittive valide sull’intero territorio nazionale, allo scopo di contenere il diffondersi del virus COVID -19.
Segnaliamo che le sole restrizioni che appaiono rilevanti per le ordinarie attività ecclesiastiche sono quelle risultanti dalla lett. b dell’art. 1, che prescrive la sospensione di manifestazioni ed eventi di qualunque genere che determinino “un affollamento tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.
Non si vedono, dunque, ad oggi impedimenti generali al regolare svolgimento delle attività (culti inclusi) che per numero di partecipanti e per le condizioni dei locali in cui si svolgono consentano di garantire ai presenti la possibilità di mantenersi distanziati l’uno/a dall’altro/a almeno di un metro.
Va naturalmente raccomandato, in ogni caso, il rispetto delle misure igienicosanitarie indicate nell’allegato 1 del sopracitato decreto, fra cui il consiglio di astenersi da strette di mano, abbracci e contatti fisici ravvicinati e dall’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri.
Va anche ricordata la raccomandazione specifica diretta alle persone anziane o affette da patologie croniche o con stati di immunodepressione congenita o acquisita di evitare di uscire dalla propria abitazione se non per i casi di stretta necessità.
Siamo certi che anche queste nuove e più estese misure saranno vissute in uno spirito di solidarietà e condivisione, ricercando (anche con la creatività dimostrata da molte chiese negli scorsi giorni) modalità adeguate per mantenere vivo in tutti/e il senso dei legami personali e comunitari e la cura delle persone più bisognose di vicinanza e supporto spirituale e materiale.
Con un fraterno abbraccio,
Diacona Alessandra Trotta
Moderatora della Tavola Valdese
***
Coronavirus, le disposizioni della Tavola Valdese
La moderatora Alessandra Trotta scrive alle Chiese delle Regioni coinvolte
Torre Pellice, 25 Febbraio 2020
La Tavola Valdese ha scritto ai pastori e alle pastore in servizio e ai presidenti dei Consigli di chiesa, nonché agli organismi intermedi quali Circuiti e Distretti, presenti nelle regioni colpite dal coronavirus. La Tavola, facendo seguito alle comunicazioni inviate dagli stessi Distretti in merito alla sospensione temporanea delle attività ecclesiastiche in conseguenza delle ordinanze regionali emesse dalle Regioni Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ha fornito alcune riflessioni e indicazioni supplementari. Ci si riferisce, innanzitutto, a quelle attività rispetto alle quali più fortemente si avverte l’esigenza di combinare il doveroso rispetto delle prescrizioni fornite dalle autorità competenti e l’adozione di adeguate misure precauzionali nel quadro della condivisione di responsabilità civili e sociali, con l’attenzione ai bisogni spirituali delle persone, soprattutto nei momenti della vita di maggiore vulnerabilità.
“A tale proposito - scrive la moderatora Alessandra Trotta nella lettera - si osserva che le ordinanze delle Regioni citate che prescrivono la sospensione di manifestazioni, iniziative ed eventi anche di natura religiosa, in luoghi pubblici o privati, intendono chiaramente evitare i rischi legati all’aggregazione di un significativo numero di persone di varia provenienza che affluiscono nello stesso luogo per partecipare a un evento collettivo, e ciò allo scopo di evitare una diffusione massiva del virus, fatto che potrebbe determinare la congestione del sistema sanitario ospedaliero e una conseguente importante difficoltà di intervenire adeguatamente all’emergenza dei casi più gravi”.
La Tavola, inoltre, “ritiene che non vi siano ragioni per ritenere che la limitazione (che sacrifica per un tempo limitato l’esercizio di diritti e libertà di rilevanza costituzionale in ragione di superiori interessi di tutela della salute pubblica) debba coinvolgere aspetti e compiti fondamentali dell’esercizio dei ministeri nella Chiesa, come le attività di cura d’anime, i colloqui individuali di ascolto, supporto e formazione; le visite individuali, comprese quelle nelle case di riposo o luoghi di cura, pur nel rispetto delle misure e precauzioni adottate dai responsabili delle strutture allo scopo di evitare la contemporanea presenza di un numero eccessivo di visitatori e di consentire adeguati comportamenti preventivi alla diffusione virale”.
Seguono poi indicazioni in materia di funerali e gruppi di lavoro: "Per quanto concerne i funerali - prosegue la moderatora - si ritiene che, senza sottrarsi alla necessità di accompagnamento dei familiari della persona defunta, vadano svolti in forma privata e cioè con la partecipazione dei soli congiunti più stretti, eventualmente rinviando momenti di più larga condivisione comunitaria intorno alla famiglia ad un tempo successivo al venir meno delle ordinanze di sospensione. Anche per le riunioni di lavoro di gruppi e commissioni ristrette, non si vedono ostacoli al loro regolare svolgimento, come d’altra parte attuato negli ambiti lavorativi secolari”.
Infine la moderatora raccomanda, in tutti questi ambiti di impegno e partecipazione, la puntuale adozione delle misure di igiene e protezione indicate dalle competenti autorità: "Crediamo che l’esercizio di un giusto equilibrio fra senso di responsabilità, buon senso e spirito di servizio nella cura delle persone - conclude Trotta - potrà guidare le scelte anche nelle situazioni concrete nelle quali dovessero sorgere dei dubbi, per i quali si rimane a disposizione per un ulteriore supporto di orientamento”.
***
6 MARZO:IN TUTTO IL MONDO CULTI E INCONTRI DI PREGHIERA DELLE DONNE
Roma (NEV), 24 febbraio 2020 – Oltre 170 paesi al mondo coinvolti, decine di gruppi attivi in Italia, dalla Liguria alla Sicilia, questi i numeri della Giornata mondiale di preghiera (GMP) 2020, consolidata iniziativa ecumenica organizzata dalle donne e rivolta a tutte le comunità. Il materiale di quest’anno è stato preparato dalle donne cristiane dello Zimbabwe. La data ufficiale della Giornata è venerdì 6 marzo. In tutto il mondo si svolgeranno culti e incontri di preghiera intorno a questa data.
“Abbiamo avuto più adesioni dello scorso anno – ha dichiarato all’agenzia NEV Marialuisa Cameriero, presidente del comitato ecumenico nazionale della GMP -, con decine di gruppi e un buon riscontro per esempio dalle comunità sul Lago Maggiore e sul Lago d’Orta, di Verbania, Intra e altre, dalla Liguria alla Sicilia, con il coinvolgimento delle chiese luterane, battiste, metodiste e valdesi e di gruppi ecumenici”.
Fra i materiali disponibili, il libretto con le proposte liturgiche e il documentario di Domenico Bemportato sulla narrazione del viaggio nello Zimbabwe della delegazione dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), che da anni è attiva nel paese con diversi progetti di cooperazione. La delegazione era composta dalle pastore Anna Maffei e Antonella Scuderi e da Paolo Hou. Le somme raccolte durante le iniziative della GMP vengono utilizzate per sostenere progetti mirati. Quest’anno si tratta del “Progetto sartoria solidale Tabitha” dell’ UCEBI, inaugurato il 14 novembre. La Sartoria solidale sarà gestita da donne vedove e garantirà autonomia finanziaria alle famiglie.
“È importante partecipare alla GMP – ha dichiarato ancora Cameriero – perché è un modo per riunirsi e confrontarsi su vari temi nelle città e nelle comunità. Un momento di inclusione, in prospettiva multi religiosa e multi confessionale, che crea un collante anche in seguito. I lavori di traduzione dei materiali ci permettono di conoscere cosa succede negli altri paesi, di frequentarsi anche oltre la GMP e molte persone continuano a dare il loro contributo, a qualsiasi età”.
Riguardo alle zone dove, per il coronavirus, le autorità hanno chiuso scuole, università, cinema e teatri e dove potrebbero esserci variazioni e cancellazioni di iniziative, la proposta della presidente del comitato GMP è questa:
“La GMP può essere celebrata in casa o in piccoli gruppi familiari”. È inoltre attiva una mail per richiedere tutti i materiali in formato elettronico: gmpitaliana@gmail.com.
***
Open day a Pinerolo della Facoltà valdese di teologia
Chiesa Valdese, via dei Mille 1, Pinerolo - Sabato 22 febbraio 2020: evento spostato a data da definirsi
***
INCONTRI UNITRE
a cura di Gianni Genre
Si chiamavano Giuseppe e Maria, ma chi erano davvero?
La Bibbia parla, quasi dalla prima pagina, di Giuseppe e di Maria (o Myriam), personaggi diversi, eppure con analogie profonde.
Non solo fra di loro, ma anche con noi, Giuseppe e Maria di oggi.
Quattro ritratti per capire non solo chi erano, ma chi siamo oggi. Chi sei e chi sono io, sorelle e fratelli in umanità.
Quattro incontri alle 14.45 al Seminario di v. Trieste, 44
4 - 11 - 18 - 25 febbraio 2020
***
Il viaggio di Fanny alla Scuola Latina - Pomaretto
In occasione del Giorno della Memoria 2020, anche quest’anno l’Associazione “Amici della Scuola Latina” ha organizzato – per domenica 26 gennaio, alle ore 20.45, alla Scuola Latina - una serata durante la quale sara? proiettato il film “Il viaggio di Fanny” (2016), di Lola Doillon, attrice, fotografa, sceneggiatrice e regista francese.
Si tratta di una vicenda della storia contemporanea, durante la seconda guerra mondiale, raccontata per la prima volta sul grande schermo. La vicenda e? tratta dal romanzo autobiografico di Fanny Ben-Ami
La visione del film e? adatta anche per bambini/e e ragazzi/e.
Per ulteriori informazioni: e-mail: scuolalatina@scuolalatina.it cell.: 327-3816584 Via Balziglia, 103 - 10063 Pomaretto
***
Ritorna il ciclo di incontri sull'Europa a cura dell'Associazione Ettore Serafino con la Chiesa valdese di Pinerolo
Fare l'Europa oggi: cosa significa?
22 novembre 2019 - 13 dicembre 2019 - 10 gennaio 2020
Gli incontri-dibattito si tengono nel tempio di Pinerolo in via dei Mille 1 alle ore 21. Scarica il programma!
***
Contro la violenza di genere: giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Il Servizio Adulti e Territorio della Diaconia Valdese con le Chiese valdesi del 1° Distretto, all'interno del Progetto Mi fido di te, invitano a partecipare a San Secondo domenica 17 novembre, ore 21 allo spettacolo teatrale dal titolo "Stazione di transito" con la regia di Anna Giampiccoli.
Scarica la locandina!
***
Culto della festa della Riforma protestante dal cuore delle Valli Valdesi e dell’Europa
di Paola Schellenbaum - Riforma
Un culto solenne alla gloria di Dio, dal cuore delle Valli Valdesi e dell’Europa, per annunciare la centralità del messaggio della Riforma protestante nella vita di ogni credente: questo è stato il culto in Eurovisione da Prali in Val Germanasca (in onda per la Domenica della Riforma su Rai2), nella cornice di una magnifica giornata soleggiata.
Occasione importante di testimonianza evangelica in un’Europa attraversata da venti di oscurantismo, antisemitismo e xenofobia, - come viene anche sottolineato dalla Comunione delle chiese protestanti in Europa, da questa frontiera, così densa di storia, si è innalzato un grido di speranza che abbatte i muri dell’odio e costruisce ponti fra culture diverse, adoperandosi per la giustizia climatica e di genere, come accade ogni estate attraverso i campi di Agape o durante Pralibro e, negli altri giorni dell’anno, attraverso un turismo solidale con la popolazione locale.
Dal tempio vecchio al tempio nuovo, il corteo è stato accompagnato dalle corali valdesi e dal coro Eiminal, fino a giungere davanti al tavolo della Santa Cena: l’attenzione pionieristica per il territorio e la sua bellezza si evince dall’architettura del tempio in legno e pietra che restituisce un senso di accoglienza, oltre le appartenenze: “qui ognuno si sente a casa”, spiega il servizio di “Protestantesimo”, a cura di Marco Davite, che con questi luoghi ha una certa famigliarità.
Durante il culto è stato lanciato un forte messaggio di speranza per guardare al futuro, in Italia e in Europa. Al culto unificato, presieduto dai pastori Vito Gardiol, Antonio Lesignoli, Marcello Salvaggio, dal diacono Massimo Long e con la partecipazione delle chiese del 3° Circuito, hanno preso parte anche i più giovani, per tutta la liturgia e non solo nello spazio loro dedicato. Dal pulpito veniva ripetutamente chiesto ai più piccoli di mostrare cosa avevano preparato: comparivano così lettere colorate che a suon di musica - una alla volta, e in mano ai giovani ambasciatori di Cristo - componevano i cinque “Sola” della Riforma.
Dal Salmo 46, “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” una giovane lettrice ha introdotto il Sola Grazia, accompagnato dalla lettura dell’art. 4 della Confessione Augustana, con le parole di Lutero: “il giusto vivrà per fede”. Davanti al Signore, l’assemblea riunita ha confessato il proprio peccato nella fiducia dell’annuncio del perdono, sul baratro ma insieme ai riformatori e alle diverse generazioni di credenti che si sono passati il testimone nell’annunciare la grazia di Dio.
Nel Sola Scriptura sono state ricordate le 95 tesi, quando Martin Lutero scriveva: “Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio”, sulla musica di J. S. Bach che ha introdotto la lettura biblica: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo!” (Dt. 6,4-9). Poi il pastore Gardiol ha esortato i piccoli a mostrare il Solus Christus, e l’assemblea ha potuto interrogarsi insieme, ascoltando le parole di Lutero: “Qual è la via della verità?” La predicazione, tutta incentrata sull’unico fondamento che è Gesù Cristo (1 Cor 3:10-11), ha tracciato un excursus storico dai valdesi medievali a oggi, ponendo alcune domande fondamentali: “In che misura le nostre discussioni su pace, accoglienza, razzismo, ambiente sono animate dall’urgenza di verificare il fondamento in Cristo del nostro dire e del nostro agire?” e ancora: “Se è la chiesa a parlare, e non qualsiasi associazione animata da buona volontà, non può porre, alla base del suo dire, altro fondamento rispetto a quello già posto: Gesù Cristo e la sua salvezza per ogni creatura e ogni cosa creata. E’ questo il centro della nostra discussione etica”. Domande che scuotono e fanno riflettere ma che indicano un cambiamento di rotta nelle nostre vite, nelle nostre chiese, nella società. E infatti il breve dialogo con una giovane della Fgei sulla trasmissione intergenerazionale si è rivolto a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco, in ogni età: l’importante è partecipare, lasciando entrare Gesù nelle nostre vite.
Intanto i bambini, esortati a comporre il Sola Fide, hanno ascoltato la riflessione su fede e opere: la nostra salvezza è per fede, liberati dalla schiavitù della legge, accolti dall’amore di Dio. Con il commento di Lutero alle Beatitudini – così centrali anche per i valdesi – è stato ricordato che si tratta di una “fede che ha il potere di trasformare la vita”: è proprio nel conflitto delle interpretazioni, nella storia della ricezione del testo biblico, che nasce il senso di comunità cristiana in difesa degli ultimi.
E così, il culto di Santa Cena si conclude intorno alla mensa del Signore, nella fiducia che Gesù non abbandona la sua chiesa ma che desidera ardentemente incontrarla e benedirla. E in chiusura ancora i bambini con le loro lettere a comporre il Soli Deo Gloria accompagnati da Jesus bleibt meine Freude di J. S. Bach, a testimonianza che i talenti di ognuno e ciascuna non sono per la fama personale ma piuttosto per un inno alla gioia.
***
La Comunione di chiese protestanti in Europa contro le tendenze sovraniste e separatiste nella società
La Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) riunisce chiese di tradizione luterana, riformata e metodista sparse in tutti i paesi del vecchio continente. Il suo organo di governo è il Consiglio generale composto da tredici membri, tra cui il pastore valdese Pawel Gajewski. Durante la sua seduta ordinaria tenutasi a Cambridge nei giorni 18-19 ottobre il Consiglio si è occupato in particolare delle tendenze separatiste e sovraniste sempre più visibili nelle nostre società.
Di seguito il testo integrale della dichiarazione:
La comunione ecclesiale in tempi di divisione
"Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore" (I Corinzi 13:13)
Nel corso di una riunione del Consiglio a Cambridge, l’organo direttivo della Comunione di chiese protestanti in Europa ha evidenziato quanto sia importante che le chiese rimangano unite mentre si creano confini e divisioni tra gli stati.
Trent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dei regimi comunisti dell’Europa centrale e orientale, il Consiglio ricorda che la “Cortina di ferro” divideva nettamente il continente. Nel 1973, l’anno in cui le chiese protestanti dichiararono la comunione di chiese dopo secoli di divisione, i legami tra Est e Ovest erano sporadici.
Essendo cresciuti insieme attraverso quasi cinquant’anni di comunione, e stando a fianco dei nostri fratelli e sorelle di altre tradizioni cristiane, resistiamo all’aumento dell’odio e della divisione all’interno e tra le nazioni e le società. Diffondere il Vangelo è la missione della Chiesa di Cristo e nel suo nome lottiamo per vivere in pace e libertà in questo continente. Facendo questo testimoniamo al mondo che l’unità nella diversità rimane possibile.
Siamo dispiaciuti per l’emergenza determinata da una cultura politica sempre più divisa e divisiva e per l’uso di un linguaggio antagonista e di politiche che fomentano deliberatamente la divisione. Il Vangelo proclama che Gesù Cristo viene da noi pieno di grazia e verità. Ci appelliamo a tutte le persone affinché cerchino di trovare la verità nel discorso pubblico e rispondere con grazia a quelli con cui non sono d’accordo.
Il Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa proclama:
La nostra fede è in Gesù Cristo, fondamento della nostra comunione ecclesiale. Celebriamo il culto insieme attraverso tutti i confini nazionali, linguistici, culturali e confessionali. In questo culto chiediamo altresì a Dio di concedere a tutti i leader di governo la saggezza per raggiungere decisioni che diano priorità alla pace in Europa e alla giustizia per tutte le genti.
I cristiani vivono nella speranza del Regno di Dio. Questa speranza ci porta a sostenere l’unità tra persone diverse, storie e fedi qui e ora, nei nostri paesi, chiese e comunità. Ci permette di accettare le nostre differenze esistenti e durature nella consapevolezza che siamo tutti figlie e figli di Dio.
L’amore di Dio ci chiama ad agire insieme dovunque sia richiesto con urgenza, nel sostegno ai più poveri e vulnerabili nella società, nella cura compassionevole dei rifugiati e nel rispetto della creazione di Dio.
Fede, speranza e amore sostengono la nostra unità nella diversità in quanto comunione di chiese in tempi di divisione.
