presenza dei valdesi a pinerolo da metà ottocento ad oggi
VALDESI E SOCIETA’ PINEROLESE
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO - QUARTA PARTE
(di Gianni LONG - diritti riservati)
Un vescovo buono e dei valdesi cattivi? Sarebbe uno schema caricaturale. Certo, lo spirito profetico di Pietro Giachetti era travolgente, così come la sua testardaggine piemontese. La sua prima difficoltà fu di creare un “processo di ecumenizzazione” tra i fedeli della sua diocesi, dove le diffidenze nei confronti dei “barbetti” non mancavano. Ma i vescovi precedenti avevano già iniziato il processo, con Quadri e con Giustetti, che aveva introdotto l’ecumenismo tra le materie d’insegnamento del seminario diocesano. Esistevano quindi, pur tra il disinteresse dei più, degli elementi pronti ad avviare il dialogo con i valdesi. E, d’altra parte, “non sono i cattolici a stanare i valdesi sul terreno ecumenico, la scelta ecumenica è elaborazione propria, autonoma grazie soprattutto al lavoro costante del pastore Ricca”[1].
A poco a poco Pinerolo diventa una “capitale ecumenica”. L’anno di svolta è il 1988: in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 1988, e per la preparazione delle relative liturgie comuni, Pinerolo viene scelta come sede per i lavori del gruppo misto tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese-Fede e Costituzione (protestanti e ortodossi di tutto il mondo) e il Segretariato cattolico per l’Unione dei cristiani[2]. Si tratta ogni anno di una scelta significativa; e in quell’anno si consacra la vocazione ecumenica della nostra città, diffondendone il nome in tutto il mondo.
È da notare però che a Pinerolo la Settimana di preghiera ha sempre costituito un punto dolente: di solito non veniva celebrata in comune e anche quella del 1988, che ovviamente ha carattere interconfessionale, registra una scarsa partecipazione. Sarà così ancora per anni. L’ecumenismo ufficiale non trova molti consensi e si decide di varare un altro tipo di iniziativa ecumenica, di carattere diaconale. Si tratta del Centro d’ascolto, che nasce nel 1992-93; proprio una riunione del Centro d’ascolto sostituisce nel gennaio 1994 la tradizionale manifestazione di preghiera della Settimana.
Si diceva che il 1988 fu un anno molto significativo per l’ecumenismo: nel maggio di quell’anno, in un incontro del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana con il moderatore della Tavola Valdese e con altri esponenti delle chiese valdesi e metodiste, si convenne sull’opportunità di una serie di incontri per avviare un dialogo su problemi comuni, indicando come possibile primo tema di confronto i matrimoni misti. Il Sinodo di quell’anno e la Conferenza Episcopale approvarono la proposta e nominarono due commissioni. Che si incontrarono dal 1989 al 1997, quando il Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia fu solennemente sottoscritto dal presidente della CEI, dal moderatore valdese e dal presidente dell’OPCEMI. Come nel Sinodo 1988 aveva osservato, scherzosamente ma non troppo, il grande storico Giorgio Spini, si è trattato del primo dialogo ufficiale tra cattolici e valdesi (e metodisti) dal III Concilio Laterano del 1179, quando Valdo-Valdesio e alcuni suoi seguaci si presentarono per ottenere l’approvazione e il permesso di predicare, che fu negato. La scomunica seguì qualche anno dopo e ogni dialogo si interruppe sino appunto al 1988.
Chi scrive ha fatto parte della commissione, insieme al vescovo Giachetti e ricordo la sua soddisfazione quando si delineò che la soluzione adottata ufficialmente per tutta Italia era proprio quella indicata nel suo documento del 1981. Da buon protestante, gli ricordai che la differenza era nella natura del testo: un documento bilaterale e non la decisione, pur animata dalle migliori intenzioni, di un singolo vescovo. Devo dire che quegli anni di lavoro mi fecero provare un grande affetto per il vescovo di Pinerolo e per i suoi confratelli (Filippo Giannini e Clemente Riva, entrambi vescovi ausiliari di Roma ed oggi anch’essi scomparsi).
Le soluzioni adottate in quel documento non sono, secondo me, completamente soddisfacenti, ma rappresentano ciò che è possibile allo stato del dialogo ecumenico; ed anche una necessaria risposta ai problemi delle coppie miste[3]. Nel 2009 un documento analogo è stato sottoscritto tra Conferenza Episcopale e Unione battista (UCEBI) e nello stesso anno il Sinodo luterano italiano ha deliberato di avviare trattative con lo stesso fine.
Da un punto di vista storico, e particolarmente per il pinerolese, la sottoscrizione del documento comune ha significato la rimozione di un “tappo”: ogni limite all’instaurazione di rapporti formali e fraterni tra cattolici e valdesi è ormai caduto. Già il 17 febbraio 1997 il concistoro di San Germano invita il vescovo di Pinerolo al culto ed alla successiva agape: è la prima volta che un vescovo vi partecipa[4].
Per la prima volta due vescovi sono invitati ufficialmente a partecipare al Sinodo valdese: Giachetti e il presidente della Commissione ecumenismo della Conferenza Episcopale Ablondi. Entrambi gli eventi diventano prassi corrente negli anni successivi: nel 1998 Giachetti partecipa al 17 febbraio a Pinerolo, dopo la grande manifestazione con falò in Piazza d’Armi della vigilia.
I pastori di Pinerolo in quell’epoca, Paolo Ribet e Anne Zell diventano dei “commessi viaggiatori” dell’ecumenismo, visitando parrocchie, gruppi di studio e monasteri non solo nella diocesi di Pinerolo, ma in tutto il Piemonte.
La Settimana di preghiera per l’unità, dopo avere stentato per molti anni, è diventata un momento significativo, con scambi di predicazioni: il vescovo nel tempio valdese, il pastore Ribet in cattedrale, anche in diretta televisiva (1997). Nell’anno giubilare 2000, la Settimana non si celebra in tutto il I distretto, per protesta sulla questione delle indulgenze, ma il vescovo partecipa ugualmente alla celebrazione del 17 febbraio, per confermare un rapporto che, su base locale, è sempre solido.
Nel 2003 parte un’altra iniziativa significativa, gestita in comune da cattolici e valdesi: quella del monumento dello scultore austriaco Brandstötter, inaugurato nel 2005.
E nel 2006 si avvia un’altra celebrazione ecumenica, quella della Giornata del Creato, il 1° ottobre, che è uno dei frutti del dialogo ecumenico nazionale tra Conferenza Episcopale, Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Sacra metropolia ortodossa per l’Italia.
È tutto bene quel che finisce bene? Conosciamo tutti le ombre che negli ultimi anni si stanno addensando sull’ecumenismo a livello internazionale e italiano. A Pinerolo sembra resistere bene, forse proprio perché la pianticella si è irrobustita con le molte difficoltà del passato.
Gianni Long
Note:
[1] V.MORERO, Pinerolo a memoria, cit., p. 220.
[2] Pietro Giachetti, Vescovo di Pinerolo 1976ذ1998,della citata serie dei Quaderni curati dall’Archivio della Diocesi di Pinerolo, 2009, p. 141.
[3] “Matrimoni misti” è il termine usato dai cattolici, “matrimoni interconfessionali” dai protestanti. Nel tsto del documento si parla di “matrimoni misti interconfessionali”, mentre nel titolo si può osservare che è stato accuratamente evitato di usare l’una o l’altra espressione.
[4] O. FAVAROذE. TURCO, Un vescovo nelle valli valdesi. Intervista a mons. Pietro Giachetti, fascicolo litografato, Torino 2002, p. 31.