(Traduzione di Sabina Baral, tratto da www.chiesavaldese.org)
***
Italia capofila per l’organizzazione di corridoi umanitari europei
Martedì 8 ottobre a Montecitorio la conferenza stampa di presentazione del progetto dei corridoi umanitari europei, con la vice ministra degli Esteri Emanuela Del Re, Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Torsten Moritz, segretario generale delle Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) e i rappresentanti della FCEI.
Roma (NEV), 8 ottobre 2019 – I corridoi umanitari italiani fanno scuola in Europa. Ieri e oggi, 7 e 8 ottobre, rappresentanti delle chiese protestanti da 15 Paesi dell’UE si sono riuniti a Roma per confrontarsi su questa “buona pratica”. Oggi, al termine della due giorni, una conferenza stampa alla Camera dei Deputati con la vice ministra agli Affari esteri e Cooperazione Emanuela Del Re e il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia.
Obiettivo della FCEI è quello di avviare un canale di accesso legale, cioè un corridoio umanitario a livello europeo, condiviso da più Stati membri, per trasferire in Ue 50mila persone vulnerabili dalla Libia.
Presente all’incontro con la stampa anche Torsten Moritz,segretario generale delle Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), che ha confermato l’impegno in favore dei corridoi umanitari da parte di questa organizzazione-ombrello, che riunisce gli organismi che si occupano di migranti, di varie chiese ed associazioni anglicane, protestanti e ortodosse europee.
Video integrale della conferenza stampa:https://www.nev.it/nev/2019/10/08/dai-corridoi-umanitari-italiani-a-quelli-europei/
L’apertura di corridoi umanitari europei che, sulla base dell’esperienza realizzata in Italia dal 2015, apra una via sicura e legale di accesso in Europa alle decine di migliaia di profughi intrappolati in Libia: questa la proposta e la richiesta che le chiese protestanti d’Europa hanno rivolto al governo italiano, ai partner europei e alle istituzioni comunitarie in occasione della Conferenza internazionale svoltasi a Roma il 7 e l’8 ottobre 2019.
All’incontro, convocato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia che gestisce il programma per i rifugiati e migranti denominato Mediterranean Hope, hanno partecipato rappresentanti di 15 paesi, appartenenti a 25 chiese ed organismi ecumenici europei e internazionali: “E’ stata una eccezionale occasione d’incontro che ha reso evidente come le chiese europee siano impegnate in innumerevoli progetti a sostegno delle politiche d’accoglienza e dei diritti umani dei migranti – ha dichiarato Luca Maria Negro, presidente della FCEI – e che ha lanciato una proposta politica sostenibile e sperimentata quale quella dei corridoi umanitari da realizzarsi, però, in scala europea. Come è naturale – ha aggiunto Negro – l’Italia è tra i paesi UE più esposti ai flussi migratori ed è giusto e comprensibile che, anche a livello politico, assuma una leadership nella ricerca di soluzioni che garantiscano, allo stesse tempo, sicurezza, sostenibilità e tutela dei diritti umani”.
“Abbiamo colto l’occasione di questo convegno – ha spiegato Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Fcei – per rivolgerci direttamente alle istituzioni politiche presentando loro le linee guida di una proposta già definita nei suoi contenuti generali ma da precisare nei suoi aspetti tecnici. Sotto questo profilo gli incontri con la Viceministra Emanuela Del Re, da sempre attenta al tema, sono stati di grande importanza perché ci hanno consentito di entrare nel merito di alcune questione tecniche – prosegue Naso – che ci consentono di rafforzare la nostra proposta. – Allo stesso modo abbiamo preso volentieri atto del sostegno espresso dai presidenti delle Commissioni affari costituzionali e Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati, gli on. Giuseppe Brescia e Sergio Battelli. La prossima tappa il 10 dicembre a Bruxelles – conclude Naso – per presentare la proposta tecnica definitiva, arricchita anche da commenti e rilievi dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) alla Presidenza del Parlamento europeo e alla Commissione”.
“Ma il nostro impegno non è solo di natura politica – ha aggiunto Luca Maria Negro – ma anche educativa e se vogliamo pastorale. Come chiese abbiamo il compito di smuovere l’opinione pubblica e ri-orientare sentimenti e paure dalla xenofobia a quella che la bibbia chiama, invece, filoxenia, l’amicizia per lo straniero che è anche il nostro prossimo”.
***
Premio Nansen ai corridoi umanitari, la cerimonia di consegna del riconoscimento
Il presidente della Fcei, Luca Maria Negro, nel ringraziare l'Unhcr per il prestigioso premio, ha voluto ricordare "la necessità di fare al più presto un corridoio umanitario europeo per portare via dalla Libia tutte le persone rinchiuse nei lager".
Roma (NEV), 26 settembre 2019 – Si è svolta ieri sera, mercoledì 25 settembre, a Roma la cerimonia ufficiale di premiazione per il premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR, il “Nobel” assegnato ogni anno dall’Agenzia delle Nazioni Unite a chi si occupa di migrazioni e diritti delle persone rifugiate, vinto per la regione Europa dai corridoi umanitari.
A ritirare il premio presso la residenza dell’Ambasciatore norvegese a Roma il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Luca Maria Negro, la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, Marco Impagliazzo per la Comunità di Sant’Egidio, Oliviero Forti della CEI-Caritas Italiana.
La cerimonia di premiazione è stata organizzata dai Governi della Norvegia e della Svizzera, membri del Comitato Nansen per l’Assegnazione del Premio.
***
Povertà educative e culturali nel nostro tempo: costruire ponti di luce
Roma (NEV), 20 agosto 2019 – Si terrà sabato 24 agosto a Torre Pellice, in provincia di Torino, l’ormai consueto Pre-Sinodo delle donne. Organizzato dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) e dalla Federazione femminile evangelica valdese e metodista (FFEVM), il titolo di quest’anno è “Povertà educative e culturali nel nostro tempo: costruire ponti di luce”.
“Il tema della povertà educativa e culturale è strettamente collegato al tema della povertà economica e al problema della solitudine delle donne – ha dichiarato all’agenzia NEV la presidente FDEI, pastora Gabriela Lio –, con tutto il contorno di rabbia, paura, malattia, perdita di senso di sé, che sembrano essere componenti di un circolo vizioso di povertà, marginalità e minore istruzione”.
Tre sono le aree di approfondimento del tema delle povertà, ha illustrato la pastora Lio. In primo luogo, partendo dal contesto nazionale, si arriverà a fare un focus sul contesto territoriale delle Valli. La valdese Marina Bertin, assessora ai servizi socio assistenziali del territorio, parlerà di “Emergenze, proposte e progetti in essere”.
La seconda area è quella della “complessità del fenomeno e delle conseguenze per il futuro a partire dalla povertà educativa e culturale per le minori, per le donne sole e con figli/e e le donne migranti”. Ne parlerà la battista Viviana Monton, esperta in migrazione, genere, modelli familiari e strategie d’integrazione.
La terza area è quella che “rivolge un appello alle chiese a partire da una riflessione teologica, per capire in che modo esse possono essere parte di un’azione culturale collettiva, impegnandoci per la creazione di coesione sociale e per ridurre le disuguaglianze”. Di questo parlerà Utta Sperber, pastora della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI).
L’incontro si svolgerà alla vigilia del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi nel cuore delle Valli valdesi, e sarà aperto dalla vice presidente FDEI Daniela Lucci e dalla presidente FFEVM Gabriella Rustici. I lavori saranno coordinati dalla giornalista Gianna Urizio e si svolgeranno sabato 24 agosto a Torre Pellice presso la Galleria Civica d’Arte F. Scroppo, in Via R. D’Azeglio 10 dalle 14,30 alle 17,30. È previsto un momento conviviale.
***
Otto per mille, con gli altri
Per saperne di più www.ottopermillevaldese.org
Roma (NEV), 30 aprile 2019 – “Di fronte all’emergere di paure e pregiudizi, con questa campagna abbiamo voluto lanciare un messaggio di fiducia e di speranza – ha detto il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini. – Lo abbiamo fatto raccontando un’Italia aperta e solidale, che sa aiutare gli altri con gioia e senza pregiudizi. Il filo rosso del racconto è il volto di una ragazza che incontra i volontari e gli operatori di diverse associazioni che per noi sono diventate veri e propri ‘partner’. In questo senso il nostro Otto per mille è pensato e costruito ‘con gli altri’, con centinaia di associazioni che diventano partner di un impegno rivolto esclusivamente al sociale, che spazia dall’Italia al Sud globale”.
Nello spot si vede una ragazza in bici per Milano che saluta i volontari di un’associazione che cura gli stranieri in strada, altri che offrono la colazione ai senza tetto, gli ospiti di un centro per malati inguaribili, dei ragazzi che giocano a basket in uno spazio aperto riservato agli adolescenti e dei paraplegici che difendono la loro mobilità.
Sono queste le immagini della campagna dell’Otto per mille a favore della chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) che parte in questi giorni, sia in forma di manifesti e manchette pubblicitarie sui principali quotidiani, che di spot radiofonici e televisivi. Il claim – negli spot con la voce dell’attrice Lella Costa – afferma “Un otto per mille con gli altri, che aiuta chi ha bisogno senza pregiudizi, senza chiedere il passaporto; se pregano e come pregano, e chi sono le persone che amano”.
Da sempre la Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste) utilizza il suo Otto per mille esclusivamente per progetti di ordine sociale, assistenziale e culturale in Italia e all’estero.
“Le spese relative alla vita della chiesa – sottolinea Bernardini – i valdesi e i metodisti se le pagano con le proprie contribuzioni e con il sostegno di amici e amiche che a questo scopo vogliono donare. I fondi pubblici dell’Otto per Mille, invece, li gestiamo per il bene pubblico, in assoluta trasparenza e rendendo tracciabile sul sito dedicato ogni finanziamento ai vari progetti. E proprio per dare forza ai progetti – conclude il moderatore – conteniamo le spese pubblicitarie, pur necessarie per ricordare che esiste la possibilità di destinare l’Otto per mille a valdesi e metodisti, destinando alla campagna una cifra che non supera il 5% della somma percepita nell’ultimo anno”.
***
Profughi, Libia: “Aprire un corridoio umanitario europeo”
Le Chiese protestanti italiane e la Comunità di Sant’Egidio scrivono a Conte: “Noi siamo pronti. L’Italia sia capofila dell’iniziativa”
I presidenti della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, hanno scritto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per avanzare la proposta di un “corridoio umanitario europeo” e dichiarare la loro pronta disponibilità a collaborare alla sua realizzazione sulla base dell’esperienza realizzata in Italia negli ultimi tre anni. Per conoscenza la lettera è stata inviata anche alla Vice ministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Emanuela Del Re e al Sottosegretario Andrea Molteni presso il Ministero dell’Interno.
Il meccanismo proposto è analogo a quello adottato per i “corridoi umanitari” che si stanno realizzando sulla base di un protocollo tra la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Comunità di Sant’Egidio, la Tavola valdese e i ministeri dell’Interno e degli Esteri, sottoscritto per la prima volta nel 2015 e rinnovato nel 2017. Grazie a questo accordo, che prevede il rilascio di “visti umanitari” ai sensi dell’art. 25 del Trattato sui visti di Schengen, sono giunti in Italia oltre 1600 richiedenti asilo, in massima parte siriani, provenienti dal Libano. I ministeri competenti hanno sottoscritto un accordo analogo anche con la Comunità di Sant’Egidio e la Conferenza episcopale italiana per un altro contingente di 500 profughi provenienti dall’Etiopia. Sull’onda della “buona pratica” realizzata in Italia, sono stati aperti corridoi umanitari anche in Francia, in Belgio e Andorra per un totale di quasi 2.500 arrivi finora in Europa.
“La nostra proposta nasce da questa esperienza realizzata sul campo – spiegano Negro e Impagliazzo – e ha come obiettivo l’arrivo in Europa di 50.000 profughi in due anni ripartiti tra i paesi che intendano dare concreta attuazione ai loro impegni internazionali in materia di asilo e di diritti umani. L’Italia dovrebbe fare da capofila di questo programma, aprendo un altro corridoio dalla Libia, per almeno 2.500 persone all’anno. Per parte nostra – aggiungono i due esponenti religiosi – abbiamo già avviato dei rapporti con Terres des Hommes e altre ONG che operano in Libia per dare concreta attuazione a questo progetto che parte dall’Italia ma che si rivolge ai paesi e alle istituzioni europee. Di fronte alle notizie che arrivano dalla Libia, con migliaia di profughi esposti non solo a ricatti, violenze e torture ma anche alla violenza degli scontri militari, non possiamo rimanere fermi a guardare. Forti degli incoraggiamenti ricevuti da papa Francesco, ultimo dei quali domenica scorsa, da varie chiese sorelle in Europa e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese rinnoviamo quindi la nostra disponibilità ad operare da subito per tutelare la vita, l’incolumità e i diritti umani di migliaia di profughi ostaggio di violenze ogni giorno più diffuse e brutali”.
***
Nella giornata della Pasqua, la nostra comunità si stringe intorno alle vittime degli attentati in Sri Lanka, nella preghiera, aprendo i cuori alla speranza e all'impegno per la pace.
Sia Pasqua piena per voi,
che fabbricate passaggi
dove ci sono muri e sbarramenti,
per voi apertori di brecce,
saltatori di ostacoli,
corrieri ad ogni costo,
atleti della parola pace.
Erri De Luca
***
#NotreDame. Negro: “Rivolgere lo sguardo più in alto”
Il messaggio del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro
Roma (NEV), 16 aprile 2019 – Pubblichiamo una breve meditazione del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, all’indomani dell’incendio che ha colpito la cattedrale di Parigi.
“Considerate i fiori dei campi come crescono: non lavorano duramente, né filano.
Eppure vi dico che neanche Salomone con tutto il suo fasto
è mai stato vestito come uno di loro.
Se, dunque, Dio riveste così l’erba del campo che oggi è,
e domani è gettata nella fornace,
non valete molto più voi, gente di poca fede? Non state, dunque, in ansia”
Matteo 6, 28-31
La Bibbia ci invita a riflettere sulla fragilità umana e sulla bellezza. Oggi rivolgiamo il nostro sguardo in alto, dove le fiamme, il fumo e la guglia spezzata della cattedrale di Parigi lasciano un turbamento nell’anima.
È una ferita per la cultura e per l’arte, ma anche una ferita simbolica per la Francia e non solo. Notre Dame, per molti simbolo della cristianità, come se la cristianità appartenesse a un luogo, è piuttosto un simbolo storico, di ricchezza e bellezza che sono state immaginate a servizio di una collettività non solo religiosa. Per questo, ai cristiani, fratelli e sorelle che durante e dopo il rogo si sono inginocchiati di fronte al tempio, la Bibbia ricorda di rivolgere lo sguardo ancora più in alto. A tutti, la Bibbia ricorda di non essere in ansia, perché è Dio che provvede.
Il fuoco distrugge edifici e opere d’arte, ma distrugge anche speranze, persone, comunità, memoria. Sta a noi ritrovare il senso e la forza di rivolgere lo sguardo all’umanità, con reciprocità e amore, per cooperare alle sfide del presente. L’odio, la paura, la schiavitù, le guerre, le discriminazioni, le violenze verbali e fisiche sono il fuoco che divora. L’amore, il coraggio civile, la responsabilità, l’impegno sociale, la fratellanza e la sorellanza e la solidarietà sono le forze che possono ricostruire. È questa una delle resurrezioni che come cristiani, in questo tempo di Pasqua, vogliamo celebrare con gratitudine.
***
Attentato Nuova Zelanda. Negro: inaccettabile violenza
L'Esercito della Salvezza e la chiesa metodista della Nuova Zelanda chiedono di pregare e di osservare, domenica, un minuto di silenzio per la comunità e la società di Christchurch, per le persone più direttamente colpite e per le persone di ogni fede.
Roma (NEV), 15 marzo 2019 – “Come Federazione delle chiese evangeliche esprimiamo il nostro dolore per le vittime dell’attentato terroristico di Christchurch in Nuova Zelanda che ha colpito fedeli inermi che stavano pregando in due moschee” ha dichiarato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
“Siamo vicini alle comunità musulmane e alle loro famiglie e ribadiamo la nostra ferma condanna a ogni tipo di violenza e fondamentalismo – ha continuato Negro –. Per fermare gli assassinii di massa, le stragi e l’emulazione di azioni squilibrate e inaccettabili serve una presa di posizione globale.
Serve una rivoluzione culturale che parli alle religioni e alla politica, che parli alla collettività come ai singoli individui. Senza dialogo, senza conoscenza, senza il dono della reciprocità e dell’empatia non c’è futuro. Ce lo stanno insegnando milioni di giovani che, in queste ore, in tante piazze del mondo, stanno manifestando per il clima e per trasformare la loro speranza in azione. Le nuove generazioni puntano il dito sui danni che come comunità umana abbiamo fatto, negli anni, all’ambiente e alla società.
Atti come quello della Nuova Zelanda ci richiamano a un impegno sempre più forte per la pace e la giustizia. Come dice un racconto ebraico, se non riesci a vedere nel volto di ogni essere umano un tuo fratello, una tua sorella, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte”.
***
Dall'Italia e da ogni parte del mondo le reazioni di singoli e comunità al barbaro attentato
di Riforma/Nev 15 marzo 2019
Erano le 13.40 in Nuova Zelanda, 1.40 di notte in Italia quando un comando di 4 persone ha fatto irruzione in due moschee nella città neozelandese di Christchurch, uccidendo al momento 49 persone prima di venire arrestate. Stanno giungendo in queste ore fra gli altri anche i messaggi di solidarietà di chiese e organismi ecclesiastici di tutto il mondo per questo nuovo tremendo atto di violenza e razzismo.
Per prima è la Chiesa presbiteriana della Nuova Zelanda a far sentire la propria voce attraverso le parole del moderatore Fakaofo Kaio che si dice «profondamente, profondamente scioccato. Non ci sono davvero parole per trasmettere adeguatamente la gravità di questa situazione in cui le persone hanno perso la vita e sono state ferite in modo così insensato e violento.
In Nuova Zelanda questo tipo di violenza è senza precedenti e per questo dobbiamo stare tutti uniti contro l’odio. C'è forza nella diversità, e molti di noi avranno vicini che sono diversi da noi. Dobbiamo imparare i loro nomi, spezzare il pane con loro e adoperarci per capire i loro valori e la loro fede, perché è così che l'odio e la paura che genera tale violenza saranno eliminati. Pregheremo per le vittime di oggi e le loro famiglie, e pregheremo anche per la benedizione di Dio sulla comunità di Christchurch, che sarà particolarmente colpita da questa terribile tragedia».
«Come Federazione delle chiese evangeliche esprimiamo il nostro dolore per le vittime dell’attentato terroristico di Christchurch in Nuova Zelanda che ha colpito fedeli inermi che stavano pregando in due moschee» ha dichiarato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
«Siamo vicini alle comunità musulmane e alle loro famiglie e ribadiamo la nostra ferma condanna a ogni tipo di violenza e fondamentalismo – ha continuato Negro –. Per fermare gli assassinii di massa, le stragi e l’emulazione di azioni squilibrate e inaccettabili serve una presa di posizione globale. Serve una rivoluzione culturale che parli alle religioni e alla politica, che parli alla collettività come ai singoli individui. Senza dialogo, senza conoscenza, senza il dono della reciprocità e dell’empatia non c’è futuro. Ce lo stanno insegnando milioni di giovani che, in queste ore, in tante piazze del mondo, stanno manifestando per il clima e per trasformare la loro speranza in azione. Le nuove generazioni puntano il dito sui danni che come comunità umana abbiamo fatto, negli anni, all’ambiente e alla società. Atti come quello della Nuova Zelanda ci richiamano a un impegno sempre più forte per la pace e la giustizia. Come dice un racconto ebraico, se non riesci a vedere nel volto di ogni essere umano un tuo fratello, una tua sorella, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte».
Il segretario generale del Cec, il Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Olav Fykse Tveit è stato fra i primi a intervenire per «condannare queste azioni di terrore contro la comunità musulmana in Nuova Zelanda. Le nostre preghiere e pensieri sono con tutte le vittime e le loro famiglie. Il nostro sostegno è per la gente della Nuova Zelanda, poiché la comunione della nazione e i suoi valori vengono attaccati così duramente».
L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, massima autorità spirituale della comunione anglicana mondiale in un tweet ha manifestato la «profonda vicinanza alle vittime e ai i parenti dell’attacco neozelandese. Che tutti i cristiani preghino per la guarigione delle persone, delle relazioni interreligiose e della stessa Nuova Zelanda. Gesù ci chiama ad accogliere gli stranieri e ad amare il prossimo, per quanto diverso».
Il New Zealand Christian Network ha espresso orrore e grande tristezza per i violenti attacchi avvenuti contro i musulmani e le moschee a Christchurch. Il dott. Stuart Lange, portavoce della rete, ha affermato che gli attacchi sono «assolutamente terrificanti» e saranno condannati da tutti i credenti neozelandesi di tutte le fedi o di nessuna fede. La rete invita le persone a pregare per tutte le famiglie e le comunità che sono state profondamente colpite e ad offrire loro sostegno in ogni modo possibile.
La Comunione mondiale di chiese riformate (Wrcr) «si unisce alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in Nuova Zelanda per elevare le nostre preghiere e il sostegno alle vittime delle sparatorie di oggi a Christchurch e per denunciare queste terribili violenze».
L'Esercito della salvezza locale ha espresso vicinanza «ai nostri fratelli e sorelle musulmani oggi» e ha condannato questo atto di violenza senza precedenti a Christchurch. Andy Westrupp, comandante territoriale salutista di New Zealand, Fiji, Tonga e Samoa, ha dichiarato: «L’orrore di questi attacchi ci ricorda la nostra comune umanità e l’urgente necessità di difendere l’amore e la pace, chi pregando, chi prendendosi cura degli altri. A questo siamo chiamati per la nostra fede. Ma indipendentemente dalle credenze religiose, la cura è una risposta che tutti possiamo condividere. Il nostro personale ecclesiastico nei luoghi vicini a questi attacchi ha fornito conforto, sostegno e trasporto a coloro che ne hanno avuto bisogno. Nei prossimi giorni lavoreremo a stretto contatto con le autorità e altre agenzie di soccorso per quanto possibile. A tutti quelli che oggi a Christchurch si sentono nell’ansia e nel dolore vogliamo dire, non siete soli. Siamo con voi». L’Esercito della salvezza a tutte le chiese di pregare durante il fine settimana.
In una lettera, il vice presidente della chiesa metodista della Nuova Zelanda, Nicola Teague Grundy, ha detto che un attacco ai fedeli musulmani è un attacco «a tutti noi» e ha invitato a dare sostegno e vicinanza a coloro che sono stati colpiti. «Non importa quale sia la loro fede. Tutte le persone dovrebbero avere libertà di culto e vivere in sicurezza» ha proseguito Grundy, chiedendo per questa domenica di osservare un minuto di silenzio per la comunità e la società di Christchurch, per le persone più direttamente colpite e per le persone di ogni fede.
***
Tragedia aerea di Addis Abeba, un pastore fra le vittime
di Redazione Riforma.it 12 marzo 2019
Norman Tendis, austriaco, membro dello staff del del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), si stava recando all'assemblea Onu sul clima di Nairobi
Per il disastro aereo di Addis Abeba, dove hanno perso la vita 157 persone, cordoglio e solidarietà sono stati inviati ai famigliari delle vittime dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec). L’aereo precipitato il 10 marzo era in viaggio verso Nairobi, in Kenya, dove è in corso l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente. Tra le vittime, infatti, ci sono anche molti membri dello staff delle Nazioni Unite, e tra questi il pastore Norman Tendis, consulente del Cec.
«NormanTendis – ha dichiarato il segretario generale del Cec, Olav Fykse Tveit– è stato un prezioso collaboratore del nostro Organismo ecumenico. Un uomo che si è sempre speso per aiutare le chiese locali. Con la sua esperienza ha insegnato come investire energie e risorse per garantire un pianeta migliore». Tendis, infatti, si stava recando all’Assemblea delle Nazioni Unite insieme ad altri colleghi per promuovere una «tabella di marcia condivisa da molte congregazioni, comunità e chiese: un progetto ambizioso per la giustizia ecologica – prosegue Tveit –che avrebbe dovuto presentare proprio ieri mattina. Un’aspirazione ecologica e ambientale, la sua, che è sempre stata improntata sulla giustizia e sull’equità. Caratteristiche che lo hanno accompagnato anche come pastore luterano locale in Austria». Tendis era un «faro da seguire per tutti coloro che praticano l’agricoltura su piccola scala, che rispettano il clima, che operano con investimenti etici». Tveit ha concluso, «Possa Dio rafforzarci in questo tempo di dolore e confortare le famiglie, sostenere coloro che oggi piangono la morte improvvisa di una persona cara».
Secondo quanto riportato dalla Bbc almeno un secondo pastore sarebbe morto nello schianto: si tratta di Derick Lwugi, pastore evangelico che viveva a Calgary, in Canada, un "pilastro" della comunità keniana nel paese. Il Cec ha ricordato che nel volo erano presenti tante persone impegnate in organizzazioni umanitarie: «Questo tragico incidente è anche un grande shock per molti altri colleghi di organizzazioni con cui lavoriamo a stretto contatto. Abbiamo perso tante persone eccezionali e tanti professionisti impegnati per garantire l’equa sostenibilità in questo nostro mondo».
***
Migranti, al via il nuovo progetto “Resettle, relocate, integrate”
Partecipa la FCEI: “Implementare i corridoi umanitari e l’accoglienza”
Roma (NEV), 7 febbraio 2019 – Un nuovo progetto europeo per l’accoglienza e l’integrazione delle persone che arrivano attraverso i corridoi umanitari, al quale partecipa anche la Federazione delle chiese evangeliche italiane (FCEI), attraverso il programma Mediterranean Hope. Si intitola “Resettle, relocate, integrate” (reinsediare, rilocare, integrare), utilizza fondi europei AMIF della Commissione Europea (Fondo asilo, migrazione e integrazione), ha preso il via a gennaio e avrà una durata di due anni.
“Insieme ad altre 12 tra ong, federazioni di chiese e diaconie di 10 Paesi in tutta Europa – spiega Giulia Gori, referente del progetto per la FCEI – abbiamo progettato questo piano di azione per i prossimi ventiquattro mesi, per sostenere e rendere ancora più partecipate le attività legate ai corridoi umanitari. L’obiettivo è quello di rendere replicabile il modello dei corridoi umanitari, per permettere a sempre più Paesi di rendere possibili canali di ingresso legali e sicuri. Visto che spesso, purtroppo, i governi europei ‘tentennano’, stiamo cercando di coinvolgere sempre di più le comunità locali, la società civile, i cittadini, nell’accoglienza di persone straniere”.
Il progetto europeo, basato sulle buone pratiche messe in atto nei vari Paesi membri, prevede, tra le altre attività, dei workshop tematici rivolti alla cittadinanza e alla società civile, articolati su tre temi specifici: diritto alla casa, integrazione nel mercato del lavoro, mobilitazione delle comunità ospitanti.
***
Famiglia siriana accolta a Torino da Diaconia valdese
Roma 30 gennaio 2019 – NEV (CS/12) – Una famiglia siriana composta da mamma, papà, sette figli di cui cinque minori è arrivata stamattina all’aeroporto di Fiumicino, grazie a un nuovo corridoio umanitario dal Libano, realizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con la Tavola valdese. Provengono dal campo profughi di Tel Abbas, a pochi chilometri dal confine con la Siria, e sono stati segnalati come casi particolarmente vulnerabili dall’associazione Operazione Colomba, che lavora sul campo. Dopo aver presentato regolare richiesta d’asilo, nove di queste persone saranno accolte dalla FCEI ed ospitate dalle strutture della Diaconia Valdese a Torino, mentre un’altra ragazza sarà presa in carico dalla Comunità di Sant’Egidio. Dopo il disbrigo delle pratiche burocratiche sono quindi partiti direttamente da Fiumicino, con un piccolo van e accompagnati da un mediatore culturale, alla volta del capoluogo piemontese.
A fine marzo si realizzerà il prossimo corridoio umanitario, con altre famiglie provenienti dai campi profughi libanesi. In totale, dal febbraio 2016, sono più di 1500 le persone arrivate in Italia, 2200 in Europa, in modo legale e sicuro, con i corridoi umanitari gestiti e promossi dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola Valdese, dalla Comunità di Sant’Egidio.
I corridoi umanitari sono regolati da un Protocollo d’intesa sottoscritto da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie; Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione; Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI); Tavola Valdese; Comunità di Sant’Egidio. Il primo Protocollo è stato firmato il 15 dicembre 2015. Valutata la sostenibilità del progetto ecumenico, che in meno di due anni ha accolto un migliaio di profughi, il 7 novembre 2017 ne è stato firmato un altro analogo per il biennio 2018/19 per altri 1000 profughi.
***
Seawatch su Governo italiano e Corte europea dei diritti dell'uomo
https://mediterranearescue.org/news/corteeuropeadirittiumanigovernoitaliano/
https://mediterranearescue.org/news/teamlegalemwditerraneacorteeuropeadeidirittidelluomo/
L'appello "Restiamo umani" sui media:
http://www.chiesavaldese.org/aria_press.php?ref=98
https://riforma.it/it/articolo/2019/01/22/restiamo-umani
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/migranti-appello-comune-cattolici-e-protestanti
http://www.vita.it/it/article/2019/01/22/restiamoumani-lappello-di-cattolici-ed-evangelici/150414/
https://www.chiesacattolica.it/restiamo-umani/
https://www.facebook.com/vaticannews.it/posts/2973538509338626
http://www.diocesipadova.it/restiamo-umani/
https://www.acistampa.com/story/migranti-cattolici-e-protestanti-insieme-dicono-restiamo-umani-10508
http://www.saluteinternazionale.info/2019/01/restiamo-umani/
http://www.padovanews.it/2019/01/22/restiamo-umani/
https://www.acistampa.com/story/migranti-cattolici-e-protestanti-insieme-dicono-restiamo-umani-10508
http://www.settimananews.it/carita/migranti-restiamo-umani/
https://www.romasette.it/sui-migranti-lappello-di-cattolici-e-protestanti-restiamo-umani/
https://www.vocetempo.it/restiamo-umani/
https://www.cittanuova.it/immigrazione-appello-comune-cattolici-ed-evangelici/
***
“Non siamo pesci”: Fanny, fuggita da un conflitto armato in Congo e per 19 giorni a bordo della nave Sea Watch – conferenza stampa
Roma 15 gennaio 2019 ore 12:00 presso Stampa estera, Roma. Durata: 1 ora 12 min, registrazione di Radio radicale, a cui hanno partecipato Christiane Groeben, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Marco Fornerone, pastore della Chiesa valdese di Roma, Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italia, Riccardo Gatti, capo missione di Open Arms, Lucia Gennari dell’Associazione Mediterranea e Luigi Manconi, presidente di “A Buon Diritto”.
Per aderire all'Appello sottoscritto da scrittori, intellettuale, esponenti della società civile, scrivere a: nonsiamopesci@gmail.com
L'elenco completo dei sottoscrittori verrà pubblicato su www.abuondiritto.it
http://www.nev.it/nev/2019/01/16/sea-watch-open-arms-e-la-politica-europea-nel-mediterraneo/
https://ilmanifesto.it/inchiesta-rifiuti-dissequestrata-laquarius/
Quali politica migratoria?
Il convegno della Diaconia valdese a Milano ha fatto il punto anche sulle rappresentazioni che abbiamo del fenomeno
di Paola Schellenbaum - Riforma, n. 5, 1 febbraio 2019
La seconda edizione del convegno nazionale della Diaconia valdese si è tenuta a Milano, una città che da tanti anni si impegna nell’accoglienza e nella integrazione/inclusione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, all’insegna di un invito a considerare questi fenomeni sotto la lente della complessità. In apertura, le parole del prefetto Renato Saccone, hanno incoraggiato a superare ogni sorta di speculazione per adottare una lente costruttiva: «Il problema non è confini aperti o chiusi, ma come governarli».
Dedicato al tema dell’accoglienza e alla rappresentazione del fenomeno, attraverso il ruolo dei media, che rischiano di amplificare messaggi semplicistici e talvolta fuorvianti o propagandistici, il convegno si è rivolto ad un ampio pubblico che ha seguito con attenzione le diverse sessioni. Nel pomeriggio la platea si è poi suddivisa in due gruppi: uno per operatori sociali e l’altra per giornalisti.
Volutamente impostato per affrontare discorsi generali e argomenti tecnici propri delle professioni d’aiuto, sensibili al burn-out, il convegno voleva essere un’occasione di approfondimento per dare strumenti di analisi e riflessione che avranno una loro efficacia nel lungo periodo per chi si cura degli ultimi.
“Prima gli ultimi” è infatti una parola che è risuonata in diversi interventi. Come ha ricordato il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini, «Dire ‘prima gli italiani’ significa dire ‘solo gli italiani’. Prima gli ultimi è invece il nostro mandato, la consegna che ci ha dato Gesú». Ha quindi aggiunto: «L’Europa bloccata di fronte a 47 migranti sulla Sea Watch è l’emblema di un fallimento. Su questo tema nessuno è innocente. Gli slogan e i semplicismi non risolvono nulla, ma ci sono gradi diversi di responsabilità», concetto poi ribadito anche al pomeriggio davanti ai giornalisti e alla presenza del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Alessandro Galimberti.
Il presidente della Csd/Diaconia valdese Giovanni Comba, in apertura, dopo aver ricordato l’allargamento del divario fra ricchi e poveri anche in Europa, ha sottolineato che «una politica migratoria che non apre nuove vie, sicure e legali, di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari». In diversi interventi della mattinata sono emerse le preoccupazioni per le recenti disposizioni in materia di sicurezza che vanno a colpire i diretti interessati ma che rappresentano una regressione per la nostra democrazia costituzionale.
Il concetto è stato ripreso dal teologo valdese Daniele Garrone, anche consigliere della Fcei, che ha completato il quadro mettendo l’accento sulla mancanza di umanità che si osserva spesso ormai. E “restiamo umani” è un motto che rimbalza nella società civile, anche a livello europeo, dove associazioni e organizzazioni fanno appello ai loro governi affinché sulla pelle dei migranti non si consumino tatticismi elettorali con espulsioni forzate e interruzione di progetti di inclusione.
Nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (Spuc, 18-25 gennaio) è stato sottoscritto un documento congiunto firmato da Tavola valdese, Comunità di Sant’Egidio, Fcei e segreteria della Conferenza episcopale italiana (vedi documenti) che esorta a salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari e aprire nuove vie di ingresso regolare in Europa. Garrone ha anche offerto un excursus storico: «L’idea di un’Europa democratica è stata la risposta a un secolo che ha portato milioni di morti e due guerre mondiali. Ignoranza, complicità e insipienza hanno portato alle leggi razziali. Che lezione viene dalla storia? Quale sarà l’assetto del pianeta fra 50 anni?». Solo ricordando i diritti inalienabili delle persone l’Occidente potrà salvare la propria anima.
Inoltre si è parlato delle politiche di asilo che non possono prescindere dalla riforma del «Regolamento di Dublino», dalle attività di ricerca e soccorso in mare, dall’apertura di vie legali e sicure, come enunciato dalla parlamentare europea Elly Schlein, che ha rimarcato l’esistenza di un’altra Europa, quella basata su solidarietà e fratellanza. Sul fronte della ricerca sociologica emergono elementi significativi per riorientare le politiche, secondo Luca Di Sciullo, del Centro studi e ricerche Idos, e Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università di Milano, che ha portato l’attenzione sulla visione ansiogena e distorta della realtà che si alimenta di false credenze: «il vero luogo dove si nascondono i migranti sono le case degli italiani dove le collaboratrici domestiche lavorano per un sistema di welfare parallelo e invisibile». E ha aggiunto: «il sovranismo ha vinto prima nelle menti delle persone che nelle urne».
La più che decennale esperienza del Servizio centrale SPRAR, rappresentato da Maria Silvia Olivieri, è stata raccontata attraverso le modalità dell’accoglienza: quanta conoscenza è stata profusa nel disegnare modelli, ancora in via di definizione, che la rendono diffusa sul territorio, integrata con la rete di servizi e emancipante. L’invito è ad essere tutti insieme “portatori di speranza”, per citare Alexander Langer. Questo consente anche di prendersi cura del presente incerto, facendoci «sentinelle – come ha detto Gad Lerner – per una resistenza linguistica e culturale»: il dibattito pubblico ha bisogno di rigenerazione.
***
Eugenio Bernardini @Mode_Valdese
Un grazie dal cuore a tutti e tutte coloro che ci stanno scrivendo via email per ringraziarci. (Non riusciamo a rispondere a tutti!) Per noi valdesi e metodisti è "solo" una testimonianza, da cristiani (come fanno anche tanti altri e altre), della nostra vocazione a seguire Gesù.
00:54 - 11 gen 2019
***
Video:
Nella puntata di domenica 27 gennaio, nell'intervista il sindaco di Siracusa cita la Chiesa valdese e la rete di chiese cattoliche, caritas, associazioni pronti all'accoglienza.
https://www.raiplay.it/programmi/chetempochefa/stagione2018-2019/puntate
https://www.youtube.com/watch?v=cQ1-0K_MQcs
https://www.youtube.com/watch?v=40zbnQ72Tss
#SeaWatch. FCEI e valdesi accolgono. Ma serve una strategia europea
Comunicato stampa congiunto Federazione chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese e Diaconia valdese
Roma (NEV/CS04), 10 gennaio 2019 – “Ringraziamo chi, finalmente, ha contribuito a chiudere una pagina vergognosa e disumana della politica europea – ha dichiarato il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini a commento della soluzione al caso Sea-Watch concretizzatasi nella notte fra i vertici del governo -. Siamo felici di dare il nostro contributo e ci occuperemo di queste persone riconoscendo la loro dignità, come abbiamo sempre continuato a fare con tutti, anche con tanti italiani, di cui noi ci occupiamo quotidianamente, come in generale le chiese cristiane in Europa fanno per tutti. La nostra priorità è aiutare chi è nel bisogno e nella sofferenza, tutto il resto viene dopo”.
Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che nei giorni scorsi è più volte intervenuto sul tema, ha detto: “Questa è una chiesa che accoglie. Lo abbiamo scritto nel nostro Manifesto per l’accoglienza e lo abbiamo messo in opera. Siamo tutti stranieri di qualcun altro. Gesù stesso, il Signore dei cristiani, è stato respinto quando era ancora nel grembo materno e poi perseguitato e ucciso da chi pensava di avere il potere di vita o di morte. Come cristiani italiani, amiamo il nostro prossimo e invitiamo alla fratellanza e alla sorellanza universali. L’importante è che si arrivi a una strategia europea dell’accoglienza, che non ceda di un millimetro sul rispetto dei diritti umani. È evidente la necessità di una proposta politica strutturata, collettiva, che abbia come parole d’ordine cooperazione, pace e giustizia. Il nostro apprezzamento a chi nel governo italiano ha lavorato a questa soluzione e auspichiamo vivamente che possa presto costituirsi una cabina di regia europea che operi stabilmente secondo le procedure attivate in questa occasione”.
L’ospitalità è totalmente a carico delle chiese protestanti grazie al finanziamento della Tavola valdese e a donatori, come per tutti i programmi rifugiati e migranti, primo fra tutti i corridoi umanitari promossi ecumenicamente dal 2015 insieme alla Comunità di Sant’Egidio.
“Siamo felici che questa situazione si sia sbloccata – ha affermato il presidente della Diaconia valdese Giovanni Comba -. Abbiamo dato la disponibilità ad accogliere queste persone così come ne abbiamo accolte centinaia tramite i corridoi umanitari. Siamo in attesa di conoscere i dettagli per predisporre un’accoglienza diffusa adeguata ai bisogni delle persone e delle famiglie. Grati agli italiani che ci hanno sostenuto e che continuano a farlo, anche economicamente, continueremo ad utilizzare le risorse che abbiamo a ‘disposizione a favore degli ultimi, italiani e stranieri. Nello spirito biblico ‘tratterete lo straniero come chi è nato tra voi’ (Levitico 19,34) ci auguriamo che l’Italia e l’Europa tornino ad avere una politica di accoglienza.”
Per ulteriori informazioni e per sostenere le attività dei progetti clicca qui:
https://www.diaconiavaldese.org/csd/pagine/come-sostenerci.php
https://www.mediterraneanhope.com/sostienici/
http://www.chiesavaldese.org/aria_cms.php?page=76
NUOVE STORIE DI INTEGRAZIONE
Roma, 9 gennaio 2019 – (NEV/CS03) – “Siamo felici che si sia risolta positivamente la questione dei migranti bloccati da giorni sulla Sea-Watch, ma allo stesso tempo non possiamo non ricordare che si è giunti a questa soluzione dopo 19 giorni di odissea in mare sulla pelle delle persone”, ha detto Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) all’apprendere che il caso dei 49 migranti è in via di risoluzione.
“Come protestanti italiani sosteniamo ormai da tempo le missioni di ricerca e soccorso in mare di Sea-Watch e Open Arms. È importante sottolineare che questa vicenda si sia conclusa con la redistribuzione dei naufraghi e l’assunzione di responsabilità di diversi paesi europei. Questa è sicuramente la strada giusta da percorrere per affrontare il fenomeno migratorio”, ha proseguito Negro.
“La Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha dato la disponibilità al Ministero dell’Interno per l’accoglienza di alcuni dei profughi della Sea-Watch che arriveranno nel nostro paese. Dalla nostra esperienza sappiamo che da queste vicende possono nascere belle storie di integrazione”, ha concluso.
***
Gad Lerner @gadlernertweet
È la #ChiesaValdese, già prima ideatrice e finanziatrice dei corridoi umanitari, ad accogliere i 15 #migranti della #SeaWatch. Eretici perseguitati per secoli, oggi i valdesi sono vigili testimoni di una umanità che rischiamo di perdere. GRAZIE
***
TG3
da 08:00 minuti
Intervista al moderatore nel programma Porta a Porta:
https://www.raiplay.it/video/2019/01/Porta-a-Porta-e272d3c0-8d09-4592-9164-9a927aa52795.html
Rassegna stampa di RBE:
https://rbe.it/2019/01/10/migranti-seawatch-accolti-valdesi-rassegna-stampa/
Rassegna stampa: crisi umanitaria Sea Watch
https://riforma.it/it/articolo/2019/01/10/felici-lo-sblocco-ma-resta-molto-da-fare
https://riforma.it/it/articolo/2019/01/08/sulla-pelle-degli-altri
https://riforma.it/it/articolo/2019/01/07/pronti-fare-la-nostra-parte
Nev:
https://www.nev.it/nev/2019/01/10/seawatch-fcei-e-valdesi-accolgono-ma-serve-una-strategia-europea/
https://www.nev.it/nev/2019/01/09/negro-disponibili-ad-accogliere-i-profughi-della-sea-watch/
https://www.nev.it/nev/2019/01/08/migranti-lettera-a-conte-risolvere-ora-il-caso-sea-watch/
English:
Rassegna stampa: Accoglienza migranti Sea Watch
https://www.ilpost.it/2019/01/11/chi-sono-i-valdesi/
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sea-watch-migranti-19-giorni-bloccati-in-mare-malta
https://www.wired.it/attualita/politica/2019/01/10/migranti-chiesa-valdese/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/accuse-false-zero-nei-titolima-talvolta-il-testo-e-peggio
https://www.evangelici.net/notizie/1547562774.html
https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2019/01/10/ricollocamenti-migranti-commissione-ue/227969/
https://www.cronacaqui.it/piemonte-dieci-migranti-della-sea-watch/
https://ilmanifesto.it/non-ci-interessa-soccorrere-il-governo-ma-solo-salvare-vite-umane/
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-01/sea-watch-mons-scicluna-ue-sia-sempre-presente.html
https://ilmanifesto.it/undicesimo-non-escludere/
http://www.ilgiornale.it/news/politica/laccoglienza-dei-protestanti-tempo-1627081.html
https://www.tpi.it/2019/01/10/chiesa-valdese-migranti-sea-watch/
https://www.tp24.it/2019/01/11/uomini-e-dei/intervista-moderatore-chiesa-valdese/129305
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2019/01/10/ADfidXfD-salvini_migranti_saranno.shtml
https://www.ilmessaggero.it/politica/migranti_salvini_ultime_notizie-4219648.html
https://www.firenzepost.it/2019/01/10/migranti-chiesa-valdese-tutto-pronto-per-laccoglienza/
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sea-watch-migranti-19-giorni-bloccati-in-mare-malta
http://news.leonardo.it/migranti-verranno-accolti-da-chiesa-valdese/
https://www.ilpost.it/2019/01/10/lega-m5s-migranti-sbarcati-malta/
http://www.imolaoggi.it/2019/01/10/migranti-chiese-evangeliche-pronti-ad-accogliere/
https://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/migranti-italia-accogliera-10-persone/
https://www.milanofinanza.it/news/migranti-l-italia-chiede-l-impegno-dell-ue-201901100835387113
https://formiche.net/2019/01/accordo-migranti-accordo-governo-conte/
Rassegna stampa estera:
In francese
https://www.atlantico.fr/node/3563148
https://francais.rt.com/france/57732-compromis-salvini-accepte-accueil-dizaine-migrants
In tedesco
https://www.vol.at/italiens-premier-besaenftigt-salvini-nach-streit-um-migranten/6056058
https://www.sn.at/politik/weltpolitik/eu-und-rom-kuendigten-gespraeche-zu-fluechtlingen-an-63904048
http://unternehmen-heute.de/news.php?newsid=546313
In spagnolo
https://www.elmundo.es/internacional/2019/01/13/5c3a2c93fdddffc18f8b474b.html
In inglese
https://ewn.co.za/2019/01/10/italy-far-right-minister-furious-after-migrant-deal
https://www.nytimes.com/2019/01/08/world/europe/migrants-stranded-sea-watch.html
https://www.ft.com/content/f9f21010-12e6-11e9-a581-4ff78404524e
https://euobserver.com/migration/143840
https://www.bbc.com/news/uk-wales-46760719
***
Una parola di augurio, nel dolore e nella gioia: Buon Natale!
Eccomi a te, sorella e fratello, con un pensiero pieno di affetto in vista di questo Natale 2018 che ci conduce velocemente verso il nuovo anno.
Ti penso preso da mille, piccole, occupazioni, giovane amico, pieno di vivaci e ansiosi momenti di preparativi. Non solo per il Natale, ma anche per l’anno nuovo che stai per inaugurare con i tuoi amici. C’è un poco di positiva frenesia in questo periodo particolare dell’anno quando si è giovani e pimpanti.?Ma penso anche e soprattutto a te, che non hai affatto voglia di festeggiare perché Natale ti ricorda altri Natali affollati di volti che oggi non ti fanno più compagnia. Penso a te che sei preoccupato per la tua salute o per il tuo lavoro, per i tuoi figli o per i tuoi genitori, per questa Italia piena di paure...?Io credo da sempre che Natale abbia, però, una parola ed un senso per tutte e per tutti.
Non so se ci hai mai riflettuto, ma proprio a Natale la notte è così lunga. Ed è allora che la luce brilla di più nelle tenebre. È Natale quando il freddo ti trafigge, quando la vita affaticata comincia a pesare, quando senti di più la sete e la fame per un poco più di fraternità e di comprensione.
Praticamente da sempre, uomini e donne hanno celebrato proprio in questo periodo dell'anno la luce che penetra malgrado tutto l'oscurità del mondo.?Al tempo dei Romani si celebravano i Saturnali. A metà dicembre, dal 17 al 23, durante un’intera settimana, la gente girava per le strade con delle lanterne e si scambiavano dei doni. Gli schiavi venivano trattati meglio e qualcuno si metteva persino a servirli.
Celebravano il dio Mitra. Era un dio che dava vita e prosperità, che prometteva la vittoria sul male. Guidava il carro del sole e si aspettava che alla fine dei tempi venisse ad abbracciare il mondo intero.?Il 25 dicembre era il giorno del sole invitto, imbattuto.
I cristiani hanno amato queste feste pagane che conoscevano. Hanno pensato, con grande naturalezza, che fosse la festa di Gesù Cristo. Chi meglio di lui suscita tenerezza nei nostri cuori? Chi, più di lui, mette nei nostri occhi lo sguardo della fraternità umana? Chi può, sorella e fratello, darci più coraggio nell’affrontare la vita? È lui, Gesù di Nazareth - hanno detto i primi cristiani - che ci aiuta meglio a credere alla luce di cui abbiamo tanto bisogno in questo periodo di stanchezza.
È dunque giusto che le festività di fine anno siano per tutti: cristiani, ebrei, musulmani, agnostici, atei, “giusti ed ingiusti”, credenti, non credenti, aspiranti credenti, perché Dio è il Padre di tutti gli uomini e di tutte le donne e probabilmente sorride delle nostre distinzioni. È Natale quando il povero dimentica tutte le offese e non sente più la fame (Matteo 25), quando il carcerato e l’ammalato sono visitati e accarezzati. È Natale quando finalmente sorge la speranza di un amore concreto, di un futuro possibile in cui credere e per il quale battersi. E' Natale, quando improvvisamente tacciono le bugie e la sofferenza trova un poco di dolcezza.
È Natale quando senti che la tua vita è accettata, è amata, è benedetta, sorella e fratello. Tu ed io sappiamo che solo Gesù ti e mi accoglie. Accetta di essere accolto e accolta. E sarà Natale.
Buon Natale, sorella e fratello,
Gianni Genre
***
In questo periodo d'Avvento invitiamo al culto, ogni domenica alle ore 10
tratto da: IL CENACOLO
PREGHIERE PER L’AVVENTO
Gli indiani nordamericani immaginavano che l’amore di Dio ci circondi e venga dalle quattro direzioni per stare con noi. La tradizionale corona dell’Avvento si presta bene a questa immagine, con il suo cerchio di sempreverdi illuminato da quattro candele che attraggono lo sguardo verso il centro, dove sta la candela di Cristo.
Insieme ci ricordano che l’amore di Dio in Cristo Gesù ci abbraccia e viene a noi attraverso i giorni e le stagioni della nostra vita, per renderci uno con Dio.
Dio della nostra nuova nascita, ricordiamo con cuore grato che sei venuto a noi nel passato e guardiamo con gioia al tuo ritorno ogni nuovo giorno. Riempici di gioia fiduciosa mentre anticipiamo le benedizioni e le opportunità che tu ci dai in Cristo. Fa che siamo attenti, o Dio, ai segni intorno a noi che ci parlano della venuta del Messia. Fa che i colori delle stagioni ci ricordino che aspettiamo il ritorno del tuo Figlio.
PRIMA DOMENICA DI AVVENTO: NUOVO INIZIO
Dio viene a dimorare tra di noi e a donarci pace, giustizia e amore. Noi attendiamo il rinnovamento della speranza, quando Cristo ritorna come l’alba di un nuovo giorno. Ad ogni alba cerchiamo un segno che possa essere questo il giorno in cui il Signore Gesù Cristo ritorna.
Lettura: Romani 13,11-1
Pensate a tutti i nuovi inizi della nostra vita, che sono venuti come un nuovo mattino nel cielo orientale. Dio ha portato davvero novità, freschezza e speranza nella nostra vita? Nel vostro cuore immaginate Cristo che viene a noi come l’alba di un nuovo giorno.
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO: AMORE DI DIO
Come il calore del sole in una giornata d’estate, l’amore di Dio ci circonda e ci dà forza. Man mano che la nostra fede aumenta, ci affidiamo sempre di più a Dio che ci nutre e ci aiuta a crescere.
Lettura: Romani 15,4-6
Forza e coraggio sono i frutti che ci vengono dall’imparare e crescere nel rapporto con Dio e con gli altri. Pensiamo a quante volte Dio ci ha aiutato o a un periodo in cui sapevamo di stare compiendo l’opera di Dio. Con l’aprirsi di nuove opportunità per servire gli altri, usiamo le nostre mani, le nostre voci e i nostri cuori per compiere l’opera divina.
TERZA DOMENICA DI AVVENTO: PAZIENZA E ATTESA
Un tramonto rosso e porpora nel cielo ad occidente è per noi il segno che il giorno seguente sarà bello. Alla fine della giornata deponiamo i nostri pesi e prepariamoci perché Cristo possa venire nella quiete della notte che s’avvicina.
Lettura: Giacomo 5,7-8
Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Rallegratevi per ciò che avete fatto finora e lasciate per il giorno dopo le cose che restano. Nel radioso tramonto cercate i segni che Dio è stato con voi e sarà con voi nei giorni che vengono.
QUARTA DOMENICA DI AVVENTO: FEDE E SPERANZA
Durante le lunghe notti noi ci affidiamo alla fede che abbiamo raggiunto quando era ancora giorno. Confidiamo che Dio ci tenga al sicuro durante la notte e sarà con noi nel nuovo giorno.
Lettura: Isaia 9,2-3. 6-7
Quando i momenti più freddi e oscuri della vita ci toccano, spesso ci feriscono e ci fanno sentire soli. Aneliamo alla prima luce di un nuovo giorno. Pazienza e forza nel nostro cuore ci dicono che la venuta del Signore è vicina.
Rendici sicuri, o Signore, che tu ci aiuti quando non sappiamo cosa fare da soli. Fortifica noi e tutti i tuoi figli come hai fatto nel corso dei secoli. Vieni ancora una volta a noi e a tutto il mondo.
VIGILIA DI NATALE: RALLEGRIAMOCI
Rallegriamoci! Il Cristo lungamente atteso è venuto a vivere tra noi e a rivelarci il grande amore di Dio per tutto il mondo. I giorni e le stagioni della nostra vita convergono ora al centro, dove il Cristo Bambino ci rende uno con Dio.
Lettura: Matteo 1,22-23
Immaginiamo che Dio faccia irruzione nella nostra vita da tutte le direzioni nello stesso tempo. Da sinistra e da destra, da davanti e da dietro, l’Amore è venuto a sollevarci in alto e a cullarci nelle sue mani tenere e amorevoli. Amen
Charlie Little Bird
***
Le chiese come strumento di pace
di Redazione, Riforma.it - 12 luglio 2018
In una lettera il segretario della Conferenza mondiale di chiese riformate elenca gli esempi di comunità capaci di farsi portatrici di valori fondamentali. Fra queste le chiese evangaliche italiane impegnae nell'accoglienza dei migranti
In una lettera che riproduciamo qui di seguito Chris Ferguson segretario generale della Comunione mondiale di chiese riformate, Wcrc, ricorda una serie di esempi di chiese riformate, in ogni angolo del mondo, capaci di far sentire alte le loro voci contro l'ingiustizia. La Comunione mondiale delle chiese riformate conta più di cento milioni di credenti, 233 chiese in 105 paesi e comprende congregazionalisti, riformati, presbiteriani, chiese unite e valdesi. Ha il suo ufficio operativo a Hannover ed è gestita da un comitato esecutivo di ventidue persone provenienti dai cinque continenti.
Ecco il testa della lettera:
La Chiesa presbiteriana colombiana ha fatto sentire la propria voce nel bel mezzo di un'amara e divisiva campagna presidenziale in cui era in gioco il futuro di un fragile accordo di pace che mira a porre fine a sei decenni di conflitto armato. Rispondendo a un "invito" da parte dei leader di alcune chiese evangeliche, rivolto a tutte le chiese cristiane, a «votare responsabilmente», sostenendo il candidato che prometteva di annullare l'accordo di pace, il pastore Milciades Pua, membro del Comitato Esecutivo del Wcrc, la Comunione mondiale di chiese riformate, ha scritto una lettera aperta elevando i valori Riformati radicati nel Vangelo in un atto profetico di testimonianza pubblica, concludendo, «uno dei principi della mia tradizione dice che le bugie non possono essere poste alla pari con la verità».
Una chiesa piccola è mossa dalle convinzioni della tradizione Riformata a rischiare di chiamare il male con il suo nome e a chiamare le bugie con il loro nome. Sostenuti dalla più ampia famiglia riformata mondiale sfidano la tendenza in atto e portano i valori della Scrittura a un dibattito in cui taluni cristiani usano la religione per giustificare l'ingiustizia e la violenza. Arrivando da anni di sofferenze, non solo desiderano la pace, ma la perseguono attivamente.
Negli Stati Uniti l'orrore dei bambini separati dai loro genitori e ingabbiati in condizioni disumane è giustificato dall'amministrazione Trump citando le scritture. Violenza, razzismo e ingiustizia hanno raggiunto un punto di non ritorno. Indifferenza e silenzio mettono in gioco l'integrità della fede nel Dio della Vita. Le chiese delle tradizioni Riformate negli Stati Uniti affrontano questo punto di svolta. La nostra ricerca di pace e impegno basati sulla fede per fare del bene ora deve mostrare pubblicamente il suo volto.
In entrambi i recenti incontri del Comitato esecutivo del Wcrc e nel Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese, i leader della Chiesa del Camerun hanno parlato della violenza, della persecuzione e dell'ingiustizia affrontate dagli anglofoni in Camerun in quello che è un conflitto civile praticamente non narrato dai grandi media. Le voci della Chiesa sono tra le poche a richiamare l'attenzione internazionale su un conflitto mortale che solleva lo spaventoso spettro di uccisioni di massa dello stesso livello di quanto visto in Ruanda. Inoltre: fai del bene, cerca la pace, non tacere, dice il salmista. Non passivamente ma in modo robusto, pubblicamente, attivamente. Persegui la pace: mettici dentro il tuo cuore.
I carichi di migranti salvati, molti dei quali richiedenti asilo, sono stati respinti dai porti europei. I leader discutono su come impedire alle persone di venire in Europa mentre continuano le azioni e le politiche economiche, commerciali, militari che alimentano i conflitti e accrescono la povertà, distruggono l'ambiente e perpetuano l'ingiustizia sistemica in Africa, Asia e Medio Oriente. Le voci coraggiose della chiesa in Italia, Grecia, Germania e altri paesi fanno eco al salmista: non respingere le barche ... allontanati dal male ... vai oltre la difesa dei confini ... cerca la pace ... perseguila.
Nella penisola coreana le chiese del Sud e del Nord sono state tra quelle che hanno cercato e perseguito la pace per 70 anni, e ora c'è stata una svolta radicale, quasi miracolosa, dal male. Guidata dai leader della Corea del Nord e della Corea del Sud, la Dichiarazione di Panmunjom è emersa da un vertice storico e ha detto «non più guerra». Questo ha dato il via ad un vertice importante e pieno di speranza a Singapore che ha rivendicato la richiesta di pace e la denuclearizzazione della penisola coreana e di tutto il nord-est asiatico.
Il salmista ci ricorda che il nostro impegno si basa su un movimento attivo e dinamico, soprattutto nello sforzo sostenuto nel cercare e perseguire la pace. Se l'allontanamento dal male deve essere duraturo, richiede a tutta la famiglia riformata mondiale, tra tutti gli altri, di abbracciare la possibilità di pace della Dichiarazione di Panmunjom e sostenere le chiese del Nord e del Sud per perseguirla; non essere distratti da battute d'arresto, non mancare di cogliere ogni nuova opportunità di fare del bene.
Nel concludere questa riflessione, metterò tutto questo in un altro modo: nella nostra storia recente il male è fiorito e la pace è stata lontana da noi, eppure le chiese della nostra famiglia sono state colte dalla Parola vivente di Dio che risuona chiaramente nel Salmo 34 e hanno chiesto a tutti di allontanarsi da quel male - per vedere che non tutto è perduto che attraverso la grazia di Dio il bene può emergere, che la pace è possibile e che siamo tenuti a perseguirla. Grazie a Dio è esattamente quello che stiamo facendo, sapendo che Gesù è il Principe della pace.
***
GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO: 20 GIUGNO
Dal sito della Tavola Valdese:
Soccorso ai migranti: evangelici a bordo
La nave Open Arms lascerà a breve il porto per andare incontro all'Aquarius per accompagnarla nell'ultimo tratto del suo travagliato viaggio fino al porto di Valencia.
A bordo della nave della ONG spagnola Proactiva Open Arms, con la quale ha recentemente firmato un accordo di collaborazione la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, si troveranno anche una troupe della trasmissione Protestantesimo e di Radio Beckwith e il pastore valdese Marco Fornerone, che torna a bordo della Open Arms dopo aver partecipato con alcuni giorni di lavoro volontario alla manutenzione straordinaria della nave appena conclusasi.
"Come evangelici la coscienza ci impone di essere presenti nel mostrare solidarietà a queste persone - dichiara il pastore Fornerone - e allo stesso tempo nell'affermare che la loro sicurezza e dignità non devono essere oggetto di calcolo politico né della paura creata ad arte per quello stesso calcolo".
***
Roma (NEV), 15 giugno 2018 – “Anche quest’anno la FCEI partecipa convintamente alla Giornata mondiale del rifugiato dichiarando l’assoluta attualità di questo tema che interroga la coscienza dell’Italia e dell’Europa” ha affermato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, in occasione dell’appuntamento indetto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si celebra ogni anno il 20 giugno.
“Come evangelici impegnati attivamente nell’azione di accoglienza dei richiedenti asilo, nel salvataggio in mare e nell’organizzazione di vie legali e sicure per la loro protezione, come avviene con i ‘corridoi umanitari’, rinnoviamo il nostro impegno alla solidarietà e alla più alta tutela di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione italiana e dalle norme internazionali. Ribadiamo il nostro impegno ecumenico che, ad esempio nella collaborazione con la comunità di Sant’Egidio, ci ha consentito di ottenere risultati molto concreti, ed è questa strada ecumenica a servizio di chi è perseguitato e bussa alla nostra porta che intendiamo proseguire nella nostra azione di testimonianza e solidarietà” ha concluso Negro.
Fra le numerose iniziative per la Giornata, segnaliamo l’appuntamento a Torino “Ascolta la mia storia, ti racconto le mie passioni”, durante il quale verrà raccontata l’esperienza dei corridoi umanitari attraverso il video “Portami via” della regista Marta Cosentino insieme alla pastora Maria Bonafede, consigliera FCEI. A seguire, l’intervento sulle “Strategie di integrazione” di Paolo Naso, coordinatore FCEI per il programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope (MH). Qui, il programma della Giornata mondiale del rifugiato a Torino.
In Sicilia, la Casa delle culture invita a partecipare alla Giornata mondiale del rifugiato 2018 a Scicli organizzata in collaborazione con la Caritas Diocesana di Noto e il patrocinio del Comune, con la presenza e le testimonianze di varie associazioni che si occupano di accoglienza e diritti.
Infine, com’è ormai consuetudine da diversi anni, si tiene a Roma la preghiera ecumenica “Morire di speranza” promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Caritas italiana, Fondazione Migrantes, ACLI, Casa Scalabrini 634 e Associazione papa Giovanni XXIII. Appuntamento giovedì 21 giugno ore 18,30 presso la Basilica di santa Maria in Trastevere.
***
Roma (NEV), 14 giugno 2018 – I temi al centro della recente “Conferenza distrettuale” dei rappresentanti delle chiese metodiste e valdesi del Sud Italia (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), erano – complice anche la particolare collocazione geografica di queste comunità – legati all’immigrazione e all’accoglienza di rifugiati e migranti.
In vista del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (in agenda quest’anno dal 26 al 31 agosto a Torre Pellice in Piemonte), il IV Distretto, in particolare, “si rallegra della prosecuzione del progetto Mediterranean Hope (programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ndr) e lo considera componente prezioso e integrale del proprio lavoro di testimonianza sul territorio; esprime il timore che, in presenza di rigurgiti xenofobi nel nostro paese, ne facciano le spese i soggetti più vulnerabili, tra i quali gli stessi migranti”. Pertanto, i rappresentanti di chiese e i pastori del IV Distretto – riuniti a Guardia Piemontese (CS) dall’8 al 10 giugno – hanno ribadito “la propria ferma posizione a favore della difesa dei diritti umani e dell’antica e consolidata legittimità del salvataggio delle vite in mare”. Motivo per cui salutano con favore iniziative di sostegno in tal senso, quali ad esempio il progetto di collaborazione, avviato a fine maggio, tra la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e la ONG spagnola Proactiva Open Arms, nonché la sottoscrizione della campagna europea Welcoming Europe.
I quattro Distretti delle chiese metodiste e valdesi si riuniscono in queste settimane in vista del prossimo Sinodo. A inizio mese si è riunito il I Distretto (Valli valdesi del Piemonte), che si è focalizzato sul tema della diaconia. Il II (Nord) e III Distretto (Centro), si riuniscono dal 15 al 17 giugno, rispettivamente a Torre Pellice (TO) e a Casa Cares, Reggello (FI). Sul tappeto: vita delle chiese, ecumenismo, ecclesiologia, Essere chiesa insieme (ECI) e interculturalità.
***
La Diaconia Valdese CSD esprime solidarietà e vicinanza alle bambine e ai bambini accolti sulla nave Acquarius, così come alle donne e agli uomini che sono rimasti ostaggio di questa incredibile odissea creata solo per rincorrere la pericolosa narrazione delle paure, del rancore e dell'odio. Siamo convinti che queste azioni potranno solo determinare ulteriori fratture, conflitti e incomprensioni fra le persone.
***
Altri 75 siriani giunti in Italia grazie ai «Corridoi umanitari»
di Gian Mario Gillio, 29 maggio 2018 - Riforma.it
Naso: «Un progetto attuato nel pieno rispetto della legge e delle tradizioni umanitarie e civili che appartengono all’Italia»
Questa mattina sono giunti dal Libano all’aeroporto di Fiumicino 75 profughi (di cui 35 al di sotto dei 14 anni) grazie ai «Corridoi umanitari», promossi da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la Tavola Valdese e la Comunità di Sant’Egidio, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. I rifugiati siriani si aggiungono alle 1500 persone arrivate in Italia, in Francia e in Belgio, in modo legale e sicuro, dal febbraio 2016.
«Viva l’Italia», hanno gridato i bambini siriani atterrati stamane. Un ringraziamento al nostro paese che hanno ripetuto in occasione della consueta foto di gruppo al temine della conferenza stampa tenutasi alle 11 nella sala attrezzata dalla struttura aeroportuale e indetta per salutare gli ospiti e per presentare ai giornalisti le tante storie di vita. All’incontro, sono intervenuti per i saluti istituzionali il professor Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope (Mh) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e in rappresentanza delle chiese metodiste e valdesi, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio e i rappresentanti del ministero dell’Interno, la vice prefetta Donatella Candura e il vice ministro degli Esteri, Mario Giro.
«Vorrei dedicare a questo nuovo arrivo, che per noi è una festa e una gioia, a un bambino, Miracle. Un neonato di due chili e cento grammi approdato due giorni fa sulle coste siciliane dopo la difficile e pericolosissima traversata del mar Mediterraneo. Poi – ha detto Paolo Naso –, vorrei deidiace questo giorno anche a Joud, un bellissimo bambino di cinque mesi che oggi è in mezzo a noi. Il padre di Joud è riuscito a fuggire dalla guerra, a lasciare il campo profughi che aveva raggiunto e, infine ad approdare in Libano. Oggi la loro fuga è finita, tutti e due sono in mezzo a noi. Joud è arrivato in sicurezza, un viaggio ben diverso da quello di Miracle, con un regolare volo di linea. Questo è il senso di ciò che ci spinge a proseguire e a far conoscere nel mondo l’esperienza dei “Corridoi umanitari”. Per questi motivi – prosegue Naso –, come promotori dell'iniziativa, vorremmo che i "corridoi" in futuro possano diventare, sempre più, una pratica per tanti paesi e nazioni. Proprio oggi in Germania si sta discutendo per adottare, esportandolo come hanno fatto già altri paesi europei, il nostro modello di accoglienza. Siamo orgogliosi di quanto fatto sino a ora. Un progetto, quello dei corridoi umanitari", attuato nel pieno rispetto della legge e delle tradizioni umanitarie civili che fondano e appartengono all’Italia. Che Dio vi benedica», ha concluso Naso.
Dopo mesi, spesso anni, trascorsi nei campi profughi in situazioni di estrema precarietà e senza possibilità di frequentare la scuola per i bambini, i rifugiati da oggi saranno accolti nel nostro Paese grazie alla generosità di tanti italiani che hanno offerto le loro case, associazioni, parrocchie, strutture diaconali e verranno inseriti in percorsi di integrazione attraverso l’apprendimento della lingua e l’inserimento lavorativo. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso.
«Siete a casa vostra – ha detto, infatti, il presidente di sant’Egidio Marco Impagliazzo –. Come dite voi, “casa mia e casa tua”. Oggi ci sono tra di voi più di venti ragazzi, bambini, che sono la nostra speranza per il futuro, sia dell’Italia che della Siria. Siamo qui per garantirvi cure, protezione e amicizia e per questo vorrei ringraziare l’Italia e gli italiani. Oggi – ha proseguito Impagliazzo –, entrando in questo aeroporto avete urlato “grazie Italia, viva l’Italia”. L’Italia, atraverso i “corridoi umanitari”, ha dimostrato una grande accoglienza. L’Italia è fatta da tanti italiani capaci di accogliere; nelle comunità nelle loro case nelle loro strutture e parrocchie. L’Italia vi accoglie perché la guerra in Siria non è finita, perché la sofferenza vostra e di tanti vostri conterranei non è finita. Tutti ciò che noi facciamo – ha concluso Impagliazzo –, lo facciamo con il cuore. Di fronte alla tragedia siriana dobbiamo avere un cuore aperto e ospitale. Oggi voi siete accolti non solo in Italia, ma nel nostro cuore».
In meno di due anni sono arrivati oltre mille profughi giunti in sicurezza in Italia grazie al protocolo sottoscritto il 15 dicembre del 2015 tra la Fcei, la Comunità di Sant’Egidio e i ministeri degli esteri e dell’Interno: «Oggi è un giorno di gioia per noi e per voi – ha detto la vice prefetta Donatella Candura in rappresentanza degli interni –, ora, però, vi aspetta un cammino e un percorso nel quale incontrerete delle difficoltà, troverete nel vostro percorso usi e costumi diversi. Il mio augurio è quello di non scoraggiarvi, noi siamo qui per aiutarvi nel vostro difficile percorso».
Anche il vice ministro Mario Giro, nel dare il suo benvenuto ha ricordato: «Nel sorriso di tutti voi c’è la speranza per il futuro. Noi non dimentichiamo la guerra nel vostro paese e ci sentiamo responsabili come italiani, come europei e come occidentali, proprio perché questa non è stata fermata. Una guerra che purtroppo dura da sette ininterrotti anni, più della Seconda guerra mondiale; una guerra che vi ha costretti all’esodo, alla fuga e a sofferenze atroci. La Siria era un bel paese e dovrà tornare ad esserlo. I “Corridoi umanitari” sono per noi, e spero anche per voi, una piccola luce di speranza».
I principali obiettivi dei Corridoi umanitari: evitare viaggi dei profughi con barconi della morte nel mediterraneo; contrastare il micidiale business degli scafisti e dei trafficanti di uomini; concedere a persone in condizione di vulnerabilità, famiglie con bambini, donne sole , anziani, malati persone con disabilità un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo; consentire di entrare in Italia in modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede necessari controllo da parte delle autorità italiane.
***
Roma, 2 maggio 2018 (NEV/CS21) – “La nostra solidarietà alle associazioni, ai cittadini e alle cittadine che stanno assistendo i migranti in condizioni di difficoltà e vulnerabilità sui sentieri che collegano l’Italia alla Francia”. Lo afferma Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope–Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), alla vigilia della sentenza preliminare relativa al caso di tre attivisti – due svizzeri e una italiana – accusati di associazione criminale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo scorso 27 aprile hanno partecipato a una marcia da Bardonecchia a Claviere-Briançon, e sono stati arrestati dalla gendarmeria francese alla fine della manifestazione, svoltasi senza incidenti.
“Abbiamo fiducia nella magistratura francese – conclude Naso – ma non possiamo sottrarci al dovere morale di rivendicare il diritto alla solidarietà e al soccorso umanitario, sia sui sentieri di montagna che sulle acque del Mediterraneo”.
La FCEI è tra i promotori italiani dell’iniziativa dei cittadini europei (ICE) “Welcoming Europe – per un’Europa che accoglie” che, tra le altre cose, chiede l’abolizione a livello dell’Unione europea del reato di soccorso. E’ possibile firmare la petizione andando sul sito della campagna.
***
Perugia (NEV), 16 aprile 2018 – La Sala della Vaccara del Palazzo dei Priori di Perugia ha registrato il tutto esaurito per il panel dal titolo “Luci ed ombre dei corridoi umanitari: funzionamento, prospettive e rappresentanza mediatica”, svoltosi ieri sera, domenica 15 aprile, nell’ambito della XII edizione del Festival internazionale di giornalismo.
Scarica il comunicato stampa dalla newsletter di Mediterranean Hope!
***
4 aprile 1968 muore Martin Luther King
da Riforma.it - 03 aprile 2018
La chiesa valdese di Pinerolo ha dedicato il culto del Venerdì Santo a Martin Luther King. Si può leggere il foglio con la liturgia alla pagina "Educazione alla fede": http://www.pinerolovaldese.org/pinerolovaldese/educazione-alla-fede.php
Riforma (www.riforma.it) dedica una serie di articoli e riflessioni in occasione dei 50 anni dall’assassinio di M. L. King, pastore battista e leader del movimento nonviolento per i diritti civili degli afroamericani
Memphis 4 aprile 1968: il trentanovenne Martin Luther King jr, pastore battista e leader del movimento nonviolento per i diritti civili degli afroamericani in America, veniva ucciso sul balcone del Lorraine Motel da un colpo di fucile di precisione.
A cinquant’anni da quell’assassinio si terranno negli USA, ma anche in Italia, moltissimi eventi ed iniziative che ricorderanno la figura del dottor King, premio Nobel per la pace.
Con una serie di articoli che vanno dal 3 al 6 aprile, Riforma prova a ripercorrere alcuni momenti della complessa vita di King e del movimento per i diritti civili che non solo cambiò gli Stati Uniti d’America ma anche il resto del mondo.
Nell’articolo che apre oggi la serie, il pastore Italo Benedetti ricostruisce il backgroud culturale e spirituale che portò il giovane King a diventare il paladino dei diritti civili. Seguiranno nei prossimi giorni: il contributo del prof. Massimo Rubboli, docente emerito di Storia dell'America del Nord all’Università di Genova, che propone di rileggere M. L. King al di là della costruzione del mito che ne ha fissato l’immagine al famoso discorso pronunciato nel 1963 “I have a dream”, offuscando la figura radicale che King fu negli anni seguenti: dichiarato oppositore della politica estera americana, che chiedeva che la giustizia si estendesse non solo agli afro-americani ma anche a tutti gli americani poveri. Ecco poi un ritratto di Rosa Park, donna di fede e convinta attivista, il cui gesto politico di non cedere il posto sull’autobus ad un bianco diede inizio al famoso boicottaggio dei mezzi di trasporto pubblici a Montgomery. Segue una riflessione sul carattere redentivo della sofferenza immeritata nella vita e nel pensiero di M. L. King, a cura del pastore Massimo Aprile. Ecco quindi un’intervista al pastore battista David E. Goatley, direttore esecutivo della Lott Carey International e membro del Consiglio direttivo della National Association for the Advancement of Coloured People, la più antica organizzazione per i diritti civili degli afroamericani, sull’eredità di M. L. King alla prova del razzismo ancora vivo negli Stati Uniti d’America. Infine, Maurizio Girolami restituisce un’istantanea di cosa accadeva in Italia, in particolare nelle chiese italiane, nell’anno in cui veniva assassinato King.
La serie di articoli sarà pubblicata anche sul settimanale Riforma - Eco delle valli valdesi. Buona lettura!
***
Il biotestamento è legge. Soddisfazione del coordinatore della Commissione bioetica battista-metodista-valdese
Luca Savarino: “Finalmente riconosciuto quello che è un diritto fondamentale”
Roma, 14 dicembre 2017 (NEV/CS63) – Soddisfazione per l’approvazione al Senato della legge che disciplina le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” è stata espressa da Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia.
“E’ una conquista per l’Italia che non ha nulla di rivoluzionario – ha dichiarato all’Agenzia NEV –, ma semplicemente ci pone sullo stesso piano della stragrande maggioranza dei paesi europei e occidentali”.
Una legge che ribadisce l’importanza del “consenso informato” nella relazione medico-paziente, un dato che agli occhi di Savarino riconosce due elementi fondamentali: “da un lato la relazione medico-paziente che si basa sulla fiducia e la collaborazione reciproca, ma dall’altro la facoltà del paziente di avere l’ultima parola riguardo ai trattamenti a cui vuol essere sottoposto”.
Inoltre, “è un testo esente da ogni deriva eutanasica, esplicita o velata – aggiunge Savarino – che ha come pregio ulteriore quello di permettere la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiali a pazienti in stato vegetativo persistente”.
Anche se è probabile che questa legge verrà “effettivamente utilizzata da una stretta minoranza di persone, come accade in tutti i paesi che hanno adottato le direttive anticipate di trattamento – conclude Savarino -, essa tuttavia ha il merito di riconoscere un diritto fondamentale che è ampiamente condiviso dalla maggioranza dei cittadini, ivi compresa larga parte del mondo cattolico-romano”.
***
Dopo TorrePellice e LusernaSanGiovanni, Città di Pinerolo vuole diventare nel 2018 il terzo comune della Regione Piemonte "amico della demenza"
Un importante riconoscimento promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in cui l'Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei. Sono 200 i comuni in Gran Bretagna, solo 9 in Italia, gli unici due in Piemonte sono quelli della val Pellice, grazie anche al lavoro della Diaconia Valdese, di XSONE Diaconia Valdese - COV e del Rifugio Re Carlo Alberto.
Conferenza stampa a Pinerolo:
https://www.facebook.com/RadioBeckwith/videos/1723036831113587/
***
Eutanasia sì o no? Aperto il dibattito nelle chiese evangeliche
Nev - 27 luglio 2017 - La Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia ha recentemente licenziato un nuovo documento sul fine vita. Il testo, che propende a favore di una legalizzazione dell’eutanasia, è ora oggetto di discussione nelle singole chiese
Le delicate questioni di fine vita tornano al centro dell’attenzione delle chiese evangeliche italiane, dopo che la Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi (BMV) ha licenziato a maggioranza un nuovo testo intitolato: “E’ la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante”.
«Dopo due anni di lavoro – spiega Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica BMV – proponiamo alle chiese questo testo con cui auspichiamo di avviare all’interno delle singole comunità, ma anche nel più ampio spazio pubblico italiano, un dibattito sereno e approfondito sui temi dell’eutanasia e del suicidio assistito».
Nelle conclusioni del documento si legge: “Tale dibattito dovrebbe essere condotto tenendo a mente sia le evidenze scientifiche a oggi disponibili, sia i dati sulla legislazione dei paesi che negli ultimi venticinque anni hanno intrapreso un simile percorso. Nella consapevolezza di affrontare un tema controverso, abbiamo tentato di distinguere tra diversi livelli del discorso, che spesso si intrecciano e si confondono reciprocamente. Tra il piano scientifico, quello etico e quello giuridico, innanzitutto. Tra un’etica cristiana, che si rivolge principalmente alle comunità di fede, e un’etica secolare, che fa uso di argomentazioni potenzialmente universali in secondo luogo, il nostro punto di vista, aperto dalla fede, non pretende di assolutizzare una morale speciale, ma è attento al contesto entro cui le scelte individuali e le dinamiche politiche avvengono”.
Il tema della dolce morte è delicato e nelle chiese protestanti, anche a livello europeo, c’è disaccordo. Tuttavia, la Commissione bioetica BMV propende per una linea più possibilista a favore dell’eutanasia. «E’ giusto che si discuta – afferma Savarino -; le posizioni divergono anche all’interno della nostra stessa Commissione, tant’è che il testo non è stato votato all’unanimità. Nel panorama del protestantesimo storico da almeno quarant’anni sono compresenti due differenti linee di pensiero sui temi del fine vita. La prima, largamente maggioritaria, è quella che ritroviamo nel documento della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) “Un tempo per vivere e un tempo per morire”, in cui l’eutanasia è vista come profondamente problematica sul piano etico, mentre sul piano culturale la sua legalizzazione equivarrebbe alla sua banalizzazione. La seconda è quella che compare per la prima volta nel 1972 in un rapporto del Sinodo della Chiesa riformata d’Olanda dal titolo “Eutanasia. Significato e limiti della terapia medica”, e che per certi aspetti caratterizza anche i nostri documenti».
Il nuovo documento, già inviato alle chiese, verrà presentato da Savarino in occasione del prossimo Sinodo delle chiese metodiste e valdesi in agenda dal 20 al 25 agosto a Torre Pellice (TO). Il dibattito è aperto.
Per approfondimenti clicca qui.
Diritto di scelta sul fine vita. La posizione protestante
La riflessione interna alle chiese evangeliche relativamente alla necessità di una legge sul “testamento biologico” nasce diversi anni fa, mettendo al centro l’autodeterminazione dell’individuo in materia sanitaria.
Roma (NEV), 26 gennaio 2017 – Il 30 gennaio torna in aula il “testamento biologico”. La proposta di legge è stata varata all’unanimità dalla Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, ma vede già più di 2500 emendamenti. In tema, e in particolare sul diritto di scelta di ogni individuo, le chiese protestanti italiane hanno da tempo avviato una riflessione. A più riprese si sono espresse contro il “sondino di stato” e a favore dell’autodeterminazione in materia sanitaria. Una battaglia che ha coinvolto intere comunità nel tentativo di sensibilizzare le coscienze sul delicato problema del fine vita e sulla necessità di una buona legge sul testamento biologico.
Esattamente dieci anni fa, nel 2007, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (massimo organo decisionale della chiesa) aveva approvato una mozione favorevole al testamento biologico, in cui si legge: “E’ principio di civiltà dare voce, attraverso una legge, alle scelte della persona compiute con coscienza e volontà e in previsione di una futura incapacità nell’esprimere validamente il suo pensiero”. A questo proposito gli evangelici italiani hanno sempre ricordato il caso tedesco, dove già nel 1999 la Chiesa evangelica in Germania (EKD) e la Conferenza episcopale tedesca (DBK), in collaborazione con la Comunità delle chiese cristiane in Germania (ACK), hanno licenziato il primo documento congiunto intitolato: “Direttiva sul Testamento biologico cristiano”.
Ma da cosa nasce questa impostazione delle chiese evangeliche relativamente ad una materia così delicata? Spiega Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica della Tavola valdese: “Se dovessimo tentare di sintetizzare in poche righe l’’apertura’ che spinge i membri di una confessione religiosa minoritaria a dire sì all’approvazione di una legge sulle direttive anticipate, potremmo dire che essa si sostanzia in primo luogo come inclinazione alla laicità. E’ nostra intenzione prendere sul serio il contesto pluralistico entro cui viviamo, senza pretendere che le nostre posizioni sui temi etici, che certo riteniamo moralmente giustificate, ma che sappiamo legate a una scelta di fede, debbano essere imposte per legge all’intera comunità umana. E’ nostra convinzione che il ruolo di una Chiesa non sia quello di emanare leggi per impedire che gli individui pecchino, ma di dar da pensare, per far sì che gli individui scelgano in maniera consapevole. L’etica protestante non rifiuta l’idea che esistano norme etiche, rifiuta piuttosto i principi etici assoluti, come quello della sacralità della vita. Un rifiuto che nasce dalla consapevolezza di essere collocati, come credenti e come cittadini, in un ambito che potremmo definire ‘penultimo’, e dalla convinzione che qualsiasi prospettiva etica legalistica e astratta sia destinata a rivelarsi dispotica”.
Il nome di padre e madre
Se si riconosce il ruolo della donna nella società, è giusto riconoscerlo anche nel cognome che portano figli e figlie. Una decisione che dovrebbe influenzare il mondo della politica
Di Matteo De Fazio, Riforma-Eco delle Valli valdesi, n. 44, 18 novembre 2016
La settimana scorsa la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima «l’automatica attribuzione» del cognome paterno ai nuovi nati se i genitori hanno una volontà diversa. La legittimità costituzionale dell’attribuzione automatica del cognome paterno era stata sollevata dalla Corte di appello di Genova dopo che una coppia aveva chiesto di poter dare entrambi i cognomi al figlio. Nel 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva condannato l’Italia per la discriminante assenza di legislazione in merito, e d’ora in poi i genitori potranno dare il doppio cognome ai figli. Abbiamo commentato la notizia con il pastore Paolo Ribet, che è in servizio alla chiesa valdese di Torino ed è coordinatore della Commissione «Famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità» nominata dalla Tavola valdese.
– Che cosa significa questa decisione?
«Sui giornali questa decisione è comparsa come un fulmine a ciel sereno, ma è il prodotto di una battaglia che dura già da diversi anni: una battaglia in cui si rivendica, di fatto, la parità di genere. La discendenza è sempre stata al maschile, come dice la parola stessa, “patronimico”. Nel momento in cui riconosciamo il ruolo della donna nella società, dobbiamo anche riconoscerlo nel nome che i figli portano. La cosa che colpisce è che la Corte costituzionale arrivi dove non arriva il Parlamento, e ciò che deve farci riflettere è il ritardo sistematico culturale del nostro organo legislativo: perché siano riconosciute libertà e diritti civili spesso bisogna attendere due generazioni. La legge sulla libertà di culto, per esempio, è statica da decine di anni, riavviata o ferma, così come altre leggi di avanzamento culturale che si impantanano e rimangono bloccate dalle procedure. Per fortuna i diritti vengono riconosciuti al- meno dalla Corte costituzionale, la quale legge la Costituzione non alla luce del 1948, ma alla luce delle necessità di oggi».
– L’aspetto giuridico però non basta, giusto?
«Esatto, infatti dall’altra parte occorre fare attenzione, perché personalmente vedo il pericolo di un ritorno al maschilismo. Ci sono dei passi avanti nella società, ma nel contempo delle reazioni e dei passi indietro nella vita privata: si pensi al numero dei femminicidi che continuano, e all’incapacità del maschio di comprendere la reale dignità della donna con cui condivide la sua vita. Anche l’elezione di Trump ci colpisce in questo senso: il suo atteggiamento maschilista è stato comunque votato, anche dalle donne, come oggetto di speranza per il futuro, che però rischia di lasciare in secondo piano la dignità».
– Come si inserisce questa sentenza nel dibattito tra «famiglia tradizionale» e «nuove famiglie»? «La decisione della Consulta costringerà il mondo politico a prendere atto della realtà e di una dimensione dell’attualità. Spesso si pensa che i diritti degli altri vadano a ledere i propri: se si riconosce a un altro il diritto alla dignità, io perdo qualcosa. Questo ragionamento sta nella testa di molte persone che si chiudono di fronte alle nuove realtà che emergono. Come società e anche come Chiesa valdese – Unione delle chiese e metodiste e valdesi dobbiamo ribadire, sostenere e affermare con forza che la libertà di tutti porta a un accrescimento della libertà di ognuno. Le libertà degli altri non limitano quelle del singolo. Solo quando tutti hanno la stessa dignità, la libertà è goduta in modo pieno e totale. Per le famiglie, queste notizie rappresentano dei passi avanti, mai dei passi indietro».
SCHEDA
Come cambia il cognome
La prima volta che in Parlamento si è parlato di attribuzione del doppio cognome al figlio risale a 40 anni fa.
FINO A OGGI
In caso di matrimonio:
– Viene attribuito sempre il cognome del padre: non esiste norma specifica a riguardo, ma si desume da una serie di norme del Codice civile in tema di matrimonio e figli;
– Viene aggiunta la possibilità del cognome materno secondo il Dpr n. 396 del 3 novembre 2000. È necessaria una lettera motivazionale da parte del figlio maggiorenne o dei genitori al prefetto. Si può aggiungere il cognome se la madre è personaggio celebre e suo cognome può dare giovamenti al figlio, oppure per ragioni sentimentali o affettive, o per rischio di derisioni. Nel 2010 su 1.645 richieste vi sono state 1.529 autorizzazioni e 116 dinieghi.
In caso di coppie non sposate:
– È sempre stato attribuito il cognome del padre (articolo 262 del Codice civile);
– Il cognome della madre era attribuito se il padre non riconosce subito il figlio, ma solo in un secondo momento, quindi si avrà doppio cognome;
In caso di un genitore di nazionalità estera:
– Il figlio può richiedere l’applicazione delle norme anche del paese in cui risiede il genitore straniero.
SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE – NOVEMBRE 2016
– Viene dichiarata illegittima la norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio, in presenza di una diversa volontà dei genitori.
Si fa riferimento a un giudizio del 7 gennaio 2014 della Corte europea per i Diritti dell’uomo che ha stabilito che l’attribuzione automatica del cognome del padre è una chiara discriminazione basata sul sesso, in particolare dell’articolo 8 e del 14 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Già nel 1995 e nel 1998 il Consiglio d’Europa aveva chiesto agli Stati mem- bro di adeguare le proprie norme, e un’altra sentenza della Consulta nel 2006 aveva già a sua volta dichiarato non coerente con i principi costituzionali l’attribuzione del solo cognome paterno.
Si tratta quindi di sentenze, manca una legge quadro.
LEGGE SU COGNOME DEI CONIUGI E DEI FIGLI – IN ATTESA DEL VOTO DEL SENATO DOPO IL SI’ DELLA CAMERA
– La proposta di legge presentata il 20 marzo 2013, approvata dalla Came- ra dei Deputati in data 27 settembre 2014 con 239 si, 92 no e 69 astenuti, è arenata da allora, il Senato non l’ha mai votata.
Che cosa prevede la nuova legge:
– Alla nascita il figlio potrà avere il cognome del padre, o della madre o di entrambi i genitori. Se non vi è accordo fra i genitori il figlio avrà entrambi i cognomi in ordine alfabetico.
– La nuova legge vale sia per i figli nati all’interno del matrimonio sia per quelli nati fuori dal matrimonio.
– Trasmissibilità del cognome: chi ha due cognomi può trasmetterne al fi- glio uno soltanto a sua scelta.
– Le stesse norme valgono anche per i figli adottati.
***
La «famiglia al plurale»: un incontro con gli ospiti stranieri presenti al Sinodo
Riforma.it - di Paola Schellenbaum - 24 agosto 2016
La necessità di raggiungere un consenso nelle Chiese e di confrontarsi con la legislazione vigente
La presenza di ospiti stranieri al Sinodo è piuttosto elevata come numerosi sono i paesi da cui essi provengono, alcuni anche molto distanti per cultura e tradizioni. I partecipanti sono però accomunati dalla fede evangelica delle chiese della Riforma protestante che in questi anni – in particolare nel 2017 - sarà motivo di riflessione e di confronto non solo storico ma anche calato nelle situazioni particolari che viviamo oggi nel nostro tempo. Alcuni di questi ospiti – che sono i rappresentanti delle loro chiese e sono dunque spesso membri degli esecutivi o di commissioni – si fermano per tutto il periodo in cui si svolge il Sinodo, altri invece solo nei primi giorni: nella giornata di martedì viene loro offerto un programma dedicato, con la compagnia delle guide dell’Ufficio “Il Barba” e i traduttori (inglese, francese, tedesco).
Una delegazione della Commissione “famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità” e della Commissione “Culto e liturgie” – composta da Paolo Ribet, Mirella Manocchio e da chi scrive queste note – ha dialogato per un’ora e mezza con gli ospiti stranieri sui temi della famiglia, declinata “al plurale”, illustrando il cammino compiuto di revisione del documento sul matrimonio (RO.M 1971) che Giorgio Peyrot aveva concepito insieme ad altri e che porta l’impronta del giurista e credente evangelico che abbiamo recentemente ricordato. Ci si è poi a lungo soffermati sulla liturgia di benedizione di coppie dello stesso sesso, approvata dal Sinodo dello scorso anno, su cui sono confluite diverse domande e la richiesta di una traduzione in inglese in modo che il testo possa circolare anche a livello internazionale.
È stato sottolineato negli interventi che il compito della Commissione famiglie non è semplice per il continuo tentativo di raggiungere quel “consensus ecclesiae” che solo l’ascolto reciproco e l’autentico e fraterno interesse per ogni posizione e opinione può consentire di raggiungere. Le difficoltà riguardano anche la crescente complessità della legislazione italiana su una materia tanto delicata e in divenire che ha visto solo recentemente l’introduzione delle unioni civili di coppie dello stesso sesso e di coppie eterosessuali: le legislazioni variano da paese a paese ma un breve cenno è stato fatto alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Rodotà, “Diritto d’amore” Laterza 2015).
Gli interventi hanno presentato una breve ricostruzione delle tappe fondamentali anche alla luce del rinnovato dialogo ecumenico – che a Pinerolo porta frutti abbondanti dal punto di vista del confronto su questi temi e non ultimo sulla liturgia battesimale per coppie interconfessionali – e del dialogo con la società civile dove i documenti preparatori, presentati in Sinodo negli anni scorsi, hanno avuto un’eco significativa. Ai partecipanti è stato distribuito un articolo in inglese della sociologa Chiara Saraceno dal titolo From the ‘family’ to’ families’ che è stato a lungo sul sito della rivista “Reset Dialogues” che ha organizzato recentemente il primo Festival dei Diritti Umani a Milano: nel terzo paragrafo Saraceno, nota sociologa della famiglia con un curriculum europeo ed internazionale, cita ampiamente il documento discusso in Sinodo valdese e lo compara con analoghi documenti di chiese sorelle e della Chiesa cattolica romana, affermando però che le chiese protestanti in questi anni hanno cercato di modificare i documenti dottrinali e la pastorale per andare incontro a tutti i tipi di famiglia: come ha riaffermato alla stampa in questi giorni il moderatore Eugenio Bernardini, Dio accoglie nella sua immensa grazia tutte le forme di famiglia.
La discussione sulle famiglie prosegue dunque in vista della redazione del documento finale: una maggiore attenzione verrà rivolta alle famiglie immigrate che sono una componente significativa delle nostre chiese, ma soprattutto alle famiglie vulnerabili che sono arrivate più recentemente con la richiesta di asilo. Le chiese sono un luogo di accoglienza e di rigenerazione della speranza e della fede, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalla provenienza geografica, dalla cultura: tutti e tutte sono figli di Dio in cerca di una vita migliore e benedetta dal Signore.
Celebrata a Pinerolo la prima Unione Civile
Il Comune di Pinerolo rende noto che, nella mattinata di mercoledì 17 agosto 2016, presso la sala rappresentanza del Comune di Pinerolo, in un clima di grande emozione, sobrietà e riservatezza, il Sindaco ha celebrato la prima unione civile tra due persone dello stesso sesso, a norma della legge 76/2016.
“Il Comune di Pinerolo è tra i primi in Italia a essersi organizzato per questo tipo di cerimonia, grazie al preciso e puntuale lavoro dell'Ufficio di Stato Civile, che è doveroso ringraziare – dice il Sindaco Luca Salvai. E’ stato fatto un piccolo passo in avanti sul tema dei diritti civili. L’amministrazione di Pinerolo porge ai diretti interessati i più sinceri auguri per una vita insieme piena di gioia e soddisfazioni: da oggi la loro unione è finalmente riconosciuta dallo Stato Italiano”.
In futuro sarà pertanto possibile unirsi civilmente rivolgendosi all’Ufficio di Stato Civile del Comune di Pinerolo.
17/05/2016
OMOFOBIA: OMOFOBIA: BOLDRINI, DISCRIMINAZIONI INACCETTABILI. LA LEGGE SARÀ UN ALTRO PASSO AVANTI SULLA STRADA DEI DIRITTI
3143 - Dichiarazione della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:
"Discriminazione, bullismo, violenza. Le cronache ci raccontano ogni giorno episodi di intolleranza legati all'orientamento sessuale. Accadono a scuola come al lavoro, nello sport e nei luoghi di socializzazione, al nord come al sud, in qualsiasi ambiente e classe sociale. Ma in una società che si definisce democratica costituiscono discriminazioni inaccettabili, oltre che una violazione del dovere costituzionale di garantire il pieno sviluppo della persona, di ogni persona.
Per questo, nella giornata mondiale contro l'omofobia e la transfobia, è importante riaffermare la necessità di un impegno culturale, ma anche di efficaci deterrenti. La legge che introduce nell'ordinamento il reato specifico può aiutare il nostro Paese a prendere atto dei cambiamenti già avvenuti nella società.
La norma, votata alla Camera e adesso all'esame del Senato, da sola non sarà certo sufficiente. Ma intanto colmerà un vuoto legislativo che pesa e ci farà fare, dopo il testo sulle unioni civili, un altro passo avanti sulla strada dei diritti. Mi auguro che venga approvata in via definitiva al più presto. L'Italia ne ha bisogno".
Diritti. Il 17 maggio è la Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia
Roma (NEV), 11 maggio 2016 – Com’è ormai consuetudine, in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia celebrata il 17 maggio, numerose comunità valdesi, battiste, metodiste e luterane parteciperanno in decine di città alle veglie ecumeniche di preghiera appositamente organizzate per la ricorrenza. Anche molti dei culti domenicali saranno dedicati all’omofobia. “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 13,35): questo il versetto scelto che unirà tutte le iniziative nazionali per il superamento dell'omo-transfobia (vedi in appuntamenti). La Commissione Fede e Omosessualità delle chiese battista, metodista e valdese ha realizzato e messo a disposizione di tutti due sussidi: uno schema liturgico e una scheda omiletica sul testo di Giovanni 13,35.
Non solo veglie ecumeniche, ma anche “camminate arcobaleno”, concerti o fiaccolate, come quella prevista a Firenze denominata “Fiaccolata di luce contro ogni marginalità” con partenza alle 20 da piazza Ognissanti: passando da alcuni luoghi simbolo della città, terminerà alla chiesa valdese di via Micheli, dove le fiaccole accenderanno “l’albero della vita” che con la sua luce illuminerà la veglia ecumenica per ricordare tutte le vittime dell’omotransfobia e di tutte le discriminazioni.
La prima Giornata internazionale contro l’omofobia fu celebrata nel 2005 su iniziativa di Louis-Georges Tin, accademico francese e curatore del Dictionnaire de l’homophobie. Il 17 maggio di quindici anni prima (era il 1991) l’omosessualità veniva infatti rimossa dalla lista delle malattie mentali inserite nella classificazione internazionale pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2007 la Giornata è stata de jure istituita dall’Unione Europea.
(Per ulteriori approfondimenti e appuntamenti vedi anche: https://refoitalia.wordpress.com/ - https://inveglia.wordpress.com/ - http://www.gionata.org/maggio-2016-le-citta-dove-si-vegliera-per-ricordare-le-vittime-dellomotransfobia/).
BENEDIZIONE DELLE COPPIE DELLO STESSO SESSO ANCHE IN GERMANIA
Sinodo del Baden: sì alla benedizione delle coppie dello stesso sesso
Dal 19 al 23 aprile si è svolto a Bad Herrenalb il Sinodo della Chiesa evangelica del Baden, una delle chiese regionali tedesche con cui la Chiesa valdese ha contatti fraterni. I temi affrontati dai circa ottanta membri, per lo più laici, sono stati i seguenti: le chiese della Riforma nel mondo globalizzato, la benedizione delle coppie dello stesso sesso, le scuole ecclesiastiche per l’infanzia e i diversi modelli di catechismo.
Il tema più seguito dalla stampa e dall’opinione pubblica tedesche è stato certamente quello relativo alla benedizione delle coppie dello stesso sesso. Già nel 2003 la Chiesa del Baden aveva affrontato l’argomento.
Allora il Sinodo si era espresso con un no, relegando la questione alla sfera della cura d'anime. Ora i tempi sono sembrati maturi e il Sinodo, dopo ferventi discussioni, ha dato via al culto pubblico per la benedizione delle coppie dello stesso sesso.
Il secondo tema in agenda ha riguardato la questione della Riforma nel mondo globalizzato di oggi. I delegati di diverse chiese estere (Francia, Repubblica Ceca, Italia, Romania, Nigeria e Brasile) si sono raccolti in una tavola rotonda per confrontarsi sulle loro diverse esperienze. Il delegato della chiesa valdese al Sinodo tedesco, pastore Jens Hansen, ha illustrato il rapporto tra la Chiesa valdese e la Riforma protestante. Egli ha poi parlato delle sfide attuali che riguardano il protestantesimo italiano, tra le quali la questione dell’accoglienza dei profughi.
Fonte: www.chiesavaldese.org - 26 aprile 2016
GIORNATA CONTRO L'OMO-TRANSFOBIA
A Pinerolo, nel tempio valdese domenica 22 maggio, alle ore 10, veglia di preghiera ecumenica aperta a tutt* nell'ambito delle manifestazioni contro l'omo-transfobia.
«Amatevi come io vi ho amato» Riforma.it - 17 marzo 2016
Sarà questo versetto del vangelo di Giovanni che unirà le veglie che ricorderanno nel maggio 2016 le vittime dell’omo-transfobia e dell’intolleranza
«Amatevi come io vi ho amato» (Giovanni 13, 35), invito rivolto da Gesù a superare ogni incomprensione alla luce dell’amore del Padre comune sarà questo invito, sarà il versetto biblico che unirà tutte le veglie e i culti domenicali che ricorderanno nel maggio 2016 tutte le vittime dell’omo-transfobia e dell’intolleranza del nostro tempo. Questa esortazione, tratta dal Vangelo di Giovanni, è risultata le più votata dal sondaggio on-line, organizzato anche quest’anno dal Progetto Gionata – portale su fede e omosessualità - in collaborazione la Commissione fede e omosessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi. «Anche quest’anno – si legge nel comunicato stampa – hanno votato in tanti, in questo esercizio di democrazia dal basso nato per scegliere il versetto biblico che unirà tutti i momenti di preghiera che avranno luogo, in Italia e nel resto del mondo, il 17 maggio, giornata internazionale contro la violenza dell’omo-transfobia, perché come cristiani non possiamo tacere di fronte alle sofferenze e al dolore che le persone omosessuali e transessuali devono vivere e subire solo perché sono come Dio li ha voluti. Quest’anno pregheremo, con loro e per loro, uniti dall’esortazione “Amatevi come io vi ho amato” (Giovanni 13, 35) che ricorda che Dio ci ha creati “tutti come un prodigio” (Salmo 139, 14) e perciò nessuno può arrogarsi il diritto di escludere o uccidere nessuno nel suo nome “insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (Marco 7, 1-13). Per questo pregheremo, ancora una volta insieme, per essere una luce di speranza nella nostra società, nelle nostre chiese, in Italia e nel mondo».
È possibile ricevere informazioni sulle veglie e i culti domenicali per il superamento della violenza dell’omotransfobia, sul sito INveglia, graficamente rinnovato, o sulla pagina del progetto Gionata dedicata o su Facebook.
NEV - 26 gennaio 2016
Il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, interviene nel dibattito sulla legge Cirinnà
Nell'imminenza del voto parlamentare sui diritti delle coppie di fatto e omosessuali, il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, interviene nel dibattito: «Valdesi e metodisti difendono i diritti di tutte le coppie che si costituiscono in una relazione d'amore e di impegno reciproco».
Dal 2010 la Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) autorizza la benedizione delle coppie dello stesso sesso.
«Non è compito di una chiesa dettare una legge o condizionare il legislatore nell'esercizio del suo mandato di rappresentanza degli elettori – afferma il moderatore Bernardini –. Ma una chiesa, così come ogni altra confessione religiosa, ha la possibilità di esprimere la propria idea e le proprie valutazioni su temi che la interrogano e la impegnano. E come valdesi e metodisti affermiamo con chiarezza che difendiamo i diritti di tutte le coppie che si costituiscono in una relazione d'amore e di impegno alla solidarietà reciproca. E ribadiamo, come facciamo da anni, che siamo pronti a benedire queste unioni nel nome di un Evangelo che è grazia e amore per tutte le creature di Dio».
DISEGNO DI FAMIGLIA PER CHIEDERE NUOVI DIRITTI SULLE UNIONI CIVILI
http://www.cilditalia.org/blog/disegno-di-famiglia-per-chiedere-uguali-diritti/
Amore: il diritto faccia un passo indietro
Paola Schellenbaum - Riforma.it 15 dicembre 2015
L’ultimo libro del giurista Stefano Rodotà
Affrontare il rapporto tra legge e amore significa parlare della vita mettendo in luce i dinamismi, i movimenti, le geometrie variabili e le metamorfosi che compongono e ricompongono le relazioni in cui siamo nati e cresciuti, in cui viviamo e in cui speriamo di invecchiare. Significa anche parlare di coppie e famiglie che sono il regno della diversità. Sembra dunque difficile poter accostare il diritto che parla di uguaglianza, regolarità, uniformità, con ciò che invece è imprevedibile, volubile e talvolta inaspettato: la vita quando è vissuta fino in fondo sfugge da tutte le categorizzazioni e tentativi di imbrigliarla entro schemi predefiniti. Come l’amore. E solo chi è innamorato dell’amore può occuparsene come in questo libro, appena arrivato in libreria.
Avevo ascoltato dalla viva voce dell’autore Stefano Rodotà alcune anticipazioni del suo lavoro – concepito inizialmente come lezioni offerte al pubblico in diversi festival culturali – ma la lettura del libro* è ancora più interessante e consente di comprendere il nostro tempo in materia di unioni, matrimoni, famiglie, cogliendo nel dettaglio le trasformazioni in cui siamo immersi ma che spesso non capiamo fino in fondo o non vogliamo vedere in tutte le loro implicazioni. Che cosa rende vitali le relazioni e vivibile la vita di coppia e la vita sociale e comunitaria? L’amore, appunto, l’amore del prossimo.
Rodotà è attento a non definire fino in fondo il «diritto d’amore», ben sapendo che parlarne non serve a legittimare l’amore – che non ha bisogno di legittimazione – ma significa comprendere che «l’amore vuol farsi diritto per realizzarsi pienamente». L’autore è infatti attento a mantenere la giusta distanza tra diritto e amore, due termini che potrebbero anche essere vissuti come antitetici. Scrive infatti nelle prime pagine del libro: «Dobbiamo allora convenire che, se il diritto vuole avvicinarsi all’amore, deve abbandonare non solo la pretesa d’impadronirsene, ma anche trasformare tecnicamente sé stesso in un discorso aperto, capace di cogliere e accettare contingenza, variabilità e persino irrazionalità. Soprattutto, di fronte alla vita, il diritto deve essere pronto a lasciare il posto al non diritto» (pp. 5-6).
I capitoli dedicati alla storia del diritto di famiglia sono illuminanti per ricostruire le forme e i modi attraverso cui nella modernità occidentale l’amore è stato rinchiuso in un unico perimetro entro il quale veniva considerato giuridicamente legittimo: il rapporto coniugale formalizzato nel matrimonio. E in questo retaggio scontiamo i ritardi e le difficoltà inerenti il mutamento sociale che ha interessato il matrimonio e la famiglia, con un aumento di separazioni e divorzi, delle unioni civili (omosessuali ed eterosessuali), dei single. «La politica nel nostro paese continua a trovare – scrive Rodotà – fiere resistenze con motivazioni diverse, che parlano di tutela della morale pubblica e privata o di garanzia del matrimonio eterosessuale come storico fondamento dell’ordine sociale. Questo esempio italiano, assai eloquente, non è tuttavia isolato. Nei tempi e nei luoghi più diversi l’alleanza tra politica e diritto ha potentemente contribuito a creare condizioni propizie a costumi e abitudini che respingevano l’amore e la sua pienezza» (p. 5).
I rapporti ineguali che vigevano nella famiglia fino al nuovo diritto di famiglia (1975) ci hanno abituato a una struttura gerarchica della famiglia, dove spesso vigevano subordinazione e talvolta violenza (come ricordiamo pubblicamente ogni 25 novembre nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne che non è affatto estirpata). Il messaggio evangelico di uguaglianza tra i partner è invece basato su un reciproco appartenersi che si apre agli altri e alla comunità: se letto insieme all’opera di Marzio Barbagli Storia della famiglia in Europa (Laterza 2015) si comprende come il perimetro dell’obbedienza e della subordinazione delle donne si sia costruito su un potere domestico separato dalla sfera pubblica.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea per la prima volta mette sullo stesso piano, con pari dignità, le unioni civili e il matrimonio, senza alcun riferimento al sesso dei partner e senza discriminare in base all’orientamento sessuale. È un riferimento importante anche per il dibattito pubblico nel nostro Paese, in una logica pluralista. E allora «l’amore diviene così una manifestazione della spiritualità che consente all’uomo di cogliere intuitivamente il valore di un altro essere» (p. 134).
Anche nelle nostre chiese il dibattito sta proseguendo su questi temi e questo libro è uno strumento prezioso per orientare la riflessione, che speriamo sia fruttuosa. Anche per la testimonianza che dobbiamo al Signore nella nostra società contemporanea.
* Stefano Rodotà, Diritto d’amore, Roma-Bari, Laterza, 2015, pp. 158, euro 14,00.
Laura Pausini. La sorpresa di scoprirci simili
di Pawel Gajewski
La sorpresa di scoprirci simili – è una parafrasi del ritornello della canzone che dà il titolo all’ultimo album di Laura Pausini Simili. Ho coniato questa espressione ascoltando la sua intervista su Repubblica.tv. Non succede spesso che una pop star di livello mondiale menzioni la nostra piccola chiesa. Se questo succede non posso che rallegrarmene. Al tempo stesso, come pastore devo pormi alcune domande.
La popolarità di Laura Pausini è trasversale e spesso le sue canzoni mettono d’accordo genitori e figli. Sembra tuttavia che la maggior parte del suo pubblico sia nata negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso; vale a dire: persone coetanee della cantante. Quando penso però alla composizione anagrafica delle nostre chiese la generazione e di Laura Pausini non è particolarmente rappresentata. Perché? Un abbozzo di risposta si trova sempre nella canzone Simili: “Sono scappata via quando mi sono vista dentro un labirinto senza decidere”. Molte persone restano però imprigionate nei loro labirinti, senza decidere, senza scappare via. Indubbiamente la situazione sociale in Italia favorisce un girovagare senza una meta precisa anche perché il fallimento morale di molte istituzioni ritenute infallibili si palesa sempre più chiaramente.
Laura Pausini vede invece nella nostra chiesa un'alternativa a una cultura, o piuttosto a una subcultura di matrice cattolica che rende il nostro paese abbastanza arretrato nel campo delle libertà civili. Il fatto che una delle sue migliori amiche non possa legalizzare la sua relazione omoaffettiva è una lacuna imperdonabile nel nostro ordinamento civile. Noi, protestanti italiani cerchiamo di impegnarci in prima linea per affermare i diritti fondamentali di ogni persona e per denunciare ingerenze indebite nei processi legislativi. Laura Pausini coglie bene questa nostra caratteristica. Tuttavia mi piacerebbe confrontarmi con lei su un quesito fondamentale: in che misura la nostra predicazione e la nostra azione sociale rispondono alla domanda di senso che si fa sempre più pregnante sia fuori sia dentro le nostre chiese?
Fonte: www.chiesavaldese.org - 9 novembre 2015
Su internet, la puntata di Protestantesimo che commenta il Sinodo dei vescovi sulla famiglia e il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste su “Famigia, famiglie” disponibile sul sito della RAI.
Sinodo dei vescovi. Per il “delegato fraterno” Macquiban c’è un piccolo passo in avanti
Roma (NEV), 28 ottobre 2015 - “Talvolta in questo Sinodo ci siamo concentrati su una sola forma di famiglia, quella tra genitori e figli, definita attraverso la forma sacramentale del matrimonio e la sua vocazione. Per alcuni così facendo non si tengono in considerazione i differenti modi in cui molte persone vivono e che hanno esperienze di altre forme di famiglia nei vari contesti e nelle differenti culture. Forse abbiamo sottovalutato come tutti noi apparteniamo alla famiglia della fede, costituita dalla chiamata di Dio”. Sono le parole con cui il pastore metodista Tim Macquiban, direttore dell'Ufficio ecumenico metodista di Roma, è intervenuto al Sinodo dei vescovi conclusosi domenica scorsa 25 ottobre in Vaticano. Macquiban ha fatto parte dei “delegati fraterni”, i non cattolici invitati a prendere parte ai lavori sinodali con voce consultiva: dodici in tutto, sei ortodossi e sei protestanti (vedi NEV/41).
“Ci sono stati timori tra i cardinali e i vescovi riguardo al procedimento dei lavori. L'autorità personale del papa era fuori discussione, ma il modello sinodale per affrontare le questioni importanti è stato causa di nervosismo – ha proseguito Macquiban -. Il testo finale presentato al papa riafferma l'insegnamento tradizionale sul matrimonio e la famiglia. L'opposizione alle unioni e ai matrimoni omosessuali, all'aborto e all'eutanasia è espressa chiaramente. Allo stesso tempo rafforza la volontà della chiesa cattolica di migliorare la preparazione al matrimonio e il sostegno alle famiglie in difficoltà”. Un bilancio in parte positivo quello di Macquiban che ravvisa come si sia fatto un passo in avanti per imparare a vivere con la varietà di opinioni e pratiche presenti nei diversi contesti culturali e geografici: “un modello per la chiesa cattolica, per portare il vangelo della famiglia attraverso le diversità, per un mondo che chiede a gran voce compassione”, ha concluso Macquiban.
We are family: Una ricerca della Chiesa metodista di Gran Bretagna sui nuovi volti della famiglia
Luca Baratto - 15 settembre
«La nostra comprensione della famiglia deve andare oltre il modello di famiglia nucleare per abbracciare una grande diversità di relazioni». Così Gail Adcock, responsabile per lo sviluppo dei ministeri per la famiglia della Chiesa metodista della Gran Bretagna, ha riassunto il concetto principale emerso dalla ricerca «We are Family», presentata gli scorsi 11 e 12 settembre presso la Hope University di Liverpool. Dalle famiglie monoparentali a quelle allargate, fino a quelle che comprendono una badante; dalle coppie eterosessuali senza figli a quelle dello stesso sesso con figli; l'intento dei metodisti britannici è dar vita a una chiesa che sappia accogliere tutte queste diversità.
Per saperne di più: http://riforma.it/it/articolo/2015/09/15/we-are-family
***
Presentato al Sinodo valdese un documento di studio della Commissione famiglie
Schellenbaum: “La famiglia fondata sul matrimonio rimane rilevante ma non può essere più considerata forma privilegiata o addirittura unica. Si tratta di includere altre forme di unione”
Manocchio: “Ogni amore autentico, libero e sincero viene da Dio"
CONFERENZA STAMPA DEL 27 AGOSTO:
http://riforma.it/it/articolo/2015/08/27/conferenza-stampa-del-sinodo-di-giovedi-27-agosto
Torre Pellice (Torino), 27 agosto 2015 (SSSMV/11) – Il dibattito del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, in corso a Torre Pellice (TO) dal 23 al 28 agosto, ha affrontato questa mattina il tema delle nuove famiglie. In particolare, i 180 deputati hanno ricevuto e inviato alle chiese locali affinché lo studino e lo valutino, un ampio documento redatto dalla Commissione famiglie delle chiese metodiste e valdesi. “Si tratta del primo documento di questo genere dopo quello sul matrimonio approvato dal Sinodo del 1971 e il testo sui matrimoni interconfessionali stilato insieme alla Conferenza episcopale italiana del 1997/2000”, ha precisato questa mattina Paola Schellenbaum, membro della Commissione famiglie, durante una conferenza stampa di presentazione del testo. “Nel documento, la famiglia fondata sul matrimonio rimane rilevante ma non può essere più considerata forma privilegiata o addirittura unica. Si tratta di includere altre forme di unioni”, ha affermato Schellenbaum che ha aggiunto: “Il testo è il frutto di un confronto di un dialogo con la società, di cui cerca di cogliere i cambiamenti e le novità”. Più in dettaglio, l'argomento delle famiglie e delle forme di unioni viene affrontato a partire da quattro prospettive: biblica, teologica, giuridica e liturgica; nel capitolo finale, propone poi alcune questioni per la discussione, come per esempio, la possibilità di procedere a benedizioni di coppie senza effetti civili. Le chiese locali dovranno far pervenire le loro osservazioni sul testo che verrà posto in discussione e votazione nel Sinodo 2016.
Durante la stessa conferenza stampa la pastora Mirella Manocchio, coordinatrice della Commissione culto e liturgie delle chiese battiste, metodiste e valdesi ha illustrato a grandi linee il testo di una liturgia per la benedizione di coppie dello stesso sesso che sarà sottoposta al voto del Sinodo questa sera. “Nel 2010 il Sinodo ha introdotto la possibilità, per le chiese locali che abbiano fatto un opportuno percorso, di celebrare benedizioni di unioni di coppie dello stesso sesso. Successivamente il Sinodo ha dato mandato alla Commissione liturgie di definire una liturgia ufficiale”, ha spiegato Manocchio. Il testo della liturgia inizia con la citazione biblica di 1 Giovanni 4:7 che dice “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio”. “Questo - ha sottolineato Manocchio – per dire che ogni amore autentico, libero e sincero viene da Dio, indipendentemente dal fatto che si tratti di una coppia eterosessuale o omosessuale”. I testi delle due liturgie sono già stati sottoposti al giudizio del Corpo pastorale – l'organo teologico consultivo del Sinodo – che ha espresso il suo parere positivo. (NEVCS/55)
L’Agenzia stampa NEV-notizie evangeliche (www.nev.it) è presente come Ufficio stampa del Sinodo presso la "Casa Valdese" di Torre Pellice, in via Beckwith 2, tel. 0121.950035, fax 0121.91604 (è attivo il numero +39 335 52 50 593). Da lunedì 24 agosto saranno organizzate conferenze stampa quotidiane sui principali argomenti in discussione. Per approfondimenti: www.chiesavaldese.org.
DIRITTI CIVILI
La famiglia cambia, cambino le leggi
Una riflessione sulla recente sentenza di Strasburgo che condanna l’Italia per l’assenza di un riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso
di Paola Schellenbaum - 27 luglio 2015 - Riforma.it
Proprio l’altro giorno stavo risistemando la scrivania del mio computer, prima della pausa estiva, e mi è capitato sotto mano un articolo intitolato «Is there a family, c’è una famiglia?» di tre antropologhe americane, pubblicato la prima volta nel 1981 poi nel 1997 per essere quindi citato nel libro “Contro natura. Lettera al Papa” nel 2008 e nelle sue successive ristampe[1]. I miei pensieri andavano al lungo ed articolato dibattito nelle scienze umane e sociali sui temi del gender e delle unioni civili, ma anche alla discussione sulle varie forme di famiglia “al plurale” che ormai da trent’anni ci accompagna.
Ed ecco giungere la notizia, riportata da diversi quotidiani, della condanna del nostro Paese da parte della Corte europea dei diritti umani per il mancato riconoscimento delle coppie gay. Nella sentenza del tribunale di Strasburgo l’Italia ha violato l’articolo 8 della convenzione europea dei diritti umani che esprime il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Oggi in Italia non vi è sufficiente tutela legale attualmente disponibile, volta a provvedere ai bisogni fondamentali di una coppia non sposata ma impegnata in una relazione stabile. E per la Corte di Strasburgo, l’Italia è l’unica democrazia occidentale a mancare a questo impegno, una lacuna grave analizzata ripetutamente nel corso degli anni e che la sociologa Chiara Saraceno ha più volte definito l’ «anomalia italiana».
Si tratta dunque di una sentenza importante che dice dell’urgenza di una legge, rilevata anche dalla Presidente della Camera Laura Boldrini che si è espressa con una frase inequivocabile: «tempo scaduto». L’Italia dovrà adesso introdurre un riconoscimento legale delle unioni civili, ovvero forme di riconoscimento che sono sostanzialmente allineate con il matrimonio, anche se viene lasciata ai singoli Stati l’estensione di questo fondamentale diritto.
Questa notizia segue quella diffusa a metà giugno sul riconoscimento delle famiglie omosessuali da parte del Parlamento di Strasburgo, accolta come un’accelerazione positiva dal coordinatore della Commissione famiglie, past. Paolo Ribet, che aveva anticipato all’agenzia NEV: «Il documento che la Commissione Famiglie della Tavola valdese presenterà in agosto al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi andrà proprio nella direzione qui indicata: la famiglia cambia, cambino le leggi».
Ho dunque ripensato alla riflessione che nelle nostre chiese metodiste e valdesi si è riaperta a partire dal 2010 (con l’atto sinodale sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso nelle Sessioni europea e rioplatense), anticipato dal documento sull’omosessualità approvato nella sessione congiunta dell’Assemblea generale battista e del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste nel 2007. Ogni anno abbiamo aggiunto un frammento di riflessione, ci siamo messi in ascolto gli uni degli altri non per uniformare le nostre posizioni ma per allargare la tenda affinché i diritti di alcuni possano diventare di tutti, secondo un principio di uguaglianza che mantiene le differenze. Questi temi sono stati affrontati nella loro complessità, sono stati approfonditi aspetti giuridici e teologici e tutto questo ha aiutato la Commissione famiglie a produrre una bozza di documento in dialogo con le chiese locali, ma anche con i documenti precedenti, ovvero il documento sul matrimonio (RO.M 1971) e il Testo comune sui matrimoni interconfessionali (1997, 2000) e con la società civile.
Vi è poi stato un evento recente che ha segnato un nuovo inizio nel dialogo ecumenico anche su temi etici. A Roma, lo scorso 9 marzo presso il Senato della Repubblica, cattolici, protestanti e ortodossi hanno sottoscritto il documento "Contro la violenza sulle donne: un appello alle chiese cristiane in Italia", elaborato da una commissione congiunta della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI. Un problema sempre più evidente in tutta la sua drammaticità ha consentito di rivolgere un appello a una sola voce, nonostante le diversità di approccio rispetto a famiglia e matrimonio. E la cornice della unità nella diversità consente il dialogo e il confronto su aspetti che possono anche dividere, ma che sono detti nella fraternità ed entro un comune riconoscimento: Dio ci parla attraverso le differenze e non nell’uniformità come ci è stato anche ricordato durante la visita del Papa al tempio valdese di Torino.
Anche nelle chiese locali vi sono tante diverse posizioni - sollevate nei paesi europei che hanno già attraversato il dibattito sul «matrimonio per tutti» - ma è proprio nel confronto franco e aperto che emerge tutta la fraternità e l’accoglienza di cui possiamo essere testimoni anche nella società.
Infine, affinché la riflessione possa avanzare sul piano delle liturgie, è necessario trovare le parole per un pieno riconoscimento dell’amore che unisce due persone, senza discriminazione di orientamento sessuale.
In ogni incontro, ad ogni dibattito, in ogni assemblea di chiesa ho avvertito da una parte l’urgenza di dire una parola evangelica che possa aprire una breccia anche nella società, dall’altra ho incontrato una certa prudenza nel benedire coppie che non abbiano un riconoscimento civile, per lealtà nei confronti dello Stato. Ma la benedizione non è il matrimonio (che è tale quando è civile) ed essendo un «gesto-parola» dell’amore di Dio, per usare un’espressione di Henry Mottu, è preziosa per ricevere qualcosa del Dio di Gesù Cristo nella vita a due: è la mano di Dio che dà la sua benedizione a esseri umani particolari, che ama e che libera dal timore e dalle grinfie della morte, che manda in missione e conferisce la vocazione. È un affidare a Dio donne e uomini di cui siamo responsabili come comunità. Chi siamo noi per giudicare o per rifiutare la benedizione a una coppia che intende vivere insieme stabilmente? Cerchiamo piuttosto di rallegrarci e di condividere la gioia, diventando a nostra volta comunità benedicenti.
[1] Collier J., Rosaldo M.Z., Yanagisako S., "Is there a family? New Anthropological Views", in B. Thorne (a cure di) Rethinking the family, Longman New York 1981.
Remotti F., Contro natura. Lettera al Papa, Roma-Bari, Laterza 2008.
***
Il Parlamento europeo riconosce le famiglie gay
Il pastore Paolo Ribet: la famiglia cambia, cambino anche le leggi
Roma (NEV), 10 giugno 2015 - “Nell'ultimo anno la questione del riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso ha sicuramente visto un'accelerazione insperata, di cui il risultato del referendum in Irlanda e la deliberazione del Parlamento Europeo sono solo gli ultimi episodi”. Così si è espresso il pastore Paolo Ribet, coordinatore della Commissione della Tavola valdese sulle nuove famiglie, interpellato dall'Agenzia stampa NEV sul riconoscimento da parte del Parlamento di Strasburgo delle famiglie gay. Ieri, infatti, i parlamentari europei hanno approvato un rapporto sull'uguaglianza di genere in Europa nel quale si prende atto dell'evolvere della definizione di famiglia e si esprime la necessità che le diverse legislature si adeguino alle nuove realtà, come l'omogenitorialità.
“Questa decisione – ha proseguito Ribet - dà ancora di più il senso dell'arretratezza di coloro che in Italia non vogliono aprire gli occhi di fronte ad una realtà che cambia velocemente. Non è negando l'esistenza di nuove forme di convivenza che si difende la famiglia, ma, al contrario, assicurando ad ogni nuovo nucleo comunitario garanzie e diritti che permettano una serena convivenza”. Ribet ha poi anticipato: “Il documento che la Commissione Famiglie della Tavola valdese presenterà in agosto al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi andrà proprio nella direzione qui indicata: la famiglia cambia, cambino le leggi”.
FRANCIA: BENEDIZIONE COME TESTIMONIANZA E ACCOMPAGNAMENTO DELLE PERSONE
di Sabina Baral, sito della Chiesa valdese, www.chiesavaldese.org
Si è concluso nei giorni scorsi a Sète il Sinodo della Chiesa protestante unita di Francia (EPUdF). Nel 2012 un accordo storico ha portato alla nascita dell’unione delle chiese riformate e luterane, una nuova chiesa cristiana in Francia con solide radici ma aperta al futuro.
Al loro terzo Sinodo i protestanti francesi si sono confrontati sul tema "Benedire. Testimoni dell’Evangelo nell’accompagnamento delle persone e delle coppie". Il tema della testimonianza e della comunione fraterna è centrale per i riformati e luterani d'Oltralpe, in questa nuova fase della loro storia: testimoniare di Gesù Cristo tramite una condivisione aperta e attiva dell'Evangelo è una vocazione che dà senso alla vita - e alla vita della chiesa - ed orienta l’agire umano. "Evangelizzare equivale a benedire" - ha esclamato il past. Laurent Schlumberger, Presidente dell'EPUdF. "Queste due parole si prefiggono il medesimo obiettivo: recare una parola buona e feconda, annunciare una buona notizia portatrice di vita. Per noi questa parola proviene da Dio ed è rivolta a tutti: è l'Evangelo di Gesù, il Cristo. Noi ne siamo testimoni".La Chiesa valdese italiana era rappresentata al Sinodo francese da Paola Schellenbaum, membro della Commissione "Famiglie e coppie di fatto" della Tavola Valdese (e membro della Chiesa valdese di Pinerolo, NdR). Con lei abbiamo fatto il punto sulla riflessione in corso.
Evangelizzare e benedire non sono concetti teorici, tanto meno ideologici. Si ha a che fare con persone in carne ed ossa, coppie, famiglie, comunità. Come è possibile una condivisione dell'Evangelo che non dimentichi la concretezza delle nostre vite con il loro carico di gioie e dolori, di slanci e di cadute?
Sono appena rientrata da questa bellissima ed arricchente esperienza del Sinodo nazionale dell’EPUdF, per certi versi storico, moderato efficacemente da Philippe Sauter, comandante di nave in pensione, e da due vicepresidenti che hanno condotto i lavori in modo davvero efficace. Un cammino condiviso insieme a fratelli e sorelle delegati (105 con voce deliberativa), oltre a membri con voce consultiva, invitati e rappresentanti di chiese sorelle non solo europee, era infatti presente anche la CEVAA. La concretezza delle nostre vite si è trovata pienamente immersa nella preghiera, nella riflessione e nella testimonianza, ogni mattina aperta da una meditazione della priora della Comunità di Reully, Soeur Mireille, che ha anche predicato nel culto di chiusura, accompagnata da due diaconesse. Le loro voci risuonano ancora attraverso il commento al racconto della lotta di Giacobbe (Gen 32-33) e a quello della samaritana (Gv 4): questi testi ci interpellano tutti e tutte, nelle situazioni di vita in cui ci troviamo, nella gioia e nel dolore.
Gli inni e le preghiere hanno accompagnato il serrato dibattito sinodale che veniva al termine di un percorso articolato, durato diciotto mesi, in cui circa il 70% delle chiese locali e i nove sinodi regionali hanno potuto confrontarsi sul tema sinodale nelle sue diverse articolazioni.
Nel Sinodo nazionale è stato possibile partecipare attivamente alla revisione del documento proposto per la decisione finale. L’ascolto, l’espressione delle differenze e il confronto rispettoso - nelle situazioni concrete e attraverso la riflessione sulle relative problematiche - è stata una pratica costante durante i lavori sinodali. Sono stata molto colpita da questa metodologia, diffusa, coinvolgente e partecipativa, animata da un gruppo di “rapporteurs” coordinati da Isabelle Grellier, docente di teologia pratica a Strasbourg. Anche durante i lavori sinodali vi sono state due sessioni di lavoro di gruppo sul documento. E venerdì, in un momento un poco teso del dibattito in plenaria, mi hanno chiesto di intervenire sulla nostra esperienza, che ho brevemente presentato nel suo percorso: penso sia stato utile al dibattito, un segno di testimonianza e di incoraggiamento ma anche di condivisione di un cammino comune.
Per leggere l’intero articolo:
***